TERMOLI. Sono ormai trascorsi dieci anni e quasi nove mesi dalla terribile alluvione che costì danni per centinaia di milioni di euro, chi dice anche un miliardo, ad aziende, infrastrutture e famiglie lungo la Valle del Biferno.
Ciononostante, sulla gestione dell’invaso più importante del Molise, il Liscione, il Rotary club ha voluto organizzare un convegno tematico, fissato per le 18 di oggi pomeriggio nell’aula magna dell’Itis di Termoli, sul tema “Lago di Guardialfiera: analisi delle cause di possibile interrimento”, vedrà la partecipazione del dottor Roberto Nevini, geologo libero professionista di Firenze.
In previsione dell’incontro promosso questo pomeriggio dal Rotary “Lago di Guardialfiera, Franco Cianci, promotore delle azioni dei comitati per l’alluvione, ha indirizzato una lettera al presidente del Club Antonio De Marinis, in cui porge preziose riflessioni ai contenuti della conferenza.
“La Diga del Liscione – che fu negli anni 70, una straordinaria opera nel Mezzogiorno d’Italia, finanziata da fondi europei e con l’ausilio della Regione Molise – costituisce una gigantesca risorsa sia sul piano agricolo- alimentare che energetico, ma anche un temibile pericolo, se non governata con la cura e con la cautela con cui vanno custodite le opere grandiose.
Mi riferisco, in particolare, alla disastrosa esondazione della diga del Gennaio 2003, che provocò terribili danni alle cose e al patrimonio zootecnico della zona, con pericolo anche per le vite umane. Un miracolo le salvò.
La raccomandazione – che sto proponendo da anni a tutti gli organi della Regione, alcuni rappresentanti delle quali sono, oggi, sotto processo per la esondazione citata – è di vigilare sulla tenuta del lago, e sui livelli di laminazione :insomma sul governo delle acque. Tuttora, la situazione è particolarmente pericolosa perché gli argini del Biferno – nel cui alveo si scaricherebbero le possibili esondazioni della diga – non sono stati ricostruiti. Il problema dell’”interramento” della diga – che il progettista del grandioso e avveniristico ponte, che vi si immerge, ingegner Carlo Di Tullio, paventava già negli anni 70 potersi trasformare, in una pista di aerei – è uno dei tanti problemi, di cui la Regione Molise non tiene conto alcuno. Tale fenomeno, infatti, che è sicuramente in atto – il cui dragaggio porterà non solo delle spese colossali, ma anche problemi di ricerca dei siti di collocazione dei rifiuti – già pregiudica, notevolmente, la capacità di contenimento del bacino, riducendo non solo la quantità delle risorse necessarie per gli approvvigionamenti idrici indispensabili, ma anche la capacità stessa di contenimento delle piene, che si sono verificate già nel tempo, e che continueranno a verificarsi in prosieguo.
Di qui anche le difficoltà, importanti, circa il governo dei livelli di laminazione, che non sempre sono perfettamente tenuti a bada”.
Red