venerdì 17 Gennaio 2025
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Quello che ignori: “Il Molise a luci rosse”

TERMOLI. Le corna non risparmiano manco il regno animale molisano. Poi girano le metafore relative al sesso che comunica, al meglio, il carattere dei Molisani, più propensi a predicarlo che a praticarlo. “Cornuto” era il nome con cui veniva chiamata la moneta da mezzo testone d’argento circolante in Piemonte tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700, detta anche “Cornabò” (“corna di bue”). Al dritto, presentava il ritratto di un Santo a cavallo; al rovescio, uno stemma ornato di cimiero. Fu coniata a Torino ed a Vercelli dai Savoia; a Casale dai Marchesi di Monferrato; a Carmagnola dai marchesi di Saluzzo; a Masserano ed a Crevacuore dai Fineschi; e, nella Zecca abbaziale di Montanaro, dall’Abate Bonifacio Ferrero e da altri feudatari. Un altro “cornuto” fu coniato in Svizzera (Losanna) da Monsignor Sebastien di Monfalcone, Vescovo dal 1517 al 1536. Era in argento, non recava data e probabilmente veniva utilizzato per i commerci con il Piemonte e con la Savoia. Nel rovescio, quelle monete recavano uno scudo sormontato da un elmo, con il cimiero a forma di aquila ad ali aperte che, popolarmente, venivano dette corna. Di qui derivò il soprannome della moneta. In alcuni casi, l’ornamento era rappresentato da ramificazioni frontali di cervo. Naturalmente il termine “cornuto” viene riferito pure ad un uomo tradito dalla propria consorte (e viceversa) oppure a soggetti che ne abbiano acquisito merito per altri motivi. Ed è qui che è possibile riallacciarsi ai Cerinti molisani. Il primo esemplare locale è il “cornuto monumentale”, così battezzato dall’architetto isernino Franco Valente che ebbe l’occasione di constatarne le gesta. Si trattava di un tale che, a Campobasso, soleva scrivere frasi sui monumenti, con bombolette di vernice colorate. Ne aveva vergata una persino sulla facciata laterale della Chiesa di San Giorgio, uno dei templi più importanti del capoluogo. “Che amica sei? – blaterava quel “signore” (che poi firmava quei suoi aborti con il nome di “Paolo”) –. Non tradirmi mai! Gli amori vanno, tu resterai. Che amica sei? Chiama quando vuoi se hai bisogno di ridere un po’ …”. Alla luce di una “performance” del genere, il ruvido architetto pentro, sempre sensibile ad un corretto andamento della vita dei monumenti, ebbe a chiosare quell’inutile gesto, affidandosi al web: “Se la tua amica ti mette le corna, fa veramente bene!”. Le corna (non metaforiche) non risparmiano manco il regno animale locale. Nella regione vive la “Capra di Campobasso”, allevata a Montefalcone del S. e nei comuni limitrofi. Secondo l’Associazione provinciale degli allevatori, quest’esemplare ha origini sconosciute. Vive in allevamenti di tipo semibrado, pascolando in zone boschive ed in terreni incolti. Di taglia media, ha la testa leggera e non molto lunga ed è provvista di corna e di barba. Il collo è fine e mediamente lungo. Nella metà dei soggetti sono presenti tettole. La muscolatura è buona, senza essere pesante. La mammella è ben attaccata all’addome e gli arti sono sottili, ma solidi, con unghielli robusti Il vello è elegante con pelo lungo. I colori più diffusi sono il bianco e il nero in tutte le combinazioni. La pelle è sottile e generalmente pigmentata. Da buon ultimo, vi sono le “corna” vere e proprie, quelle classiche, che compaiono sulle colonne dei quotidiani locali. Vengono originate da storie, sempre scontate e miserevoli, che – per fortuna – non sfociano quasi mai nei più acuti drammi della gelosia. Lo conferma una signora di Isernia che, ad un giornalista che stava lanciando un’inchiesta sull’argomento, ebbe a dichiarare: “Se lui mi tradisse, non farei scenate, pure perché –  dopo tanti anni – si può tranquillamente passare sopra a certe cose. Però, probabilmente a freddo, qualcosa la farei”. In definitiva quello di questa donna è un atteggiamento più che contenuto, entro i limiti di una moderna e dèbita civiltà. Di sicuro non come quello di certi mariti che lasciano presagire sfracelli ove venissero a conoscenza dei comportamenti extraconiugali della propria signora. Come possa essere interpretato l’argomento in alcuni casi, lascia intuirlo un’altra signora di Termoli che – alla domanda del collaboratore di una radio (“Ma voi e vostro marito parlate mai di sesso?) – rispose: “Sì, se mi telefona!”.