X
domenica 22 Giugno 2025
Cerca

SOLO VAMPATE DI PASSIONE POLITICA NELLA PRIMA CONVOCAZIONE DEL BILANCIO. OGGI LA PROVA DEL 9 DI GRECO

TERMOLI. Solo vacui fuochi di paglia nella seduta di consiglio comunale di ieri mattina. Una prima convocazione della sessione di bilancio di cui il rinvio era quasi certo, infatti, ha prodotto abbondanti schermaglie dialettiche, di natura politica e regolamentare, ma pochissimi effetti allo stato pratico. 

Indipendente dai nuovi equilibri venutisi a formare in maggioranza, l’analisi del voto e la richiesta permanente di verifica, a determinare la decisione di  spostare in seconda convocazione, domattina alle dieci, discussione e voto di tutti gli argomenti correlati alla proposta di bilancio revisionale 2008 è stata assunta per permettere a tutti i componenti effettivi del centrosinistra di potersi aggregare, vivendo da protagonista un momento che potrebbe essere sia di sintesi e ricomposizione che di estrema frattura, anche se, con ogni probabilità, è più verosimile la prima delle due ipotesi.

Tornando ai lavori di oggi, il presidente Venittelli ha aperto l’assise entrando direttamente nel merito degli argomenti iscritti all’ordine del giorno. Una lettura della proposta di deliberato interrotta a più riprese dal neo capogruppo del Partito democratico, Franco Scurti, che ha chiesto la parola per comunica l’avvenuta costituzione della compagine istituzionale veltroniana, attesa ormai da sei mesi nell’assemblea elettiva adriatica.

Ne è nato un battibecco sfociato in una vera lite, con l’avvocato del Gruppo democratico a ribadire di non aver avuto cognizione dell’istanza prima dell’avvio dei lavori e con l’ex diessino a invocare persino l’intervento dei carabinieri, allorquando la Venittelli gli ha tolto la parola.

L’inghippo, tra l’ilarità generale dell’opposizione, che come fosse nella curva di uno stadio urlava “a casa, a casa” e lo sconcerto stampato sui volti della maggioranza, è stato risolto con una sospensione del consiglio e una conferenza dei capigruppo convocata per far luce su chi davvero avesse ragione. Un confronto vibrato, ma solo innalzato nei toni, ha salutato con franchezza le motivazioni di Scurti, la cui ‘spadellata’ non sarebbe stata notata dal presidente del consesso perché assorta nella lettura dell’ordine del giorno.

Insomma, come la famosa commedia shakespeariana…tanto rumore per nulla.

Rientrati nei ranghi, è toccato, questa volta per davvero, a Scurti, animare il dibattito con l’intervento sull’ingresso ufficiale del Pd nell’istituzione locale. Facendo riferimento al buon risultato portato in cascina dal partito a livello nazionale e dalla coalizione in Molise, il neo capogruppo, dopo aver citato la composizione della franchigia, assieme a lui il suo vice Ettore Fabrizio, Antonio Paparella e Michele Colella, quest’ultimo assente ieri per impegni congressuali medici fuori regione, ha esortato gli organi di stampa a evitare d’ora innanzi di continuare a denominarli dissidenti, ma semplicemente considerandone il ruolo critico, a vantaggio della stessa amministrazione. 

Una sortita che ha innescato mugugni dai banchi dell’opposizione di centrodestra. Una chiosa che si è chiusa con l’invito alla serietà e alla serenità.

Una rivelazione che ha fatto sì che il sindaco Vincenzo Greco intervenisse come fosse il camerlengo di turno, annunciando l’habemus papam, proclama da cui è partito per effettuare una serie di considerazioni sulla necessità che questa componente trovasse finalmente pace per sostenere senza più remore il cammino dell’amministrazione. “Vi ho sempre sollecitato. La sinistra è rissosa ma pervasa da idee di natura talvolta conflittuali. Adesso andiamo verso la semplificazione. Io vedo l’evento come un buon auspicio e questa amministrazione si sorreggerà come e più di prima. Ora e’ tempo di verifica”.

