TERMOLI. Due anni di riflettori della magistratura costantemente accesi sul suo volto e, peggio, sulla sua famiglia, circostanza acuita dalla violazione sistematica di tutti i diritti acquisiti in loco internazionalmente.
Per questo, all’alba di un nuovo giorno – e nelle more delle elezioni politiche – l’onorevole Remo Di Giandomenico ha ritenuto, questa volta, sputare fuori il rospo, respingendo a chiare lettere gli addebiti e gli episodi fatti ricondurre a una delle sue figlie in relazione ai presunti contatti con la società titolare della centrale turbogas di Termoli, Sorgenia.
Una conferenza stampa affollatissima, ospitata nel sobrio studio di vi Malta n. 6, in cui Di Giandomenico ha dapprima letto, con tono fermo e punte di durezza, sereno in viso ma con una determinazione fuori dal comune, una sorta di memoriale steso a metà tra la difesa e il contrattacco e, poi, si è prestato, seppure nel riserbo voluto, alle domande degli organi di stampa.
“Ho ritenuto indispensabile uscire dalla mia riservatezza per chiarire alcuni aspetti in relazione a notizie divulgate da organi di informazione. E’ evidente che in questa sede non posso entrare nei dettagli perché vi sono indagini in corso. Mi riferisco all’inchiesta sulla Turbogas, su cui sono stato sentito dalla Digos di Campobasso lo scorso martedì primo aprile.
Il potere di emettere ordinanze con tingibili e urgenti fa capo al sindaco per legge e non attiene alla potestà del consiglio comunale – precisa Di Giandomenico – le ordinanze con tingibili e urgenti sono emesse dal sindaco per ragioni di pubblica incolumità su rapporto degli organi competenti (sanitari, protezione civile, pubblica sicurezza, vigili del fuoco). Pertanto non occorreva nessun parere legale su questo particolare aspetto. Sottolineo che in consiglio comunale viene rispettato l’ordine del giorno presentato, senza alcuna possibilità di modificare arbitrariamente il testo che viene posto in discussione.
Mia figlia non ha frequentato master in Francia, non ha mai usufruito di borse di studio o di elargizioni in denaro dalla società Energia o da altri. Laureata in ingegneria nucleare – Politecnico di Milano – lavora per lo stato francese presso il centro di energia atomica di Valhro-Avignone.
Prima della firma del contratto i servizi segreti di quello stato hanno condotto una indagine su mia figlia e sulla sua famiglia, con esito evidentemente positivo.
Per chiarezza e per futura memoria vi comunico che ho un’altra figlia specializzata in biologia molecolare, che lavora come ricercatrice presso il Memoria Skcc di New York su un progetto di malattia leucemica. E’ stata assunta dal governo americano, ha fatto tutte le pratiche presso il consolato Usa a Milano, che ha espletato tutti gli accertamenti del caso, con esito positivo. Sempre per chiarezza, per antica e futura memoria, preciso che mia figlia a New York vive in una stanza presa in affitto.
Sono stato sindaco di Termoli per tanti anni e non ho mai costretto nessuno a versare soldi o fare assunzioni, né ho mai preteso tessere di partito o altro. Confermo ancora oggi questo mio atteggiamento che fa parte di un bagaglio morale e politico che nessuno mi può togliere.
Per quanto concerne la Turbogas non credo sia difficile andare a verificare chi ha dato le autorizzazioni, chi è stato assunto, come è stato assunto ed eventualmente chi sono i familiari degli stessi assunti. Tutto per estrema chiarezza.
Inoltre, accade spesso che intercettazioni estrapolate da un contesto possono dare un quadro della realtà diverso dalla verità dei fatti.
Nei miei confronti sono stati aperti vari procedimenti giudiziari. Il mio obiettivo è di arrivare nelle sedi giurisdizionali competenti perché solo in esse è possibile ristabilire la verità dei fatto.
Continuo ad avere rispetto delle istituzioni e della giustizia; devo però constatare che ad oggi sono spesso superati i tempi previsti dall’ordinamento per la chiusura delle indagini, che vengo iscritto nel registro degli indagati con ritardo, che mi viene negato uno dei diritti fondamentali del cittadino, quello della difesa, che viene sistematicamente violato l’articolo 68 della Costituzione, che apprendo di provvedimenti giudiziari a mio carico da organi di informazione, prima che questi mi vengano notificati, che martedì scorso ho trovato davanti alla sede della Digos fotografi e telecamere.
Non posso che dare mandato ai miei legali di procedere in tutte le sedi nazionali e internazionali per garantire il rispetto dei miei diritti fondamentali, così come ho dato mandato di procedere nei confronti di tutti coloro che continuano, in maniera disinvolta, a screditare la mia persona, la mia famiglia e la mia storia politica”.
Poco altro è quanto emerso dal confronto con i giornalisti, più ammiccamenti o pause significative che preludessero a future rivelazioni allorquando le bocce della giustizia si fermeranno sul piatto della bilancia.
Un solo monito: “Ho passato una vita al servizio di questa città e del territorio e non posso più subire passivamente questo tiro al piccione”, in attesa che, come ha sostenuto Di Giandomenico, sia lui stesso a raccontare la verità su quanto accaduto in merito alla Turbogas e alle riclassificazioni.