CASACALENDA. “Re, regine, alfieri, torri e cavalli”. E’ il titolo del libro presentato ieri, nella sala consiliare del Comune di Casacalenda e dedicato allo scultore, nativo dello stesso centro bassomolisano, Franco Libertucci.
Una personalità e un carattere schivo ed irrequieto come, lo definisce l’autore dell’opera, l’architetto Massimo Palumbo, che lo conobbe a Roma, poco dopo aver conseguito la sua laurea.
“Libertucci – racconta Palumbo – mi accolse nel suo studio con l’atteggiamento guardingo di chi, nel tempo, aveva ricevuto saccheggi d’idee o cloni delle sue ispirazioni artistiche.
Gli dissi che ero originario dello stesso suo paese e subito si aprì con maggiore disponibilità.
Parlammo a lungo e dalle nostre interlocuzioni e da quelle che io avviai negli anni ’90 con l’amministrazione civica di Casacalenda (allora guidata da Giovanni Di Stasi, ndr.), iniziò a prendere corpo il proposito di far approdare nel paese piccolo, ma sempre vivido di fermenti culturali , l’Arte Contemporanea”.
Nacque “Kalenarte” e con essa la comunità potè arricchirsi anno dopo anno, di decine e decine di espressioni, pittoree, scultoree ed installative, firmate dai massimi esponenti del “contemporaneo” anche a livello internazionale, che ancora oggi campeggiano nelle piazze, nelle strade e nei vicoli di Casacalenda.
Dunque, per Massimo Palumbo, “Re, regine, alfieri, torri e cavalli”, rappresenta il giusto riconoscimento per chi trasmise e seminò a piene mani le spore e i lieviti di un percorso culturale appena iniziato e tutto da sviluppare.
Non a caso, Franco Libertucci firmò un singolare (contestatissimo all’epoca), Monumento ai Caduti.
Un’opera che tagliò di netto con i criteri che vedevano erigere nelle piazze altissime stele con i nomi dei soldati che persero la vita in guerra..
Libertucci scelse di realizzare l’orma di un uomo armato e in divisa, ricavandola e scavandola tenacemente da in un blocco di granito grigio, per adagiarla, poi, nella Piazza Francesco Nardacchione del paese.
Ma le trattazioni e le memorie dell’attività resa nel tempo dal destinatario del libro commemorativo, ieri sera, hanno avuto anche ulteriori momenti di riflessione e racconti da parte degli illustri relatori.
Ricostruzioni affascinanti del personaggio; letture critiche sulle avanguardie culturali ed artistiche che andavano caratterizzando i primi anni ’60 a Roma e nelle altre capitali europee. Gli immancabili raffronti con gli artisti del “Gruppo Zero” o del “Gruppo Uno”, tra i quali si ritrovavano molti tra coloro che divennero icone di assoluto pregio, quali Schifano, Angeli, Festa e il termolese, Achille Pace, per anni curatore di “Kalenarte”.
Grazie all’appuntamento annuale con la rassegna, a Cascalenda transitarono decine e decine di artisti, molti dei quali integralmente ed orgogliosamente molisani come gli stessi, Franco Libertucci ed Achille Pace. Ad essi andarono ad aggiungersi personaggi del calibro di Pasquale Napoli, del recentemente scomparso Lino Mastropaolo, piuttosto che l’architetto e docente termolese, Nino Barone.
Un qualcosa che è cresciuto nel tempo e che l’attuale amministrazione guidata dal sindaco, Nicola Eugenio Romagnuolo, non ha inteso abiurare. Anzi, grazie al suo buonsenso e al leale riconoscimento del valore delle iniziative varate dai precedenti governi cittadini, è riuscito ad imprimere un’ulteriore spinta: patrocinando e facendo patrocinare dalla Regione Molise l’edizione del libro, ed intitolando a Franco Libertucci la Galleria Civica D’Arte Contemporanea, sistemata all’ultimo piano del palazzo comunale.
Nelle ampie sale, ristrutturate e riadattate, è custodito tutto il percorso artistico e culturale che “kalenarte” riuscì a sviluppare nel tempo. Un patrimonio di enorme valore che, nell’idea di Romagnuolo, potrà e dovrà ancora crescere e fortificarsi.
Il primo cittadino ha già annunciato nuovi finanziamenti regionali che andranno a corroborare ulteriori momenti di impulso e sviluppo culturale.
A conferma di ciò anche le dichiarazioni rese dall’assessore regionale al ramo, Sandro Arco, che ha affermato di voler aprire in tempi brevissimi un’autentica “vertenza”, finalizzata al rilancio di tutte le potenzialità artistiche ed architettoniche del Molise.
Una serata celebrativa e propositiva nello stesso tempo, che dalla presentazione del libro di Massimo Palumbo, che dai pezzi di una normale partita a scacchi, è riuscita a far declinare verbi al futuro, dando la misura di come anche lo scrigno più piccolo può essere capace di contenere gioie e monili preziosissimi.
Gioie e monili che per tutti i piccoli centri della regione possono rappresentare una delle ultime opportunità in grado di attrarre, di tenerli in vita: capaci, cioè, di rendere sempre più lontana la minaccia e lo spauracchio di una morte, che l’abbandono e lo spopolamento rendono, purtroppo, “annunciata”.
Pietro Eremita