TERMOLI. E’ la solita menata per non ammettere che il rischio di un ‘parco eolico off shore’ a largo di Termoli e Petacciato, esiste e come! Alla presentazione del primo progetto della società lombarda “EffeVenti” (peraltro scoperto solo dopo il suo transito per l’Ufficio Protocollo del Comune di Termoli), immediato era stato il coro d’indignazione e proteste.
Sindaci che mettevano i guardia i cittadini; una trasmissione speciale in diretta dalla costa di Petacciato, con il presidente della Regione, Iorio e l’allora ministro, Di Pietro, che addirittura minacciava l’uscita dal Governo, nel caso fosse licenziata una struttura di produzione energetica così esteticamente deturpante e penalizzante sotto il profilo dello già agonizzante e residuale turismo costiero.
Vari ‘capipopolo’ già pronti a issare gli stendardi della rivolta popolare, come fu per l’infruttuosa levata di scudi contro la ‘turbogas’; politici attivi o decaduti che dicevano la loro per evitare questo ulteriore grossolano e inutile (come è stato per la centrale a ‘ciclo combinato’), attacco, assalto, invasione che si voglia, alla tranquillità paesaggistica di questi pochi chilometri di costa molisana.
La Regione ha detto di no. La Provincia ha detto di no. I Comuni costieri del Molise hanno detto di no, con delibere e riunioni d’assise monotematiche. Perfino la Capitaneria di Porto, con l’allora comandante, Luca Sancilio, ha stilato una relazione di forte negazione e contrapposizione rispetto al primo progetto avanzato dalla società lombarda (si badi bene: una Srl…), all’interno del quale erano stati individuati molti lati oscuri; inesattezze e precarietà progettuali.
Risultato: “EffeVenti” sapendo di poter pascolare il gregge con tranquillità, ha recepito tutte le richieste di modifica scaturite dalle eccezioni sollevate in sede dei vari Consigli comunali e dei livelli amministrativi superiori, riproponendo il ‘pateracchio’, come o quasi come voluto e contemplato nelle eccezioni sollevate.
Dal certo no al ‘parco eolico off shore’, solo pochi giorni addietro, nel corso di un tavolo specifico, si è passati a un atteggiamento molto più possibilista, proprio mentre minacce alla tranquillità ambientale di medesimo segno giungono: sia per Campomarino-Chieuti, che per la stessa Montenero Marina.
Uno dei tanti parchi eolici realizzati nel Nord Europa
Allora come siamo messi? A nostro giudizio esattamente come è stato per la ‘turbogas’! Questi signori vengono, arrivano chissà da dove con società appena costituite; pianificano i fatti loro; adeguano i progetti in modo da evitare al minimo i contrasti nei processi autorizzatorii; sapendo per certo (perché si informano a dovere e per tempo), che la popolazione molisana è a “basso indice di reattività” e vanno avanti, fino a entrare nelle nostre case accolti dai sorrisi.
Non è possibile! Non è possibile: eppure succederà ancora perché alla fine il mare, il demanio marittimo è dello Stato, non di chi ci vive o spera per farci qualcosa di diverso o di antico; come i bagni in estate e la pesca tutto l’anno. Arriverà e si insedierà (ancora una volta in cambio di niente), anche la centrale eolica mare. Arriverà e ridurrà di circa cinque miglia complessive (poco meno di 9 chilometri tra area d’insediamento e zona di rispetto), la possibilità di fare turismo; di muoversi in quegli spazi; di praticare la pesca; o anche solo di guardare a largo e sulla linea di un orizzonte a noi fin troppo caro.
“Eolico off shore: tutti più possibilisti”, titolava solo qualche giorno addietro un autorevole quotidiano locale. Possibilisti per cosa? Perché forse qualcuno si sta ‘convincendo’ che il parco può andare; che porterà lavoro e mano d’opera ai molisani? Che attorno alle 55 pale sarà davvero possibile sviluppare Turismo e Pesca? Che come nel caso della ‘turbogas’ i vantaggi saranno importanti? (Anche se finora nessun cittadino della zona ha risparmiato un solo centesimo o visto calare il costo della sua bolletta per la fornitura elettrica).
Noi non crediamo a una sola di queste fesserie. Crediamo, al contrario, che dopo qualche ulteriore rimpallo di natura burocratica; qualche ricorso di facciata che faranno gli Enti Locali interessati, e qualche ulteriore lavata di scudi da parte dei soliti ‘Don Chisciotte dalle armi spuntate’, passerà ancora qualche tempo e, prima o poi, vedremo arrivare sulla costa di Petacciato: caterpillar, gru, breccia e cemento, cavi, eliche e quant’altro occorrerà per l’installazione delle torri a vento.
Come per la ‘turbogas’ accadrà, e nessuno potrà più fare un ‘beneamato’. Di questo passo e non è da escluderlo a priori, non risulta improbabile che anche per l’individuazione dei siti destinati all’atterraggio delle previste centrali nucleari, il Molise resti fuori.
Negli anni ’70 un possibile sito per la centrale atomica in regione era già stato individuato a sud di Campomarino, poi fu il referendum a salvarci. Chi ci salverà questa volta: Pecoraro Scanio?
Nexus