TERMOLI. Lungo pomeriggio di approfondimento, quello che ha visto giovedì scorso impegnata la classe forense dell’area basso molisana all’auditorium del Cosib. All’attenzione dei presenti i relatori, il procuratore capo di Larino Ludovico Vaccaro, il penalista Domenico Bruno e i rappresentanti dell’ufficio esecuzione penale, hanno illustrato, con ampie dissertazioni, inframezzate dagli interventi del moderatore Oreste Campopiano, due istituti destinati a creare non pochi grattacapi in sede di applicazione pratica e cioè quello della messa alla prova, causa di estinzione del reato, e quello della particolare tenuità del fatto, mera causa di non punibilità. Cosa significa in parole povere? Beh mentre nel primo caso, mutuando una esperienza già ampiamente sperimentata in campo di diritto penale minorile, se la prova ha esito positivo il reato si estingue, cioè con buona approssimazione si considera come se non fosse mai avvenuto, nel secondo, cioè fatto di tenue entità, il reato è perfezionato ma per ragioni di ordine ‘pratico’ lo stato ritiene di non punirlo. Tipico esempio quello del furto di una mela. Da queste differenze emergono anche profili molto diversi di impegno da parte dell’imputato. Se nella messa alla prova quest’ultimo oltre a dover procedere al risarcimento e riparazione delle conseguenze del reato , fatto questo già abbastanza inconsueto nel nostro ordinamento dove il debitore ben poche volte salda i suoi debiti pecuniari, deve sottoporsi ad un percorso di recupero attraverso un programma, concordato, in estrema sintesi con il magistrato, che lo vede impegnato in lavoro di pubblica utilità. Nulla di tutto ciò si richiede per la lieve entità. Orbene anche da questa sommaria illustrazione si possono ben comprendere le criticità dei due istituti. Il primo, quello della messa alla prova che sarà a nostro modo di vedere ben difficilmente applicabile nel nostro ordinamento postulando, a detta del procuratore vaccaro il raggiungimento di una sorta di “stato etico”, il secondo invece di molto più facile applicazione con rischi però per la tenuta del sistema penale nel suo complesso ove si pensi che la lieve tenuità può essere riconosciuta per fattispecie punite nel massimo sino a 5 anni, senza che siano forniti all’interprete linee guida precise, col rischio di determinare scelte arbitrarie e di acuire la incertezza del diritto. Procura di Larino presente al completo, non così per la parte giudicante, forse anche per la presenza del Procuratore capo Grigo, di Campobasso, il primo dopo decenni a far visita alla procura frenata. Un approccio problematico, quello seguito dai relatori che più che chiarire i dubbi ha finito per crearne di nuovi in attesa che, come al solito, la giurisprudenza ci metta una ‘pezza’ e faccia ciò che un legislatore sempre meno capace e sempre più legato al contingente non sembra più essere in grado di ottenere.