TERMOLI. E’ iniziato il fermo biologico e, nonostante il pesce non scarseggi, sono in molti a lamentarne la paternità e a tornare a casa con le buste semi vuote.
Dopo gli allarmi partiti dalle proteste del caro gasolio, quando il settore ittico sconsigliava di acquistare pesce di altri mari e quindi di dubbia provenienza, ora la maggior parte della gente ha paura di comprare. A rimetterci, sono sempre loro, i pescivendoli, che spiegano “La gente non si fida di ciò che trova sui banchi eppure quello che vendiamo è pesce fresco, non c’è dubbio. Andiamo a prenderlo a Gaeta e Formia, il pomeriggio, per poi rivenderlo al nostro rientro. I merluzzi arrivano dalla Croazia, qualcosa anche dal Tirreno. Non mancano poi cicale, sogliole, cefali e saraghi della piccola pesca termolese”.
“Ipotizziamo di incassare la metà rispetto a luglio – spiega un altro pescatore che prosegue lamentando la situazione del mercato di piazza San Timoteo – invece di investire soldi per migliorare le procedure di carico e scarico del pesce, non potevano darli a noi pescivendoli quei soldi? Possibile poi che nessuno si occupi di fare dei parcheggi idonei che permettano alla gente di fermarsi ed acquistare? – suggerendo – Basterebbe anche metterli a pagamento, ogni 15 minuti, così ci sarebbe il giusto via vai. Qua è un disastro e, se poi si aggiungono le ultime novità della categoria, non finiamo più di lamentarci – poi, tornando a parlare del fermo biologico, rimarca – il nostro pesce, quello che vendiamo qui in piazzetta, è fresco. Parola di pescivendolo”.
mabi