di Nicola Vitale Per quelli che non sanno, da una mia ricerca sulla podolica che stavo portando avanti. La razza podolica e le sue attitudini e caratteristiche:
In epoca Romana nel I secolo d.C., Plinio il Vecchio, nella sua “Storia Naturale” narra di un bovino rustico dalle grandi corna definito “Bos silvestris”, presente allo stato brado nei boschi e nelle macchie dell’Italia centro-meridionale; anche Columella, coevo del predetto autore, nella sua opera classica “De re rustica” descrive il bovino grigio da lavoro che allora era diffuso nelle varie regioni centro-meridionali italiane; infatti l’autore ne descrive i principali ecotipi, precisando che: “La Campania produce buoi bianchi di piccola statura e di estrema resistenza.
L’Umbria ha buoi di grande corporatura, anch’essi bianchi, in più ha un’altra razza di colore fromentino, non meno pregiata per indole e forza fisica; in Toscana e nel Lazio ci sono buoi compatti e robusti nel lavoro; l’Appennino fornisce buoi resistentissimi che possono sopportare qualsiasi avversità. In ogni caso l’aratore deve ricercare animali giovani, quadrati, dalle grandi membra, con corna grandi, scure e robuste, dalla fronte larga e rugosa, con occhi e labbra neri, con narici larghe, giogaia ampia che arriva quasi alle ginocchia, con petto grande, spalle possenti, dorso diritto e pianeggiante o anche leggermente calante, natiche rotonde, arti corti e diritti, zoccoli grandi, coda lunghissima e pelosa, pelo fitto e breve su tutto il corpo, mantello scuro o fromentino”. Questa descrizione rimane immutata se confrontata con le principali caratteristiche somatiche degli odierni bovini Grigi Autoctoni; una ulteriore conferma della presenza in Italia, sempre nel I secolo d.C., di questi bovini indigeni è documentata dal reperimento di cavicchie ossee appartenenti a bovini dalle grandi corna, stratificati in un deposito di rifiuti risalenti a quel periodo e ubicato ad Aquileia, vicino a Venezia (Riedel, 1979).
L’attuale “Bovino Grigio Autoctono Italiano” (già Podolica) ha conservato, a livello strutturale, la conformazione somatica del bovino primitivo, sottoposto per millenni a una duplice selezione esercitata dal rapporto diretto con il bioterritorio di allevamento, essenzialmente basato solo sull’utilizzazione delle risorse naturali, e dalla selezione zootecnica mirata alla produzione, operata dall’uomo per soddisfare le esigenze di forza lavoro nei cicli agronomici stagionali delle aziende rurali. Il suo aspetto somatico esprime robustezza, energia e resistenza, poiché questo TG
ha uno scheletro di ottima conformazione espressa dalla tendenza dei quarti anteriori e posteriori a equilibrarsi, ma nel toro i quarti anteriori si mantengono ancora particolarmente imponenti, avendo conservato questo aspetto primitivo poiché è stato sempre allevato allo stato brado o semibrado e selezionato da millenni principalmente per la spiccata attitudine al lavoro. Inoltre, è contraddistinto da temperamento vivace e da andatura agile e sciolta.
Principali caratteristiche somatiche
Il “Bovino Grigio Autoctono Italiano” (già Podolica) presenta i seguenti aspetti somatici (Mizzi, 1960):
1) mantello: di colore grigio, con tendenza al grigio scuro-nerastro nel maschio in particolare ai lati della testa, sulle orecchie, sul collo, sulla spalla, sui 2/3 inferiori del costato, sull’addome, sulla coscia e sulla parte anteriore degli arti, con tonalità gradatamente più chiare sul terzo superiore del tronco fino alla linea dorso-lombare; più chiaro fino al biancastro nella femmina; il musello è nero, contornato da alone chiaro;
2) cute: con pigmentazione scura, è fine, elastica e abbondante, tale da formare una giogaia pendente dal sottogola alla regione sternale, scendendo oltre l’altezza del ginocchio nei migliori tori; anche la mucosa boccale e le aperture naturali sono pigmentate di nero; inoltre, in alcune linee femminili le aperture naturali possono essere depigmentate;
3) testa: leggera, con sincipite appena marcato da una larga depressione a V molto aperta, con profilo rettilineo, fronte larga e piana, arcate orbitali prominenti, leggera depressione fra le orbite, testa corta e massiccia nei maschi, allungata nella femmina; orecchie piuttosto grandi, larghe e dirette orizzontalmente;
4) corna: macrocere, posizionate sullo stesso asse del sincipite, con sezione basale circolare o ellittica, di colore giallastro nei 2/3 inferiori; la sezione diviene costantemente circolare nel terzo superiore di colore nero; pertanto, per due anni, durante la fase di crescita e di sviluppo delle corna, queste rimangono di colore completamente nero e solo negli anni successivi emerge la parte chiara; hanno la forma di mezzaluna nel toro e a lira nella vacca; sono dirette lateralmente, poi in avanti e in alto, lunghe da 45 a 50 cm nel soggetto adulto;
5) collo: corto, grosso, muscoloso e prominente, con giogaia abbondante nel maschio; piuttosto lungo ed esile nella vacca;
6) spalla: lunga, larga ben aderente al tronco;
7) garrese: serrato, esteso verso il dorso, particolarmente muscoloso nel maschio;
8) tronco: ben sviluppato, con linea dorso lombare tendente al rettilineo;
9) torace: largo, profondo e lungo, con costole non molto arcuate;
10) lombi: lunghi e larghi, ben attaccati e abbastanza robusti;
11) groppa: leggermente spiovente e sufficientemente muscolosa, generalmente con bacino leggermente sopraelevato;