martedì 21 Gennaio 2025
Cerca

CINQUE ANNI DALL’ALLUVIONE CHE DEVASTO’ LA VALLE DEL BIFERNO E RIO VIVO. DIVERSI I NODI ANCORA DA SCIOGLIERE

TERMOLI. Triste ricorrenza oggi per la città adriatica, in particolare per il quartiere di Rio Vivo Martinelle e per le aziende industriali e agricole insediate lungo il bacino del fiume Biferno.

Cinque anni fa l’eccessiva portata del principale corso d’acqua molisano, gonfiato da una pioggia battente, incessante, fece crescere sino ai livelli di guardia, forse oltre, l’invaso del Lisciane, costringendo l’allora Erim, ente gestore della diga, ad aprire gli scarichi di fondo e di superficie per far defluire i milioni di metri cubi considerati in eccesso rispetto alla capacità del lago artificiale. 

Quel che successe dopo è sin troppo semplice ricordarlo, la veemenza del flusso idrico travolse ogni cosa trovasse sulla propria strada, infliggendo danni pesantissimi alle colture agricole e alle aziende insediate lungo la vallata del Biferno, tra tutte la Fiat, che una successiva stima stabilì in quasi 135 milioni di euro! Ben 40.000 furono le vetture che il Lingotto dovette mancare di produrre, apice di un periodo disastroso che vide dopo la conclusione di un esercizio 2002 con 8.000 miliardi delle vecchie lire di perdite, un avvio di 2003 con una perdita secca di due decimali di punto nella quota di mercato proprio a causa dell’esondazione molisana.

Centinaia di famiglie sfollate, altrettanti capi di bestiame annegati e rinvenuti dalla Protezione civile, quasi un miliardo di euro di danni complessivi. Questo il bilancio di una tragedia più economica che umana, con piccole e medie imprese annegate nel fango e lasciate sole anche dalle istituzioni. A distanza di cinque anni cosa è mutato?

Delle opere di contenimento, del consolidamento degli argini, della bonifica dei canali chi si è più occupato?

Probabilmente, dovremmo ringraziare il meteo caritatevole (pericoloso il rovescio della medaglia siccitoso) per non aver voluto infierire più con quelle violenza per mettere ancora alle corde il sistema di canalizzazione delle acque, mentre a languire pare anche l’inchiesta giudiziaria che individuò mesi fa, per mano della Procura della Repubblica frentana, precise responsabilità in almeno tre persone, per l’ipotesi del reato di disastro colposo e inondazione, i cui avvisi di conclusione delle indagini preliminari vennero recapitati ai diretti interessati a cavallo tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007.

Tuttavia, trascorso ancora un anno, nulla è trapelato dagli uffici giudiziari del tribunale di Larino. Ultimo anello di questa catena il risarcimento danni alle imprese, al di là del flebile anticipo da 15.000 euro con cui molte aziende non colmarono nemmeno i costi per ripulire gli ambienti dalla mota e dall’acqua che ne devastò i locali produttivi, quante sono state liquidate in misura significativa? Tante sono le domande si cui trovare risposte concrete e ancor più gli interrogativi rimasti a galla nel letto del fiume. 

emanuelebracone@termolionline.it