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venerdì 13 Giugno 2025
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Il desumibile stato dei Massoni molisani

LARINO. C’è stato un tempo in cui, almeno tra certe frange massoniche, volavano gli stracci; e, per averne contezza, sarebbe bastato visitare su internet  il sito  del “Grande oriente d’Italia” per rinvenirlo inzeppato di accuse e di documenti esibiti su di una presunta discussa gestione della Loggia. Uno spassionato osservatore del fenomeno avrebbe potuto dire che, manco nel corso delle elezioni politiche nazionali, sarebbero stati inferti colpi tanto bassi. Oggi, almeno apparentemente, l’ambiente parrebbe essere più sereno; perciò sarebbe il caso di vedere in quale misura potrebbero incidere l’Abruzzo ed il Molise sulla gestione complessiva della Fratellanza.

Chi conosce le segrete cose afferma che, nella Massoneria, il Maestro è unico (e prevalente) e che è legittimato a fregiarsi dell’appellativo “Grande”. Gli iscritti al “Grande Oriente d’Italia” di Palazzo Giustiniani, spalmati tra le varie comunità, grandi e piccole, dell’Abruzzo e del Molise, sarebbero circa 300. Nelle due realtà si è potuta registrare l’adesione di tanti giovani; e ciò viene ritenuto  un evento dimostrativo “di come i nostri figli aspirino a  non rimanere più inscatolati in temi sorpassati che non ci appartengono più”. Per quanto riguarda la distribuzione degli iscritti tra le due regioni finitime non sono state mai operate distinzioni; perciò non sarebbe irreale riferire, pure sulla scorta di notizie storiche ben note a chi pratica la divulgazione, che per il Molise si tratterà certamente di un numero di adepti di gran lunga minore rispetto all’Abruzzo (forse una sessantina).  E’ stato anche detto che “l’importante è la trasparenza, riferita alla dirigenza, nonché la cognizione dei responsabili sui due territori fratelli”. In definitiva, l’organizzazione non vivrebbe più nel mistero, dal momento che “la segretezza delle liste, resasi necessaria durante il Ventennio fascista, è finita da quando la Massoneria si muove finanche nelle piazze e sugli schermi tv, ragion per cui le attività del sodalizio sono visibili come se fossero praticate sotto un riflettore”. È stato spiegato anche perché il sesso gentile rimanga “a latere” del “Grande oriente d’Italia”. Si ritiene che la questione vada risolta “nel seno del circuito massonico stesso”, di tale da lasciare aperta una porta che fa bene sperare alle donne che volessero manovrare il compasso ed indossare il grembiulino:”Per fare una battuta – dice un anziano notabile –  potrei dire che, nella nostra galassia associativa, vi sono obbedienze esclusivamente maschili, altre  esclusivamente femminili e qualcuna mista”. Il tema-Massoneria è stato sempre poco trattato in Molise. Esso salì alla ribalta locale alcuni decenni or sono, a seguito di diverse interrogazioni presentate da consiglieri regionali di Sinistra che ebbero a dichiararsi preoccupati per la presenza “attiva” dei “grembiulini” sul territorio della ventesima regione. All’epoca, il settimanale “Molise oggi” (diretto da Antonio D’Uva, che poi – datosi ala politica – sarebbe diventato vice-Sindaco del Comune di  Campobasso) pubblicò alcuni servizi dai cui contenuti fu possibile ridurre il fenomeno locale al minimo comune denominatore, così da tranquillizzare l’opinione pubblica pure sulla personalità degli iscritti. Nessuno apparve dedito ad attività che non fossero nominabili e qualificate. Può dedursene che, data la scarsa consistenza dei Massoni nostrani, le due regioni finitime potranno incidere ben poco nei dissidi interni (oggi apparentemente in sonno) dei fratelli-coltelli di Palazzo Giustiniani. Peraltro, dopo che – nell’aprile del 2008 – l’allora “Duce” del Grande Oriente ebbe a dire che il cuore della Massoneria batteva a sinistra, sembrano essersi sopiti persino i timori espressi da chi vent’anni fa, nella ventesima regione, rappresentava questa parte politica. D’altronde, almeno ufficialmente, il “Grande oriente” non si sbilancia mai. Per esempio, sul terremoto giudiziario abruzzese di anni addietro, ebbe a dire:”Quello che so l’ho letto sui giornali. Quando c’è una inchiesta, è giusto che la Magistratura faccia ciò  che deve”. (Claudio de Luca)