TERMOLI. Forse si aspettava una maggiore partecipazione, vista la forza dei numeri che la proposta del Distretto turistico Molise Orientale in un anno e mezzo ha portato a casa. Ben 236 adesioni, tra privati, enti locali, associazioni e anche componenti di prestigio. Ieri sera, davanti al governatore Frattura e all’assessore Veneziale, il presidente Remo Di Giandomenico (assenza roboante quella del Comune di Termoli) e il professor Angelo Presenza dell’Unimol hanno lanciato il nuovo piano di sviluppo strategico del turismo. «In termini pratici significa che portiamo alla luce tutte le attività del distretto e da questo si parte per lanciare una ipotesi di piano di sviluppo con le peculiarità delle piccole imprese che pone in evidenza anche le responsabilità delle amministrazioni pubbliche che devono fare la loro parte – ha spiegato Remo Di Giandomenico, che ha elencato tutte le azioni compiute come Distretto, ma anche come Aast e ne sono state davvero tante – noi mettiamo in piedi un palcoscenico poi gli attori sono i rappresentanti del territorio e le piccole realtà non siamo noi, sono loro che devono usare il nostro palcoscenico in una prospettiva di sviluppo delle attività Andando bene come è andata bene la prima edizione le persone saranno invogliate a venire di più». Numeri importanti, quelli delle adesioni in vista della Bit 2018. Da 20 comuni a 55 e da 15 a 73 imprese il salto in avanti, a Milano si va per vendere e non per fare la passerella. Tra le novità annunciate, anche l’apertura di una sede a Montenero di Bisaccia. Bacchettate, invece, le amministrazioni di Isernia e Campobasso.
IL PROGETTO
Il presente documento delinea una prima analisi del territorio del Distretto Turistico Molise Orientale al fine di contribuire allo sviluppo di un sistema economico locale basato sulla partecipazione degli attori sociali e sulla cittadinanza attiva, finalizzato al rafforzamento delle interrelazioni tra i vari settori economici locali, capace di spalmare gli effetti del benessere sull’intero sistema produttivo (agroalimentare, artigianato, costruzioni, ecc.). Una sostenibilità economica e ambientale da perseguire attraverso la “costruzione” di un prodotto di qualità locale che passa per l’integrazione delle offerte (tra turismo ed altre attività produttive) per superare la frammentazione delle stesse attività produttive e per soddisfare le esigenze della domanda interessata a un “prodotto territoriale” e a modalità di fruizione sempre più orientate verso il turismo esperienziale.
I distretti turistici derivano dagli studi sui distretti industriali, ma in riferimento al turismo, ci troviamo ancora in un campo in via di definizione e il fatto stesso di parlare di “distretti” significa introdurre un nuovo concetto. La definizione di distretto industriale (Paniccia, 1998; Varaldo & Ferrucci, 1997) proposta da Marshall e successivamente sviluppata soprattutto dal contributo di Becattini (1989), identifica principalmente i seguenti tratti comuni: i) la presenza di un’area territoriale circoscritta, ii) l’esistenza di una popolazione di imprese di piccole e medie dimensioni, iii) l’esistenza di una comunità di persone che condivide un sistema di valori abbastanza omogeneo.
Pertanto, l’identificazione dei distretti turistici viene effettuata mediante aggregazioni di territori in grado di esprimere omogenee o complementari potenzialità di attrazione turistica (Trunfio, 2008). Un primo obiettivo è quindi quello di riscoprire gli elementi costitutivi dell’identità territoriale di quella parte della Regione Molise che confina ad Est con il Mare Adriatico, a Nord con la regione Abruzzo, a Sud con la regione Puglia mentre verso l’interno ha un’immaginaria linea di demarcazione con il resto del territorio regionale che trova ragione in un insieme di componenti che sono, in primis, di carattere socio-culturale, infrastrutturale, imprenditoriale e, più in generale, di prossimità amministrativa. L’aggregazione spontanea dei comuni si fonda su una direttrice che accomuna specificità ed identità di natura storico-culturale, oltre che paesaggistiche ed enogastronomiche, e dall’esigenza di tutelare e promuovere in campo nazionale ed internazionale le emergenze del territorio, constatato l’insufficiente sfruttamento delle sue potenzialità turistiche.
