MONTENERO DI BISACCIA. Con la matita in pugno, era un autentico geniaccio. Quando Abruzzo e Molise formavano una sola regione, con gli attuali “cugini” i Molisani erano “fratelli”; e, tra di questi, ve ne fu uno che – tra tante altre cose – inventò la “Vespa”. Cosicché, sia pure in senso lato, oggi è possibile scrivere che l’“invenzione” di questo “scooter” è in qualche modo anche nostrana. Ed è giusto confermarlo tanto più perché il creatore di quella due ruote ha un cognome ben noto nel Montenerese: quello dei D’Ascanio, che hanno dato alla 20esima regione un Presidente della Giunta provinciale del Capoluogo. Corradino D’Ascanio nacque nel 1891 a Popoli. Nel 1914 si laureò, in ingegneria, al “Politecnico” di Torino, Città in cui, proprio alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, gli verrà conferito l’incarico di Direttore tecnico del Battaglione “aviatori”. Qui esternò subito l’ingegno che gli premeva dentro e mise a punto un sistema che – per la prima volta – consentiva al pilota di abbandonare, sia pure per un breve tempo, i comandi dell’aeroplano senza che questo perdesse la rotta. Insomma inventò l’autopilota. Dopodiché installò una stazione-radio a bordo per consentire a chi lo pilotava di comunicare con la terra; e trovò il tempo di brevettare un dispositivo che poneva nella condizione di conoscere l’inclinazione del velivolo. Praticamente si trattava del bandòmetro. Nei ritagli di tempo, il Nostro si dedicava a “progettini” quali il forno elettrico per la cottura del pane e dei dolci e – aprite bene le orecchie! – si approssimò persino a quel famigerato apparecchio misuratore tanto vituperato dagli automobilisti. In effetti quello di Corradino fu il primo sistema utilizzabile per il rilevamento dell’esorbitanza velocitaria. Poi, visto che mise a punto qualcosa di adatto per il ritrovamento di una scheda corrispondente ai dati ricercati semplicemente digitando sulle lettere di una tastiera, non vi viene in mente che si sia trattato di un antenato dei motori di ricerca dei moderni “computer”? Mentre attende a queste “cosucce da dozzina” porta avanti un suo progetto di “elicottero personale”. I prototipi apprestati gli consentono di giungere alla versione definitiva della macchina; ma gli eventi bellici del 1943 gli saranno pregiudizievoli perché i bombardamenti distruggeranno quello che era stato il suo terzo modello. Più tardi D’Ascanio conseguirà un’incredibile notorietà con l’invenzione della “Vespa”, commissionatagli dalla “Piaggio” di Pontedera per risollevarsi dopo le rovine causate dalla Grande Guerra. “A me la ‘Vespa’ mi ha punto!”, dirà sempre a chi gli avesse chiesto perché mai si mostrasse così poco grato ad un successo tanto grande. Il fatto era che, se quello “scooter” non fosse andato così bene, la “Piaggio” non avrebbe messo da parte i suoi progetti elicotteristici. L’inventore abruzzese-molisano muore nel 1981. Aveva 90 anni ed oramai aveva visto volare nei cieli tanti elicotteri messi a punto da chi aveva saputo semplicemente utilizzare le intuizioni della sua vita. Il telaio della “Vespa” (1946) era veramente rivoluzionario. Quel veicolo aveva una vita sottile; ma, ciò nonostante, permetteva a due persone di occupare il sellino. Avrebbero potuto farlo, comodamente, “persino le donne ed i preti”. Il motore era lontano dalle caviglie ed era stato coperto, cosicché i passeggeri non avrebbero mai potuto sporcarsi in alcun modo i pantaloni, le gonne o le tonache di olio. A battezzarla fu lo stesso Enrico Piaggio che le impose quel nome dopo che gli erano stati sottoposti i primi esemplari. Vedendo il veicolo, una domanda gli era venuta subito alle labbra:”Ma come farà a reggere due persone con quel vitino di vespa?”. Solamente a partire dal 1947 lo “scooter” decollò; al punto che, per soddisfare le richieste che pervenivano da tutto il mondo, l’Azienda dovette costruire nuovi stabilimenti in ben tredici Paesi. Sono 18 milioni gli esemplari venduti nell’orbe terracqueo dal 1946 ad oggi e 140 le versioni che si sono succedute. Claudio de Luca