CAMPOBASSO. Il giornalista Rai e TG3 dell’Emilia Romagna, Giorgio Tonelli, ha tenuto la seconda lezione sui temi di approfondimento giornalistico. Analizzando il risvolto dell’informazione del sociale, si è soffermato, in particolar modo, sul rapporto che lega la stampa ai minori. In primis ha ricordato le quattro regole o leggi cui un giornalista dovrebbe far riferimento: la legge 69 del 3 febbraio 1963 che istituisce l’Ordine dei Giornalisti, la Carta dei diritti del ’93, la legge 675 del 31 dicembre del ’96 sulla privacy e, infine, la Nuova Carta sui minori di Treviso.
E proprio parlando dei minori ha affermato: “Sono persone deboli e per questo hanno una tutela privilegiata. Possono essere ripresi, ma non se implicati in situazioni particolari”. Sovente si viola la loro privacy con la scusa del diritto di cronaca. “ Ma il diritto di cronaca- ricorda Tonelli- non è il diritto di non avere regole. Bisogna stare attenti al modo in cui si espone un fatto perché l’informazione è come un missile:si conosce la rampa di lancio ma non si sa né dove andrà né che effetti produrrà”. Per questo motivo il giornalista ha intitolato la sua lezione “Le parole per dirlo”, perché seppure in casi rarissimi, le parole del giornalista possono uccidere.
Relatore: il collega del TgR Emilia, Giorgio Tonelli
Dai minori, si è poi passati al rapporto tra i media e “il diverso”. Una parola che quasi sempre fa riferimento a coloro che hanno culture e/o colore di pelle diverse. In effetti, non è rara la necessità di trovare un nemico contro il quale puntare il dito, al quale addossare colpe. Di esempi ve ne sono, si può partire dalle persecuzioni contro gli ebrei fino ad arrivare ai casi di cronaca più recenti: il nemico rom, il nemico di colore Abdul, un ragazzo ucciso per aver rubato dei biscotti.
O forse, soltanto per avere una colpa: un colore e un odore di pelle differente dai suoi assassini. “Rispetto al caso dei rom- sostiene Tonelli- ci sono state diverse violazioni deontologiche: ad esempio, giornalisti di alcune redazioni radiofoniche, si sono espressi in merito al caso con frasi tipo: “Bisognerebbe dargli fuoco!”. Ma il diritto di cronaca non prevede il linciaggio mediatico!”. Il giornalista, infatti, è un mediatore tra i fatti e l’opinione pubblica, non un giurista. Parlando, poi, di Internet e della sua potenza mediatica, il docente ha introdotto il concetto del “diritto all’oblio”. “In rete le notizie vivono a lungo- ha asserito- per cui quando ci si candida, ad esempio, per un lavoro, il datore può reperire tramite il web le informazioni sul candidato. Se, in passato è stata commessa qualche bischerata, questa emergerà e porterà delle conseguenze. Così il nostro garante ricorre a questo diritto per accertare che siamo cambiati, che non siamo più quelle persone”. L’incontro si è concluso con la visione di tre mini filmati incentrati sul rapporto tra il volontariato e le nuove tecnologie mediatiche.
Maria Ciarlitto