Subito dopo è stata la volta del parigrado di Forza Italia, Antonio Di Brino, che ha attaccato politicamente il risultato di questa trattativa a oltranza portata avanti negli ambienti di Margherita e Democratici di Sinistra, con uno spacchettamento che da undici potenziali aderenti (o dodici, se prendiamo in debita valutazione l’opzione Coscia) a soli quattro fondatori. Gli altri, i fuoriusciti o mancanti, sono stati apostrofati come desaparecidos. Alla domanda, che fine hanno fatto gli altri, compreso il presidente del consiglio, la solita battuta di Scurti ha ammorbidito il clima. “Solo strategie tecniche”, ha spiegato l’ex rappresentante della Quercia.

Grane regolamentari anche per favorire l’intervento del vice capogruppo del Pd Ettore Fabrizio, il cui solo parere del segretario generale Donato Petrosino, ha fatto sì che la Venittelli si convincesse a lasciarlo parlar, in virtù del possibile dibattito post comunicazioni, non riservato ai soli presidenti delle formazioni consiliari.

Non l’avesse mai fatto, l’analisi politica emersa dalla viva voce di Fabrizio ha infervorato l’opposizione, specie dopo il presunto annientamento millantato nei riguardi dell’Udc, con Aufiero, Spezzano e Salome, in ordine di incazzatura, sino a minacciare voli di sedie da una parte all’altra.

Il gioco dell’oca stava portando la parola all’unico consigliere di An presente quest’oggi (Francesco Roberti era assente al pari di altri come Luigi Leone, Oreste Campopiano e Gabriele Petrella), quando lo sfilare via dei componenti di maggioranza hanno indotto la Venittelli a interrompere il dibattito per la verifica del numero legale, intervento a piè pari contestato a termini di regolamento dal centrodestra.

Altri quindici minuti di sospensione a dopo i conciliaboli inutili nel corridoio che porta alla sala giunta, con sul volto degli udiccini viva amarezza per la sentenza pronunciata da Fabrizio, specie negli occhi quasi carichi di collera di Spezzano. 

Al rientro in aula, la conferma della mancanza del numero legale è stata sottolineata duramente dall’opposizione, che ha denunciato l’assenza di una maggioranza capace di governare la città, coalizione che avrebbe ridotto un momento di sintesi come il bilancio a zerbino di una città sempre più scollata dai suoi amministratori.

Gli ultimi lapilli sono stati scagliati proprio da Spezzano verso la Venittelli, sulle modalità dell’appello, quando a lui sarebbe stata sottratta la possibilità di una mozione d’ordine. Diversi minuti di scambi polemici che hanno costretto il presidente a chiamare l’appello nominale per ben due volte.

Un atteggiamento respinto dal consigliere Udc, che al termine della seduta, quando il tutto è stato rinviato all’indomani mattina, ha improvvisato davanti alla postazione stampa una conferenza che ha avuto le caratteristiche tipiche di uno sfogo ad alta voce.

“Rispetto ad altri consigli comunali non si riesce ad approvare in prima convocazione i deliberati. Questa volta si tratta del documento principale dell’amministrazione, che ne connota l’intera attività. Pur in vantaggio 19 a 12, il centrosinistra non riesce a dare un senso di graniticità votando il bilancio e la fattispecie si commenta da sé. La maggioranza non riesce a governare.
Domani verrà approvata a minoranza del consiglio, forse in dieci o dodici. Così si offende la città di Termoli e tutti coloro che si adoperano per farla vivere. Infine, voglio sottolineare i maggiori costi per la convocazione domenicale.  Si torni a votare e si abbia una maggioranza che possa davvero governare”.

emanuelebracone@termolionline.it