TERMOLI. La sessione autunnale di bilancio al comune adriatico è parsa omologa alle partite di valide per il mondiale di Rugby in corso di svolgimento nell’Europa settentrionale. Spallate non ve ne sono state, piuttosto, placcaggi a più non posso verso un’opposizione costituitasi in giudizio (politico) contro l’amministrazione Greco per undici dodicesimi.
Assente il popolano Antonio Salome, al pari del civico Simone Coscia per la maggioranza, i restanti 29 attori protagonisti di questa folta compagnia – molti dei quali ancorati al muto – hanno animato una discussione di quasi tre ore, tutta annodatasi attorno a quale grado di in capienza finanziaria siano le casse municipali. Una seduta surreale, dopo quanto accaduto nel centrosinistra dalla fine dell’estate e anche prima, con la spada di damocle pendente sulla giunta, in virtù della richiesta di azzeramento avanzata dai sei consiglieri dissidenti o critici, come dir si voglia. Un esecutivo, tuttavia, che ieri sera pareva ringalluzzirsi ad ogni alzata di mano collettiva proveniente dagli scranni di maggioranza.
E’ pur vero che il sindaco Vincenzo Greco ha diramato l’informazione che questa mattina dovrebbe procedere all’accoglimento delle istanze promosse dalla Città dei cittadini, dai diellini Paparella e Fabrizio, dal dipietrista uscente Michele Colella, dal neo indipendente Udeur Giuseppe Rocchia e dal capogruppo diessino Franco Scurti; sensazione diffusa, di contro, è quella che in mattinata si potrebbe tentare di risolvere l’inghippi con la revoca delle deleghe, misura politica chiaramente insufficiente a soddisfare la brama di palla al centro voluta da chi dissente ormai da mesi. Da persone dignitarie e d’onore, tutta la maggioranza ha fatto quadrato attorno ai documenti di bilancio, sia il rendiconto consuntivo del 2006 che il riequilibrio (non necessario) del revisionale 2007.
I dubbi sollevati dalla minoranza di centrodestra, che ha tentato di scardinare la compattezza di facciata (ma nei numeri anche sostanziale) chiedendo la discussione immediata della mozione urgente presentata da Montano come prima firmatario, sono stati affievoliti dagli interventi di Cataldo, Scurti e Antonarelli, tra gli altri, pochini rispetto al fuoco di fila con cui l’artiglieria cidiellina ha inquadrato nel mirino soprattutto il dirigente, l’assessore Morelli (colpevole a loro dire di non aver aperto bocca) e il collegio dei revisori dei conti, responsabile di aver licenziato la pratica delicata con tempi calcistici, 90 minuti di analisi per consegnare il responso favorevole.
Montano, Di Brino, Spezzano, Aufiero, Roberti e Verini hanno contestato vivacemente e apertamente la gestione dell’ente, sino a denunciarne la illegittimità. Spezzano, inoltre, ha annunciato il ricorso pubblicamente, per aver approvato la ricognizione otto giorni dopo il termine indicato per legge.
Per Roberti, i conti del Comune sono come quelli della Parmalat, fotocopiati a colori, e la messe di contenziosi – a fronte delle scarse entrate derivanti dal blocco dell’attività amministrativa, riferita all’Urbanistica, rischiano di mandare l’intera amministrazione a carte 48.
Scontato, comunque, l’esito delle votazioni, con 18 a 11 per il consuntivo – approvato – e la mozione urgente (respinta), discussa praticamente nell’ambito degli adempimenti obbligatori, e con un 18 a zero sulla salvaguardia degli schemi di bilancio per la non partecipazione al voto del centrodestra.
Degne di note le comunicazioni di inizio lavori, con la costituzione ufficiale del gruppo ‘Democratico’, formato dagli scissionisti della Margherita Luigi Leone, Gennaro Iacampo e Gabriele Petrella e di Alleanza nazionale, che con una metamorfosi licantropica ha assorbito i componenti di Termoli Futura, Francesco Roberti ed Ennio De Felice. Il cambio di denominazione dei Socialisti del Molise (Pino Marino) in Sdi-Unità socialista e il raddoppio dello scranno Udeur (Giuseppe Rocchia assieme ad Antonio Giuditta) hanno fatto il resto.
Infine, scena futuribile, la presenza di Michele Colella al fianco di Antonio Paparella ha solo anticipato quel che accadrà quando le primarie del Partito democratico saranno in archivio, per intanto in avanscoperta è stata mandata la consorte del medico, Elena Renna, candidata nelle liste a sostegno di Annamaria Macchiarola nella corsa alla guida regionale del Pd. Poveri orfanelli, si fa per dire, paiono Giuseppe De Lena e Marcello Antonarelli, anch’essi – come gli odiati diellini – a subire la mannaia del dimezzamento, almeno sino a quando il gruppo Democratico non transiterà sotto il vessillo dell’Italia dei Valori, a riequilibrare – in senso numerico – l’eventuale gruppone del Partito democratico.
Bem