LARINO. “Il procuratore della Repubblica, Nicola Magrone, è stato molto cortese e disponibile”. Sono le prime parole pronunciate dal direttore generale della Asrem (l’Azienda Sanitaria regionale), Sergio Florio, all’uscita del Palazzo di Giustizia frentano.
” Abbiamo ragionato insieme sul come affrontare la vicenda in modo da privare per meno tempo possibile la disponibilità della struttura posta sotto sequestro – ha proseguito il manager Florio -. Un sequestro soltanto probatorio dello stato del reparto stesso”.
Ma secondo quanto contenuto nel fascicolo dell’indagine la questione della Rianimazione dell’ospedale ‘Vietri’ sarebbe castellata da anni di ritardi; mancati ricoveri e, quello che più conta, di un omicidio colposo sullo sfondo di una bruttissima vicenda.
Il direttore generale dell’Asrem, Sergio Florio
La richiesta di sequestro, poi operata dai militari delle ‘Fiamme Gialle’ è stata dettata in particolare dal decesso avvenuto poco più di due anni addietro, del pensionato settantaseienne, Filippo Rettino.
Rettino era stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico al termine del quale necessitava di immediate cure rianimatorie. Il reparto c’era, ma per cause ora al vaglio del magistrato frentano, non era mai entrato realmente in funzione.
Da qui la corsa disperata, prima al ‘San Tomoteo’ di Termoli; poi all’ospedale civile di San Severo; e ancora verso i ‘ Riuniti’ di Foggia, con l’anziano che spirò proprio durante l’ultimo e inutile trasferimento.
Una storia di malasanità poi denunciata dai familiari del pensionato con la conseguente apertura del fascicolo d’indagine.
Ma perché la struttura di Rianimazione, seppure esistente e perfettamente allestita non era entrata mai in funzione presso il ‘Vietri’?
Secondo il procuratore capo, Nicola Magrone, sarebbe stata proprio l’incuria e la negligenza di chi era preposto al completamento del piccolo reparto con 6 letti, a giocare il ruolo decisivo in ciò che di grave e spiacevole è accaduto.
L’ingresso secondario del reparto Rianimazione
Mancati adeguamenti che si rendevano necessari per le continue modifiche della legislazione sanitaria, dagli anni della sua progettazione a quelli della sua ipotetica entrata in funzione.
Ieri il sequestro probatorio disposto dal magistrato e operato dalla Guardia di Finanza; oggi la disponibilità dello stesso Magrone a voler operare in tempi ravvicinati, per evitare ulteriori ritardi e novi problemi di sopravvivenza.
Il corridoio dal quale si accede al reparto sequestrato
“Il dottor Magrone – ha detto ancora il direttore generale della Asrem, Sergio Florio – ha tracciato un percorso entro il quale potremo e dovremo restare allo scopo di venire a capo della vicenda nel più breve tempo possibile. Al dissequestro del reparto, al di là di quello che potranno essere le nostre richieste, dovrà comunque fare seguito l’implementazione di nuove risorse umane da inserire, coerentemente con quelli che sono, peraltro, i dettami del nuovo Piano Sanitario Regionale. Professionisti che al momento non sono stati ancora selezionati”.
Pietro Eremita