LARINO. Paradossi di una mattina di mezza primavera. Si può dichiarare di aver trascorso una bella giornata in carcere? Affermazione paradossale, ma vera. La delegazione, con Dirigente Scolastico Prof.ssa Concetta RitaNiro, insegnanti, Caritas e un gruppo di ragazzi del Teatro della Memoria, del Liceo Scientifico di Termoli, l’ha sperimentata, tra le mura del carcere di Larino, nell’assistere, assieme agli studenti-carcerati, alla proiezione del lungometraggio “Metamorphosi”. Tutti eravamo curiosi di fare questa esperienza e ognuno ci ha messo dentro le sue fantasie e le sue proiezioni. Ci si chiedeva: le mura sono alte, quanti cancelli ci saranno, si entrerà tutti assieme? Poi al primo ingresso le chiacchiere sono scomparse. Siamo stati guidati in un cortile interno, con piante fiorite, verde curato e muri dipinti con disegni dai colori pastellati, più adatti ad una scuola che ad un carcere. Abbiamo raggiunto una sala con piccolo palco soprelevato, telo per le proiezioni e una serie di sedie per assistere alla visione del filmato. Ambiente piccolo, ma neanche claustrofobico, nonostante le finestre oscurate. Al nostro Liceo un ambiente preposto alle proiezioni, neanche ce l’abbiamo, per cui meglio di niente. L’accoglienza calda e spontanea, delle colleghe-insegnanti e della direttrice del carcere, ci mette a nostro agio , poi un caffè al piccolo bar interno, fa esclamare alcuni di noi che il caffè del carcere è davvero buono. Intanto, tutti assieme, arrivano gli studenti-carcerati. Molti di loro sono uomini adulti, alcuni con i capelli brizzolati, altri più giovani, con abbigliamenti sobri e curati. Gli studenti di “dentro” leggono alcune riflessioni, sulla Shoah e parallelismi con il carcere, altri, alcuni articoli della Costituzione. Uno studente “di dentro” ha messo per iscritto il suo modo di sentirsi lì, ma non vuole leggerlo, uno studente “di fuori” legge per lui. Lo fa con intensità e passione, l’altro si emoziona e poi ci confessa lo stupore e il piacere per quello che ha scritto, perché, letto da una voce narrante, è proprio un’altra cosa. Comincia la proiezione. La piccola sala è davvero piena, molti sono in piedi, i 50 minuti corrono veloci, , arriva il finale, che risulta davvero emozionante in quel contesto. E’ l’immagine di Ansar, il ragazzo pakistano che recita.”Sono un rifugiato, l’Italia ormai è il mio Paese. Faccio del mio meglio, ogni giorno, per vivere in modo degno di un uomo libero…. però mi sembra ancora di vivere in un mondo a parte, parallelo a quello degli italiani.” Credo che scatti un pensiero di confronto e di immedesimazione. Silenzio profondo, poi applausi calorosi, intensi, lunghissimi. E’ il momento del rinfresco, con salatini e dolci realizzati dagli studenti “ di dentro”. Due tendoni accolgono quelli “di fuori ” e quelli “di dentro”. Veramente non si distinguono, perché si sono formati dei gruppetti misti che si interrogano a vicenda, con qualche imbarazzo iniziale. Quelli “di dentro” sono piuttosto rigidi, trattenuti, compressi, ne chiedo spiegazione alla collega “di dentro”,mi risponde che molti di loro sono reclusi da vari anni e non sono più abituati a rapportarsi con un elevato numero di persone. Accenti diversi, e gestualità varie si rincorrono. Uno “di dentro” si avvicina e mi dichiara che vuole recitare, ha molto da dire, da raccontare, e il primo racconto lo vuole fare partendo dalla cicatrice che ha sul viso. Arriva uno studente “di fuori” e mi informa che un detenuto gli ha detto di essere molisano e lo ha ringraziato, perchè ha avuto un tuffo al cuore nel rivedere le belle immagini di Termoli che facevano da sfondo nel film. Anche Ansar, Aziz e Ibrahim chiacchierano con uno studente tunisino, che si complimenta per il bel lavoro realizzato e perché ha potuto parlare con loro usando la sua lingua. Sì! Abbiamo trascorso una bella giornata in carcere. Perché tutti insieme siamo riusciti a fondere le energie fra quello che sta dentro, in carcere, e quello che sta fuori e dimostrare come la scuola può diventare scambio culturale e recupero sociale ed educativo per tutti. [Nota stampa a cura della Prof.ssa Petronilla Di Giacobbe – Dirigente Scolastico; Prof.ssa Concetta Rita Niro]