TERMOLI. Un viaggio a ritroso nel tempo per riportare alla memoria le esperienze di vita di un maestro pastaio. Il termolese Carlo Fusco si racconta e racconta la sua passione mai sopita per la creazione di un prodotto unico e genuino per tutti i palati amanti della dieta mediterranea.
E’ il 1944. Carlo Fusco ha poco più di dieci anni quando comincia a lavorare nel primo pastificio.
“Erano gli anni della guerra, i miei genitori non potevano uscire di casa per timore dei tedeschi. Così, per guadagnare qualche soldo, io, che ero il più piccolo della famiglia, andavo in stazione a vendere un po’ di croccantini e della frutta. Poi, tramite mio zio, cominciai a lavorare al pastificio Casolino che all’ epoca era uno dei più importanti tra quelli presenti sul territorio regionale”.
Da subito Fusco si rende conto che quello sarebbe stato il mestiere della sua vita.
“Sempre grazie all’aiuto di mio zio, andai a lavorare a Montecilfone, per imparare bene il mestiere. Nel 1948 iniziai a frequentare il pastificio Acciaro di Portocannone. Tuttavia rimasi un po’ deluso in quanto lì non c’erano le attrezzature adeguate. C’erano pochi mezzi e le macchine erano realizzate da officine locali”.
Nel 1950 si interrompe il rapporto di lavoro con i Casolino. Nello stesso anno Fusco sposa Vincenzina Traini e insieme vanno a vivere a Casalbordino dove lavora per il pastificio Ceres. Presa coscienza delle sue capacità, il desiderio di confrontarsi e di migliorare la sua arte lo spinge ad emigrare in Francia. E’ il 1956.
“Mi resi subito conto, non appena fui assunto dal pastificio Milliat Freres di Lyon, che le fabbriche francesi erano organizzate in modo migliore rispetto a quelle italiane. Tuttavia il mio entusiasmo e le mie capacità suscitarono ben presto l’invidia dei colleghi.
Il titolare mi portava con se alle riunioni dei grandi pastai che subito mi proponevano di andare a lavorare con loro. Così, due anni dopo, accettai la proposta del titolare del pastificio Coop di Lione di creare un laboratorio per produrre le pastine tricolori e le pastine glutinate per i bambini”.
Nel 1964 Fusco torna a Termoli dove dapprima compra una pizzeria e più tardi apre un laboratorio di pasta fresca. Il 1970 è l’anno della vera svolta: nascono i “Tortellini Fusco”.
“Iniziai a collaborare con Martino Carlone del pastificio La Molisana. All’inizio la produzione era di 50 Kg a settimana, poi diventò di 100, fino ad arrivare a 20 quintali di tortellini a settimana. Così nel 1983, inventammo la sagra del tortellino che si svolgeva ogni anno a Ferragosto, un po’ per farci conoscere, un po’ per lasciare un ricordo di noi”.
Attualmente Carlo Fusco lavora presso l’omonimo pastificio di Vinchiaturo.
Affinché la sua esperienza non vada perduta e il suo talento possa trovare nuovi proseliti, ha proposto al sindaco della cittadina di poter illustrare, ai novelli discepoli, le tecniche e i segreti dell’antica arte pastaia.
“Un altro sogno che mi piacerebbe realizzare, non appena andrò in pensione, è quello di aprire a Termoli un grande negozio di pasta dove non esistono macchinari ma solo un gruppo di donne che si dedica a questo mestiere con passione e professionalità”.
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