TERMOLI. Approfittando della manifestazione ‘Biodomenica’ 2007, in piazza Monumento, nonostante le cattive condizioni meteo, ha riscosso un buon successo la consultazione nazionale ‘Un sì per il futuro’, referendum contro la proliferazione e la commercializzazione dei prodotti ottenuti con gli organismi geneticamente modificati. “L’agroalimentare, il cibo e la sua genuinità, cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibile e innovativo, fondato sulla biodiversità e libero da Ogm.
A promuoverla la coalizione ‘ItaliaEuropa’, che raggruppa diverse e importanti associazioni di categoria e sindacali del comparto agro-alimentare. Oltre un centinaio le schede depositate nell’urna e, presumibilmente, tutte o quasi contrassegnate con la x sul sì, che significa no agli Ogm. L’iniziativa è stata avviata lo scorso 15 settembre e andrà avanti sino al 15 novembre. Mangiare bene e sano, questo permette l’Italia, con la straordinaria varietà dei suoi prodotti agro-alimentari di qualità, legati ai territorio, genuini, ricchi di storia, che tutto il mondo apprezza, compera e cerca persino di imitare. Migliaia i sì alla campagna di liberazione dagli Ogm che sono già stati espressi in Molise, con l’obiettivo ambizioso di giungere almeno a diecimila sottoscrizioni”. “Chiediamo il tuo voto perché lo sviluppo agro-alimentare (e generale) dell’Italia sia moderno, innovatore, mirato sulla qualità della vita e della nostra salute, attento alla biodiversità, sicuro e rispetto dell’ambiente e del clima”. All’urna si sono avvicinati anche degli scettici, che hanno avanzato dubbi sulla possibilità che l’intera filiera si liberi dai prodotti Ogm, preferendo dichiarare una scheda bianca, piuttosto che prendere una posizione netta.
Tutto ha avuto inizio nel novembre del 2005, quando Mario Capanna, Presidente della Fondazione Diritti Genetici, scrisse ai segretari nazionale di tutti i partiti politici e ai leader dei due schieramenti, Romano Prodi e Silvio Berlusconi, invitandoli ad assumere una posizione chiara sulla questione degli organismi geneticamente modificati, e a dichiararsi pubblicamente in favore o meno del principio di precauzione. Nella lettera – pubblicata in versione integrale dal quotidiano l’Unità il 16 novembre 2005 – si ricordavano gli aspetti ancora problematici del dibattito – dagli impatti sull’ambiente a quelli sulla salute – e si riportavano i risultati scientifici del II Congresso internazionale sulle biotecnologie “Scienza e Società – La frontiera dell’invisibile”, appena realizzato dalla Fondazione Diritti Genetici, in cui studiosi di fama internazionale invitavano alla prudenza nel settore dell’ingegneria genetica. All’appello risposero Fausto Bertinotti (l’Unità, 17 novembre 2005), Alfonso Pecoraro Scanio (l’Unità, 22 novembre 2005) e Romano Prodi (l’Unità, 1 marzo 2006). In particolare l’allora leader dell’Unione ricordava il proprio impegno in favore dell’adozione del principio di precauzione come criterio di valutazione delle nuove tecnologie già durante la sua presidenza della Commissione Europea, e prendeva atto del fatto che le biotecnologie agroalimentari non godessero né del consenso dei cittadini né del giudizio unanimemente positivo della scienza, non ancora giunta a risultati definitivi circa le loro conseguenze per l’ambiente e la salute. L’onorevole Prodi impegnava inoltre il futuro Governo di centro-sinistra a promuovere “un grande dibattito pubblico, con regole e luoghi che diano la possibilità reale ai cittadini di dibattere e di esprimersi sull’argomento”.
Il secondo passo nella promozione di una consultazione pubblica nazionale sull’argomento fu compiuto il 30 novembre del 2006. Romano Prodi, diventato nel frattempo Presidente del Consiglio, incontrò una delegazione dei firmatari del Manifesto ”L’agroalimentare cuore strategico dello sviluppo” , composta dal presidente della Fondazione Diritti Genetici, Mario Capanna, dal presidente Coldiretti, Paolo Bedoni, dal presidente Cia, Giuseppe Politi, e dal presidente Coop Italia, Vincenzo Tassinari, e si trovò d’accordo sulla necessità di promuovere una consultazione nazionale sugli OGM e sul modello di sviluppo agroalimentare italiano, chiedendo un approfondimento sulle possibili modalità organizzative (Agenzia Ansa, 30 novembre 2006).
Da quel momento cominciò un fitto scambio di incontri e comunicazioni fra Mario Capanna – in rappresentanza delle organizzazioni firmatarie del Manifesto – e il portavoce del Governo Silvio Sircana , che purtroppo, nonostante le dichiarazioni di Prodi e le sue reiterate manifestazioni di apprezzamento e di stima per l’iniziativa, non portò alla concretizzazione di un impegno diretto da parte del Governo. Le ragioni restano un mistero. O quasi.
Le organizzazioni promotrici decisero così di proseguire da sole, e l’iniziativa cominciò a prendere forma, arrivando a compimento in pochi mesi: il 17 maggio 2007 nacque la Coalizione ItaliaEuropa – LIBERI DA OGM, formata dalle maggiori organizzazioni degli agricoltori, del commercio, della moderna distribuzione, dell’artigianato, della piccola e media impresa, dei consumatori, dell’ambientalismo, della scienza, della cultura, della cooperazione internazionale, delle autonomie locali:
ACLI, ADICONSUM, ADOC, ADUSBEF, AGCI Agrital, AIAB, ALPA, ASSOCAP, AVIS CIA, CIC, CITTA’ DEL VINO, CNA, CODACONS, COLDIRETTI, CONFARTIGIANATO, COOP, COPAGRI, FEDERCONSUMATORI, FOCSIV, FONDAZIONE DIRITTI GENETICI, GREENPEACE, LEGACOOP AGROALIMENTARE , LEGAMBIENTE, LIBERA, RES TIPICA, SLOW FOOD, VAS, WWF
In una DICHIARAZIONE sottoscritta dai presidenti nazionali delle associazioni promotrici, la Coalizione dichiarò ufficialmente di voler promuovere e organizzare una Consultazione nazionale, della durata di due mesi – dal 15 settembre al 15 novembre 2007 – sul tema “Ogm e modello di sviluppo agroalimentare dell’Italia”.
Il resto è cronaca di questi giorni.