Avviare un processo di valorizzazione vuole dire avviare una riflessione strategica sul futuro, sul ruolo che il turismo – e con esso la cultura – può avere come settore economico trainante in un Paese e in una regione i cui beni culturali e naturalistici rappresentano importanti driver competitivi.
Da qui l’esigenza di creare e proporre nel mercato turistico un prodotto che rappresenti la migliore sintesi del Territorio, un unicum che consenta di proporre un prodotto integrato e variegato dove è possibile combinare vari aspetti della “vacanza”, all’interno di un quadro dove cultura, folklore, natura, enogastronomia fungano da collante nel definire un circuito turistico di qualità.
L’area di intervento su cui insiste la proposta di Distretto Turistico offre, infatti, un insieme di fattori di attrattività in grado di proporre un’offerta turistica articolata in linea con l’approccio attuale che il consumatore ha della vacanza: non più manifestazione di consumo saltuario ed occasionale come un bene di lusso, bensì come momento più frequente nella vita di ognuno, espressivo di un bisogno sempre più sentito, nel quale possono coesistere ed integrarsi momenti diversi del “vivere la vacanza”.
La presenza di beni naturali e culturali non rappresenta di per se prodotto turistico a valenza economica, la connessione tra risorse turistiche e redditività è data in modo esclusivo dalle modalità di organizzazione, di tutela e di messa in valore delle risorse disponibili. Nuovi modelli di vita accompagnati da elevati livelli di consumo richiedono la presenza di un complesso sistema di servizi pubblici e privati. Sono proprio le attrezzature sussidiarie, quelle che completano i servizi di base di una destinazione e la rendono particolarmente attraente per il turista.
Il processo di differenziazione funzionale che permette di raggiungere il “vantaggio competitivo”, corrisponde nel turismo alla segmentazione pressoché illimitata del mercato, al soddisfacimento di nuovi bisogni, alla personalizzazione del prodotto attraverso la creazione di servizi accessori, all’ampiezza della corrispondente gamma di servizi ed alla capacità di lanciare nuovi prodotti.
Occorre quindi che l’offerta turistica del territorio si adegui alle mutate esigenze della domanda nella creazione di itinerari e percorsi turistici integrati, per offrire un prodotto diversificato e al tempo stesso appetibile e di qualità che valorizzi le risorse imprenditoriali e culturali locali nell’ottica di uno sviluppo turistico endogeno e sostenibile in cui acquista centralità rilevante il ruolo degli Enti pubblici e privati preposti alla pianificazione del territorio.
Un progetto quindi che punta a svilupparsi in armonia e con il miglioramento costante delle condizioni di vita del territorio stesso, dove, in altre parole, la crescita del mercato turistico consentirà di rafforzare lo sviluppo locale, non solo da un punto di vista economico, ma anche in termini di identità territoriale. La gestione di Strumenti della Programmazione negoziata (Patti Territoriali, PIT, GAL etc…) unitamente alla realizzazione di numerose iniziative volte a favorire le condizioni di sviluppo socio-economico locale, hanno indotto negli amministratori la consapevolezza delle specifiche particolarità del territorio e delle proprie “esigenze”.
L’ambiente nel quale si opera ha certamente elevate potenzialità, ma vi è una limitata diffusione nella fruizione e nella valorizzazione del patrimonio culturale tangibile e intangibile con un insufficiente livello di integrazione tra il sistema delle risorse ambientali, culturali e enogastronomiche e il sistema imprenditoriale locale, e la cultura d’impresa stenta ancora ad affermarsi al pari della cooperazione tra le aziende presenti, quasi sempre di piccole dimensioni.
L’iniziativa proposta va letta quindi come il completamento delle politiche di sostegno attuate nell’ultimo decennio con vari strumenti che hanno stimolato la crescita e la diffusione di iniziative imprenditoriali prevalentemente rivolte al settore turistico e agrituristico, nonché agricolo ma anche artigianale ed industriale. Ciò richiede un impegno diffuso teso a rafforzare dal basso la coscienza del patrimonio territoriale. Tali aspetti hanno influito sia nel processo che ha portato all’individuazione degli obiettivi, sia nella definizione dello strumento attraverso il quale gli stessi obiettivi si intendono perseguire.
