TERMOLI.. E’ un film dove lo spettatore si emoziona: ride, piange e scopre l’accostamento a volte improponibile tra due mondi tanto uguali quanto diversi. Il film del regista Giulio Manfredonia dal titolo “Si può fare” ha sicuramente colpito anche la critica termolese. Non solo perché tra gli attori figura la moglie Rosaria Russo e tra le comparse il padre Enrico.
Ma anche perché in un mondo fatto di tante apparenze alla fin fine nessuno è perfetto. E’ la storia della Nuova Cooperativa 180 e di Claudio Bisio nel film Nello, protagonista della pellicola che da rappresentante sindacale viene invitato a fare i bagagli per dirigere una strampalata banda di malati mentali da cui avrà tanto da apprendere.
Un mondo diverso dal normale anche se a volte non si capisce realmente chi siano i veri “pazzi”. Un film che ha strappato applausi alla prima uscita romana e promette ancora di far sbattere tante mani. Per realizzare il film ambientato in una città di periferia dal 2004 prima Giulio Manfredonia e poi tutti gli attori hanno frequentato centri di salute mentale per rendersi conto di quella che era la vita nei manicomi di una volta.
Una realtà difficile da comprendere e da descrivere, nel film ci sono battute che gli stessi attori hanno realmente udito dalla voce dei malati. Dal 2006 sono invece iniziate le riprese. Claudio Bisio attore comico catapultato con il nome di Nello in un ambiente di difficile comprensione interpreta al meglio il suo ruolo, non si arrende e crede veramente che alla fin fine anche con gente diversa dal comune qualcosa si può fare.
Ed è proprio questo il filone della pellicola, la cooperativa cresce fino a diventare un gruppo di istallatori di parquet che decide tramite votazione di staccarsi dalla solita routine e dalle solite dosi di Serenase e Tavor per camminare da solo. In precedenza invece solo lavori sociali affidati dal Comune di appartenenza. Solo francobolli da affrancare alle lettere che la “banda” si rifiuta di incollare nel giusto modo. L’approccio è buono e la Cooperativa 180 si fa strada. Si estranea a tratti dal mondo dei malati mentali per compiere il cammino nel mondo dell’imprenditoria, ma è proprio in questo momento che qualcosa di grave accade.
Quel qualcosa che fa tornare tutti con i piedi per terra e indietro nel tempo. E’ proprio qui che entra in scena Rosaria Russo sul grande schermo “Caterina”. Una bella ragazza di buona famiglia che si imbatte nella Cooperativa 180 alla quale chiede un parquet nuovo di zecca per la grande villa in cui abita.
Sono in due a recarsi a casa sua per i lavori. Tra questi c’è Gigio che si innamora a prima vista, che si dichiara con Caterina che in un primo momento evita ogni contatto ma che a un certo punto inizia a pensare che qualcosa di carino “si può fare”. Per Gigio scatta la scintilla, compra un anello e si reca a una festa dove ci sono tante persone.
Troppe persone che iniziano ad apostrofarlo e l’amico che soffre con lui cerca di difenderlo tirando un pugno in faccia a uno spasimante di Caterina. Inizia la parabola discendente del film e le risate diventato d’incanto lacrime: i due malati vengono portati in commissariato e rischiano di tornare dritti in manicomio e abbandonare la Cooperativa. Ma Caterina cerca di difenderli evitando di farli denunciare ma parla di “poveri malati” con la porta socchiusa.
Il cuore di Gigio è ferito da quelle parole e il giorno dopo si impicca. E’ il mondo che crolla, è qui che lo spettatore inizia a pensare che forse tutto non si può fare. Per Nello è un colpo troppo forte da assorbire tanto da andare in depressione rinunciando alla Cooperativa 180 per accettare un lavoro di tutt’altra dimensione che lo proietta nella moda.
Un mondo diverso da quello dei suoi cari malati mentali, un altro mondo a suo modo di scontenti tra cui include anche il difficile rapporto con la moglie. Ma è proprio durante una sfilata che lo strampalato gruppo di malati mentali si presenta per riprendersi Nello. Succede il finimondo ma Nello-Bisio lascia la moda per tornare alla Cooperativa perché forse, in fondo in fondo….Si può fare.
E’ un passaggio veloce anche se tutti lo implorano di restare. Il film trascina lo spettatore dall’inizio alla fine, dalle risate alla drammaticità che a volte la vita riserva. Un film da vedere tutto d’un fiato. Un qualcosa che non ti aspetti. Un film che propone Giulio Manfredonia in cabina di regia e la moglie Rosaria Russo interprete del momento cruciale che spezza in due la trama.
Un qualcosa da non perdere, non solo per applaudire Rosaria Russo che fa la sua comparsa anche al cinema dopo il teatro e la televisione. Ma anche per gustare una trama di particolare impatto che il cinema italiano è riuscito ad offrire. Nel film partecipa come attore anche Manfredi Saavedra di Larino alle prime armi sul grande schermo.
Per quanto riguarda il personaggio di Rosaria Russo è dolce e raffinato. Sfrontato in un primo momento e delicato subito dopo perchè l’incontro con Gigio le fa dimenticare chi è la bella e chi il malato. Menzione anche per Enrico Russo, pochi secondi e un rapido passaggio nei panni di un imprenditore interessato al parquet della Cooperativa 180.
A un occhio qualsiasi potrebbe non sembrare nulla di particolare. Ma ai termolesi piacerà sicuramente tanto. Che dire ancora, correte a vedere il film. Solitamente si dice tra moglie e marito non mettere il dito. Questa volta però è stata una telecamera a dividerli ma Giulio e Rosaria si sono divertiti interpretando entrambi alla perfezione il proprio ruolo.
Secondo gli interessati con Si può fare il loro rapporto sentimentale si è ulteriormente consolidato. L’anteprima andata in scena al Lumiere ha convinto anche la stampa locale, poi campo libero ai termolesi che sono accorsi in massa.
Hogan