mercoledì 22 Gennaio 2025
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CAMPOBASSO. Lavoro nero e irregolarità contributive. Nel Molise è allarme rosso. La denuncia della Fillea-Cgil

 

di Domenico Di Martino*

CAMPOBASSO. Non c’è convegno o pubblico incontro sui temi del lavoro e dello sviluppo, in cui le organizzazioni imprenditoriali, che operano nella Regione – non ha importanza sotto quale bandiera si schierino – non ribadiscano, insieme alla condanna della illegalità, la correttezza degli imprenditori propri associati nei confronti dei rispettivi dipendenti e non lamentino l’eccesso dei controlli ispettivi sulle aziende medesime, controlli che invece, a loro dire, andrebbero indirizzati altrove.

Puntualmente queste affermazioni vengono smentite dai fatti, che confermano la diffusione dei comportamenti illegittimi a tutti i livelli e in tutti settori, contraddicendo queste dichiarazioni perbenistiche e il quadro rassicurante che – anche con il bene placido delle autorità politiche regionali – si vorrebbe far passare di un Molise isola felice, in cui le regole fissate dalla legge e dai contratti sono sostanzialmente rispettate e i fenomeni di “criminalità padronale” sono lontani e limitati a pochi episodi, collegati a realtà imprenditoriali che vengono dall’esterno.

Ultimo e significativo episodio, in questa autentica guerra di cifre, è la diffusione da parte della Direzione Provinciale INPS di Campobasso dei dati relativi alle ispezioni effettuate nel periodo gennaio – dicembre 2007: ebbene, su 305 aziende o soggetti visitati ben 261, ripetiamo 261, con una percentuale dell’85,6% (!!!), sono risultate irregolari e, addirittura, 53 – tra aziende e lavoratori autonomi – non avevano neanche una posizione contributiva aperta, svolgendo – di conseguenza – tutta la loro attività in maniera clandestina e fraudolenta; a ciò si aggiunga che nel corso della descritta attività di controllo sono stati individuati ben 506 lavoratori in nero con un recupero di contributi omessi per ben 1.865.000 euro mentre per le irregolarità di altro tipo sono state avviate procedure di recupero per ben 4.587.000 euro.

Si tratta di dati impressionanti che testimoniano di una realtà perversa, in cui la violazione delle regole evidentemente è elevata da molti a sistema e il principio della legalità rappresenta un concetto evidentemente non condiviso da molti e nella giusta misura e che per affermarsi, come è doveroso che sia, esso ha bisogno di uno sforzo massiccio che non si limiti alle parole e alle affermazioni di principio, ma che punti decisamente a sradicare un’abitudine evidentemente attecchita e che gode necessariamente di coperture e complicità, che non si può far a meno di denunciare se non si vuole essere comunque coinvolti a livello di responsabilità in un fenomeno che è profondamente immorale e viola i principi essenziali, su cui si basa la convivenza civile della nostra società. 

E’ da gran tempo che il nostro sindacato denuncia la esistenza in molti settori produttivi della Regione di forti irregolarità, di cui gli accertamenti ispettivi innanzi riportati rappresentano ovviamente solo la punta dell’iceberg e che richiedono l’adozione di misure di contrasto straordinarie, con l’incremento delle attività ispettive e l’apertura di un confronto permanente e serio sulle iniziative più efficaci per diffondere sul territorio quella cultura della legalità e della sicurezza, senza la quale non c’è alcuna tutela per i lavoratori ed anche per quegli operatori onesti che – per la diffusione degli abusi – sono sempre di più spinti al margine del mercato. Siamo stati indicati, per questa ragione, come Cassandre, come profeti del malaugurio, come sistematici e interessati contestatori di un quadro politico e di un modello produttivo che si dichiara sano ed efficiente e che, invece, ogni giorno di più denuncia i suoi limiti in termini di efficienza e di correttezza.

I fatti, invece, purtroppo, e sottolineiamo il purtroppo, ci hanno anche questa volta dato ragione: la situazione della illegalità nella gestione dei rapporti di lavoro è preoccupante e sta palesemente sfuggendo di mano: oltre ai dati INPS di questi giorni non si può dimenticare il brutale episodio di qualche settimana fa, quando in un cantiere di Venafro – una delle realtà più a rischio del Molise – gli ispettori della Direzione Provinciale del Lavoro sono stati letteralmente aggrediti da un imprenditore, che evidentemente aveva qualcosa da nascondere e non accettava proprio l’idea di essere sottoposto a controllo. Non si dimentichi, inoltre, che un’inchiesta de “Il Sole 24 Ore” – svoltasi nell’autunno scorso – aveva evidenziato in provincia di Isernia livelli di irregolarità in materia di lavoro molto elevati, con pochi raffronti sul territorio nazionale; allora ci fu contro una levata di scudi, però, i fatti restano quelli riportati nell’indagine, nella loro gravità e nella loro crudezza.

Neanche si può operare un distinguo tra i vari settori, visto che abusi e irregolarità sono equamente distribuiti tra industria, artigianato e lavoro autonomo, tra agricoltura, commercio e servizi, nessuno potendosi ritenere esente da una significativa presenza di lavoro irregolare e di mancato rispetto delle norme contrattuali e di legge.

Alle autorità politiche regionali, di fronte alla gravità della situazione creatasi che – ci auguriamo – nessuno si sentirà di smentire o sminuire, contestiamo la mancanza di volontà di incidere concretamente sul fenomeno, con iniziative efficaci che non si limitino alle mere affermazioni di principio, e il persistente atteggiamento di rifiuto del confronto, vero ed effettivo, con le rappresentanze dei lavoratori, e di concertazioni con le parti sociali. Alle organizzazioni datoriali che, invece di associarsi alla richiesta sindacale di concertazione, corretta e trasparente, sui grandi temi dello sviluppo sociale ed economico del territorio e su quelli della legalità e della sicurezza, hanno preferito scorciatoie, che poi si sono rivelate semplici illusioni, rimproveriamo la mancanza di coerenza e di reale impegno nel denunciare le attività irregolari, smascherando gli scorretti e facendo emergere, in questo modo, le aziende e gli imprenditori regolari che ci sono e che avrebbero bisogno di ben altra rappresentanza per vedere riconosciuti le loro capacità e i loro meriti.

Per parte sua, la nostra organizzazione, che non alcun altro interesse da difendere salvo che rappresentare i lavoratori e i cittadini, con i loro diritti e le loro legittime aspettative, continuerà la sua battaglia per la legalità, per il rispetto delle regole e per la crescita complessiva della società molisana.   

*Coordinatore regionale Fillea-Cgil