TERMOLI. Volti, colori, quadri. Tra le vetrate si intravvedono delle tele ancora fresche, dei pennelli usati lasciati a poca distanza dalla tavolozza dei colori e opere finite, accatastate vicino alle pareti. Dentro, un’artista, un uomo che vive del proprio talento che, anche ad occhi inesperti, non può che essere classificato che come arte.
Difficile non restare catturati da questo piccolo negozio – laboratorio che, da poco più di anno, ha preso piede in via Malta. Lui, ha 38 anni, ha l’aspetto angelico da bravo ragazzo ma nasconde un diabolico spirito critico e sferzante.
Igor Verrilli, il giovane artista beneventano, si è trasferito a Termoli per amore ed ha aperto il suo studio dopo una gavetta che lo ha visto musicista e barista pur di coltivare la passione per la pittura. “Prima non avevo la tranquillità economica, ora mi sono stabilizzato ma non amo stare fermo – e svela – In negozio a volte mi innervosisco perché non ho tempo di dipingere, c’è sempre qualcuno che entra per acquistare colori o materiale per la pittura. Così, ne approfitto la domenica, questo per me è anche uno studio, e ci resto fino alle 10 di sera o, ci vengo la mattina, alle 7”.
Lui, è uno di quelli che può dire ‘Ce l’ho fatta’. “Seguo il filone figurativo – racconta – e non l’ho mai abbandonato anche quando non andava perché veniva additato come accademico. Ora le cose sono cambiate, alla gente piace e anche qui a Termoli ho venduto un paio di quadri”.
Il suo lavoro è sullo scarto, ossia fra due termini dettati dalla frequentazione del visibile: da una parte v’è l’occhio che impara (conosce) vedendo, quindi sfiorando il mondo, dall’altra quello che svela l’enigma della visibilità. Le sue opere raccontano volti, figure e maschere del suo quotidiano. Ritrae il reale e nel contempo ne varca i confini, proprio perché la sua ricerca è incentrata sul legame psicologico tra figura e forma.
Ironico, dipinge personaggi reali, pienamente celati nella realtà contemporanea, seguendo il filone figurativo. Raccoglie volti e suggestioni, si sofferma sulle espressioni facciali per sintetizzare sulla tela le personalità dei suoi protagonisti in situazioni misteriose, bizzarre, inquietanti o imbarazzanti. Non si ferma all’apparenza. “ Amo dipingere le persone di calore. L’ho fatto per un lungo periodo perché ritengo che fisicamente sia una razza meno contaminata della nostra”.
Grazie a i titoli che assegna ai suo quadri, per mostrare il reale intendo sarcastico, le sue opere si trasformano in operazioni di rilettura ironica della vita contemporanea, dei suoi paradossi, dei suoi vizzi esibiti e delle sue virtù apparenti. Così un quadro oggettivamente triste viene smorzato da un titolo allegro e viceversa.
Le opere di Verrilli si comprendono pienamente solo nel legame con il loro titolo che mette in moto un’operazione di parafrasi che risalta le caratteristiche principali del soggetto, osservate con ironia raffinata che non presenta certo una condanna o una beffa, ma soltanto l’accentuazione di un carattere distintivo che li caratterizza.
Il quadro a cui è maggiormente legato rappresenta un Cristo sulla croce “E’ stato il primo lavoro e si trova a Benevento. E’ un Cristo particolare. Sulla croce non è nudo ma tutto vestito di fiori con la parte bassa scoperta, per renderlo più umano”.
L’ironia lucida e dissacrante è la qualità più raffinata e profonda dei suoi quadri che, confessa “Alcuni non vorrei venderli ma poi, per lavoro, lo faccio. Per me sono particolarmente belli ed è difficile staccarsene”.
Un curriculum impeccabile quello di Verrinelli: liceo Artistico, accademia delle Belle Arti a Napoli, mostre personali nelle gallerie di Milano, Benevento, Perugia e anche esposizioni a Termoli, nella galleria civica. Collabora, da 10 anni, con la galleria ‘Il Gianicolo’ di Perugia e con la galleria GiaMaArt di Benevento.
Un osservatore acuto e raffinato attento ad un universo di personaggi di razze e culture diverse; donne, uomini e bambini che spesso appaiono come interpreti di un ruolo.