MAFALDA. Un incontro che si rinnova da anni e sempre nel nome di san Valentino. Nel piccolo centro molisano è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri un momento di preghiera e comunione tra due comunità che abitano le sponde del fiume Trigno: Mafalda e la vicina Palmoli. L’incontro si è verificato nei pressi della località denominata, non a caso, colle di san Valentino. Qui le acque di una sorgente sono state raccolte in una fontana che prende proprio il nome del paese della provincia di Chieti: fontanella di Palmoli. Che il tutto il territorio della valla del Trigno sia stato, ed in misura minore sia ancora, un luogo di scambio tra le culture ed i popoli delle due sponde bagnate dal fiume è un dato di fatto inconfutabile ed è testimoniato da documenti storici e tradizioni tramandate oralmente da tempi immemori. In questo caso però il legame è speciale, il rapporto unico e la figura sacra e mitica sul quale si fonda di una grandezza straordinaria. Facciamo un passo indietro e vediamo di raccontare una storia che si colloca tra il fatto realmente accaduto e la leggenda citando le parole dello storico mafaldese Antonio Menichilli. “Una leggenda narra che i resti mortali di san Valentino, patrono di Mafalda, traslati sotto il pontificato di Leone XII da Roma a Napoli, siano passati anche per il Molise attraverso il territorio di Trivento. I triventini volevano che le spoglie del Santo restassero nel loro paese in una cappella eretta in suo onore ma, si narra che, alzando il braccio, Egli indicò la direzione di Palmoli ed i fedeli decisero di soddisfare la sua volontà. Giunti nel territorio di Ripalda (vecchio nome dell’attuale Mafalda), avvenne la stessa cosa. Anche i ripaldesi premettero per trattenere le reliquie di san Valentino e interruppero la processione. All’interruzione seguirono tafferugli fin quando non si decise che la scelta finale spettasse allo stesso Santo. Il feretro fu issato su di una traglia e posta quella su due buoi che non avevano mai tirato prima, si aspettò di vedere quale via, di loro spontanea volontà, avrebbero preso per decidere il luogo della tumulazione finale del Santo, se cioè doveva rimanere a Ripalda o proseguire per Palmoli. I buoi si incamminarono verso Palmoli e, così, pacificamente si accettò quella che era considerata la scelta dello stesso Santo. Si racconta anche che, durante il viaggio verso il paese ora abruzzese, ad un tratto quando ci si trovava ancora in territorio di Ripalda, all’orma di un bue che si era inginocchiato cominciò a sgorgare dell’acqua. Si pensò subito ad un miracolo e quindi proprio in quel punto si costruì una fontana chiamata fontana di san Valentino dai Palmolesi e fontanella di Palmoli dai Mafaldesi”. Riscoprire e tramandare queste tradizioni è e deve rimanere un imperativo morale per le generazioni future. Al di là della fede, dei miti e delle leggende, resta il fatto che due comunità si sono incontrate e lo hanno fatto nel nome di un santo patrono comune: San Valentino. Andrea Mastrangelo