PORTOCANNONE. Non ci sono ancora conferme ufficiali, ma la stazione Carabinieri del centro basso molisano di origini albanesi, a breve potrebbe essere soppressa.
I tagli previsti nella Legge Finanziaria dello Stato la dicono lunga su ciò che potrebbe essere i futuro di questo presidio della Benemerita.
Poco meno di tremila abitati (diciannovesimo centro molisano per densità abitativa), oltre settecento licenze di porto di fucile da caccia, su poco più di novecento nuclei familiari. In ogni casa sono detenute legalmente non meno di due armi da fuoco: Portocannone rappresenta una realtà non certo problematica ma, di sicuro degna della consueta attenzione da parte degli organi chiamati a garantirne la sicurezza interna.
Negli ultimi quindici mesi il fiorente centro agricolo bassomolisano è stato teatro di tre casi di omicidio volontario, di cui due commessi mediante l’uso di armi da fuoco.
Il sindaco di Potocannone Luigi Mascio
Dopo il primo maxi esodo dall’Albania, negli anni ’90, a Portocannone, cosi come negli altri centri di origine ‘harberesh’: Ururi, Campomarino e Montecilfone, numerosissimi erano stati i cittadini venuti dalla ‘terra delle aquile’ a trovarvi approdo e possibilità di permanenza.
Così era stato anche in occasione della seconda ondata di arrivi, mentre oggi Portocannone sta facendo i conti con un altro massiccio afflusso, questa volta relativo ai cittadini romeni.
Si calcola che in paese ne orbitino almeno un centinaio, molti dei quali dimoranti nelle campagne circostanti o nelle case coloniche.
“Da alcune settimane – afferma il sindaco di Portocannone, Luigi Mascio – il clima il paese si era un po’appesantito. Niente di particolare, per intenderci, ma qualche situazione che potesse preludere a fatti di intolleranza nei confronti dei romeni pure si percepiva. A noi, come amministrazione, interessava comprendere quanti ne fossero e, soprattutto, dove erano domiciliati o rintracciabili.
Per tale ragione abbiamo deciso di avviare un censimento abitativo al quale erano chiamate a rispondere tutte quelle persone, comunitarie o extracomunitarie, dimoranti a Portocannone.
Ne è scaturito – ha concluso il primo cittadino – che oggi siamo nella condizione di sapere che di romeni, in paese, ce ne sono una quarantina e che gli altri circa sessanta ne vivono al di fuori”.
Insomma: di emergenza in emergenza, con ulteriori aspetti di implicazione socio-economica che pure non sfuggono a un’osservazione più attenta.
La veduta panoramica del paese dall’ingresso di via Marina
Il calo dell’offerta di manodopera locale a livello di bracciantato agricolo che, invece, viene più frequentemente rivolta, e a minor prezzo, proprio a questi cittadini stranieri; un’ incidenza che sembrerebbe in crescita, quanto a furti in edifici pubblici e abitazioni private; una crescita ponderale anche dei reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e, non ultime, le tradizionali Corse dei Carri attorno alle quali il clima è pur sempre molto acceso, suggerirebbero a qualsiasi persona di buon senso di soprassedere all’ipotesi di soppressione della caserma dei Carabinineri.
“Ho già chiesto un incontro il comandante regionale dell’Arma dei Carabinieri – ha anticipato il sindaco, Luigi Mascio – proprio per capire se questa possibilità di chiusura esiste. Devo precisare che i locali dove oggi è si sistemata la caserma sono di proprietà del Comune e, ad oggi, non è pervenuta alcuna comunicazione di recesso dal contratto di affitto.
In ogni caso – ha concluso il primo cittadino – in questo imminente incontro con i vertici regionali della ‘Benemerita’ insisteremo su questi presupposti e sulla necessità di conservare, se non potenziare, l’attuale organico composto da quattro militari”.
Dal canto loro, nelle ultime due settimane e, soprattutto dopo gli spiacevoli fatti di cronaca registratisi a Roma, hanno fatto sentire la loro voce di allarme, circa una possibile, quanto temibile degenerazione del clima di normale convivenza con i romeni, all’interno del paese.
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