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lunedì 28 Aprile 2025
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Massoni, fascisti, DC e “Dem”: il pendolo ideologico dei molisani

Di Claudio de Luca LARINO. Nicolò D’Abramo, di Guglionesi, Socialista dai tempi di Giolitti, perseguitato dal Duce e componente del Cnl molisano, scrisse: “In Molise? Prima tutti Massoni, poi tutti Fascisti, infine tutti Democristiani”. All’epoca, quando la Massoneria ebbe a diffondersi, furono in molti a preconizzare il pericolo che avrebbe percorso la vita pubblica. Il Partito popolare (con “Fra’ Cristofaro”, Gaetano Amoroso) si batté, tràmite le pagine de “l’Avvenire del Sannio”, per mettere in guardia contro gli “avvelenatori” della società. Nel 1921, l’aspirazione all’autonomia (ed il calcolo politico) suggerirono di presentare un listone in cui confluirono liberali, popolari, fascisti e nazionalisti. Furono eletti solo i massoni Pietravalle, Marrucino, Veneziale e Presunti. Dopo la marcia su Roma, iniziò il “marcio” col fenomeno della conversione al Fascismo. Pare incredibile ma pochi anni prima (1919), a Campobasso, non operavano sezioni di partito. I candidati alle tornate elettorali erano, più o meno, sempre i “cappucci”. La Sede della Provincia era il centro riconosciuto dei “grembiulini”. Un annuario registrò le attività dei Cavalieri di Kadosch, dignitari del 30° grado, presieduti dal Segretario dell’Ente Francesco S. Giancarlo. Questo consesso soprassedeva su 5 Capitoli dei “Rosa-Croce” in cui operavano affiliati dal 15° al 18° grado. Le Sedi dipendenti erano l’Aquila, Chieti e Lanciano. Ad Isernia dominava Antonio Di Lullo. Sino al 1923 il Molise vantava 5 Logge. Alla “Nova Lux” di Campobasso avevano aderito il Presidente della Provincia Angelo Del Lupo e quello degli industriali Giuseppe Petrucciani; poi si segnalarono i Sindaci (Domenico Pistilli ed Eugenio Grimaldi) e Gustavo Spetrino, Presidente della “Società operaia”. Ad Agnone l’”Aquilonia” contava sull’on. Alessandro Marrucino, poi Sottosegretario alla Guerra nel Ministero Facta, quindi senatore del Regno; infine c’erano Raffaele Sabelli e Michele Cervone. Ad Isernia (Loggia “Giuseppe Garibaldi-Cesare Battisti”) prevaleva il deputato Ferdinando Veneziale ed il “venerabile” Di Lullo. A Larino (Loggia “Giuseppe Mazzini”) operava il dr. Emilio Ricci, l’avv. Giulio Colesanti e il dr. Giuseppe Battista; a Termoli (Loggia “Ernesto Nathan”) il riferimento era l’avv. Franco Petti e Felice Solchi. Per il Fascismo rinnegarono in molti. Cervone e Marrucino si dimisero; Giancarlo, che pensava di poter fare il doppio gioco, venne espulso. Ma la Massoneria molisana, guidata dall’avv. perugino Enrico Presunti (di genitori campobassani) si distinse all’opposizione. Alla vigilia delle politiche del ’24, le “camice nere” aggredirono il proprietario del Caffè Lupacchioli ed il barbiere Emilio Brienza, gestori di esercizi frequentati da adepti. Quest’ultimo, sbarbando un avversario, ne aveva attinto la mascella. Nonostante i soprusi patiti, chi si opponeva riuscì ad eleggere Presunti nel Collegio abruzzese-molisano (19 seggi ai Fascisti ed uno soltanto ai Socialisti). A giugno la “Società Operaia” aderì allo sciopero nazionale per il delitto Matteotti, suscitando le preoccupazioni del Prefetto. La “Vita del Molise”, diretto dal larinese Giulio Colesanti, si vide sequestrare alcune edizioni fino a cessare le pubblicazioni. Dopo l’attentato-Zamboni la Massoneria venne soppressa; le logge di Agnone, di Larino e di Palazzo Petrucciani a Campobasso furono devastate mentre quella d’Isernia si sciolse spontaneamente così come il Circolo “Eguaglianza” e la Società operaia nel capoluogo. Gli ultimi sussulti massonici si ebbero con Folchi (Termoli) che perse l’insegnamento per non avere rinnegato; con il dr. Battista di Larino che dové abbandonare la condotta medica; e con Presunti, dichiarato decaduto dalla carica di deputato nel 1926 per essersi rifiutato di prestare giuramento al Regime. Allontanato pure dalla docenza universitaria, visse dei soli proventi professionali; poi, sottoposto a sorveglianza, fu colpito da paralisi e morì nel 1949. Caduto il Fascismo i Massoni confluirono nel Pli. Silvestro Delli Veneri, Capogruppo socialista, negherà sempre ogni attività massonica. Remo Sammartino: “Non ho avuto mai l’impressione di trovarmi circondato da gente che tramasse nell’ombra“. Il Presidente della Provincia Ciuffo: “Escludo di avere subito pressioni o contatti che potessero far pensare alla setta”. Pure alla Regione che verrà si rigetterà ogni ipotesi di eredità massonica. Per Florindo D’Aimmo non v’era traccia di massoni nell’Ente e nessuna pressione sulle competizioni elettorali.