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lunedì 4 Agosto 2025
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4 termolesi inseguono i tori… a Pamplona

TERMOLI. “Pamplona è una città della Spagna, nonché capoluogo della comunità autonoma della Navarra”. Attenzione! Non siamo proponendo una guida turistica ma oggi ci occuperemo di raccontare l’avventura che hanno vissuto tre ragazzi termolesi e un ragazzo di San Severo, proprio a Pamplona, nell’incredibile settimana di San Fermin.

Per chi non lo sapesse San Firmino fu il primo vescovo di Amiens. All’età di 24 anni avendo organizzato la costruzione della chiesa locale fu nominato vescovo ma, l’opposizione del potere ufficiale alla dottrina cristiana, gli procurò il carcere dove, dopo essersi rifiutato di smettere di predicare, fu decapitato all’età di 31 anni.

Quindi secondo la tradizione Firmino, patrono delle confraternite dei barcaioli, dei vinai e dei fornai, viene ricordato con una festa che dura ben 204 ore.

I festeggiamenti iniziano il 6 luglio con il lancio del chupinazo (razzo) dal balcone del consiglio della città e finiscono a mezzanotte del 14 luglio: una delle attività più famose è l’encierro, la famosa corsa dei tori, lasciati liberi di muoversi velocemente tra la folla fino a ad arrivare nell’arena delle corride. Le corse invece, avvengono tra il 7 e il 14 di luglio e cominciano alle otto del mattino, con una durata media di tre, quattro minuti.

Ma dopo tutta questa premessa veniamo a noi. I tori sono l’elemento più caratteristico della Spagna ed attirano nella città di Pamplona, una quantità di gente indescrivibile proveniente da ogni parte del mondo. Quest’anno a recarsi nella penisola iberica per l’occasione, sono stati Alfredo, Francesco, Giuseppe e Nicola, quattro trentenni, amici di vecchia data che, per evadere dalla routine termolese hanno trascorso 4 giorni all’insegna del divertimento allo stato puro. Si, perché a sentire i loro commenti nella splendida città spagnola, nella settimana di San Fermin c’è il delirio!

Come vi ha accolto Pamplona?

“Benissimo! Siamo andati per provare il brivido della corsa dei tori. Non ho mai visto tanta gente in vita mia, tutta insieme e vestita allo stesso modo: maglietta e pantaloni bianchi, con il fazzoletto rosso al collo e la cintura dello stesso colore”.

Ci pare di capire che l’abbigliamento non è casuale, c’è una storia alle spalle?

“Si. Da quello che ci hanno raccontato i ragazzi spagnoli i contadini che lavoravano nelle campagne sotto al sole, si vestivano di bianco in modo tale da non sentire troppo caldo e indossavano fazzoletto e cintura rossa per farsi seguire dai tori che trasportavano i prodotti, ecco perché eravamo tutti vestiti allo stesso modo, la tradizione va rispettata”.

Veniamo al contesto: Pamplona è sempre così durante tutto l’anno?

“Assolutamente no. Pamplona è una città molto tranquilla, solo che nella settimana di San Fermin si trasforma. Le persone subiscono una specie di attacco di follia collettivo che coinvolge tutti: dai bambini agli anziani e tutta la città comincia a festeggiare iniziando dall’ubriacatura mattutina che si protrae per giorni e giorni”.

Invece parliamo dell’encierro… ci spiegate cos’è?

“E’ semplice, consiste in questo: i cittadini si preparano a condurre i tori nell’arena, però non camminando, ma correndo. Alcuni vengono raggiunti dagli animali e può capitare che vengano feriti dalle corna oppure calpestati. E’ molto pericoloso, ma l’adrenalina che ti sale in quei 4 minuti è indescrivibile”.

Quindi avete corso. Avete avuto paura di essere incornati durante la corsa?

“Nicola, Peppe ed io abbiamo corso, mentre Francesco ci ha aspettati all’arena. Parlare di paura è dir poco, qui parliamo di terrore anche se, il pericolo non è costituito tanto dagli 8 tori, perché gli animali tendono a seguire i buoi e gli altri tori, la pericolosità è costituita dalla gente che, per la paura di essere ferita corre in velocità e spinge  in avanti facendo cadere magari chi li precede, e li, sono guai perché i tori continuano la loro corsa verso l’arena e portano avanti chiunque capiti sotto”.

Una volta che la corsa finisce, cosa succede?

“Si entra nell’arena dove vengono liberati i vitelli con protezione alle corna e lì le persone iniziano a sfidare l’animale. Lo scopo è sfiorarlo senza essere seguiti”.

Quindi tutto sommato ci pare di aver capito che è una bella esperienza, un po’ pericolosa, ma sicuramente adatta a chi ha coraggio da vendere. Ci tornerete?

“Certo! E’ una settimana fantastica, è la vera ‘festa’. Abbiamo conosciuto tantissima gente e ci siamo sentiti a casa. Torneremo sicuramente l’anno prossimo”.