CERCEMAGGIORE. Capoiaccio: la popolazione di Cercemaggiore si chiede se vi sia qualcosa di pericoloso celato in quei pozzi, da tempo sigillati con il cemento armato; e cosa sia stato portato in questa contrada, dagli stabilimenti di Potenza, per il tramite dei tanti automezzi pesanti che, una volta, giungevano (nottetempo!) dalle Masserie Spavento. Ma le domande sono anche altre: concernono la profondità di una eventuale contaminazione da radionuclidi e la quantità di materiale dannoso ancora presente nell’area. Insomma la gente vuole la verità, seppure ufficialmente si dica che a Cercemaggiore siano da escludere rischi in ordine all’anomalo tasso di radioattività riscontrato dall’Arpa Molise e dall’Ispra proprio nell’area dove insistevano gli stabilimenti estrattivi della ex-Montedison. A proposito di questi timori, la III Commissione consiliare della Regione avviò, sin dalla fine del 2013, un procedimento finalizzato a chiarire la portata delle reimmissioni avvenute nei pozzi di Capoiaccio al fine di accertare l’origine dell’elevato tasso di radioattività riscontrato. Solo la “Edison Spa” evita, ancora oggi, di portare chiarezza sulle richieste inoltrate. Come si ricorderà l’Ispra certificò la presenza di valori radioattivi anomali rispetto al fondo ambientale laddove insistevano i pozzi petroliferi “S. Croce 1″” e nella zona del “Fosso Vernile”. Successivamente, dopo di avere analizzato campioni di terreno e materiali non assimilabili a quest’ultimo, l’Istituto riscontrò che la serie radioattiva dell’uranio non era in equilibrio secolare e che le concentrazioni di massa di alcuni radionuclidi, costituenti la serie radioattiva stessa (radio e piombo), erano più elevate rispetto a quelle prese come riferimento per il fondo ambientale. Per di più, nel materiale non assimilabile al terreno, erano state rilevate concentrazioni di radio, polonio e piombo derivanti dall’accumulo degli scarichi provenienti dall’ex-sito estrattivo. I tecnici non riuscirono a stabilire sino a che profondità fose estesa la contaminazione e manco la portata della quantità presente nell’area. Però sottolinearono che i rischi potevano derivare solo dall’aumento significativo della protrazione all’esposizione della popolazione nell’area; ritenuta “al momento poco realistica stante i provvedimenti di tutela adottati“. Perciò oggi la domanda è: in tutti questi anni quante persone sono rimaste esposte all’inquinamento, e con quali rischi? Per la terza volta i funzionari della Divisione Asset Idrocarburi dell’Edison, invitati per essere ascoltati dai componenti della III Commissione, hanno rinviato l’incontro con scuse dilatorie. Alle prime due richieste, risposero adducendo l’opportunità di conoscere gli esiti delle attività della Commissione prefettizia e le decisioni che avrebbe adottato la Procura della Repubblica di Campobasso che sta indagando, preliminarmente, sulla situazione ambientale del sito di Capoiaccio. In sostanza la Società sembrerebbe volere evitare di esporsi a domande e di dovere esprimere pareri “per la tutela delle persone che venissero coinvolte ed a garanzia e per il rispetto delle indagini in corso nell’ambito del suddetto procedimento penale“. In realtà, dice il Presidente Ciocca, “la convocazione ha, come scopo principale, quello di chiarire, con i diretti interessati, i contorni di una presunta vicenda di inquinamento ambientale“. Claudio de Luca