TERMOLI. Che non sarebbe stato difficile prevedere i futuri guasti al primo acquazzone era cosa abbastanza ovvia. Che nel frattempo e a distanza di molte settimane, non è stato mosso un dito, trattandosi di un’amministrazione di sinistra (quindi popolare; progressista; attenta ai disagi della gente; tempestiva e solerte: e chi più ne ha ne metta…), non ci avrei scommesso.
E invece, forse per non smentire un vecchio adagio popolare che stava a significare: incapacità, inadeguatezza al ruolo o semplicemente scarsa qualità: “alla prima acqua si bagna…”, i pubbici amministratori della città di Termoli, quantunque avvertiti e fotograficamente documentati per tempo, non hanno ‘copiato’ il messaggio, ed è bastato un acquazzone estivo per mettere in crisi la circolazione stradale in tre quarti della città.
Le rotatorie in particolare: quelle del vecchio e del nuovo ospedale; quella in fondo al lungomare nord; quella di viale Trieste (tanto per dirne due a caso), erano inattraversabili su mezzi a due o quattro ruote e risulta che a Termoli mezzi anfibi non siano in dotazione nemmeno alle varie forze dell’ordine di stanza in città.
La rotatoria totalmente invasa dall’acqua sul lungmare nord
Oggi le minoranze hanno chiesto, più che a gran voce (sono partite due mozioni di sfiducia cfr. altro articolo in homepage), la testa dei due assessori in qualche modo interessati a queste stesse problematiche che erano state sollevate proprio da questo giornale telematico.
Chiedevamo allora e lo facciamo ancora oggi alla luce di quanto accaduto sul fare della sera di domenica 14: “ma le rotatorie realizzate così di buona lena per adeguarsi alla normativa Ue: sono state mai collaudate? Qualcuno si è degnato di verificarne le pendenze; i ristagni pluviali; le vie di scolo e quant’altro?
Ne dubitiamo fortemente; o se tutto ciò è stato fatto, chi lo ha fatto doveva avere le bistecche almeno su uno dei due occhi. A chi compete fare luce e chiarezza su questi aspetti? Certo non i rispettivi assessori in persona, vale a dire Francesco Caruso e Giacomo Mario Di Balsio: sarebbe troppa grazia.
L’acqua ristagna precarizzando la circolazione
Supponiamo, o meglio speriamo, che ambedue si siano riferiti ai relativi capi settore; ai funzionari; a quelli delle squadre segnaletiche: a qualcuno insomma, in modo da circoscrivere le varie fenomenologie e trarne le dovute conseguenze.
A giudicare da quanto accaduto (e non sono proprio bazzecole), sembra che così non sia stato; che non sia stata effettuata alcuna corsa ai ripari e che in questa città amministrata dalla destra in passato, come dalla sinistra oggi (ripetiamo: progressista, popolare, solerte, tempestiva e – dimenticavo – legalitaria), non si dà corda alla sana quanto prevista consuetudine di collaudare le ‘opere pubbliche: vale a dire quelle opere che devono essere utili e funzionali al cittadino e che sono realizzate e finanziate con i soldi dello stesso cittadino.
Fino a oggi, però, sembra che l’unico ad effettuare i previsti collaudi sia stato solo ‘Giove Pluvio’.
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