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domenica 27 Aprile 2025
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“Metti via quel cellulare”, un viaggio nella società moderna

TERMOLI. Incontro interessante quello di sabato 6 gennaio sera al Macte di Termoli con Aldo Cazzullo. Noto scrittore e giornalista attualmente in forza al Corriere della Sera, il piemontese di Alba classe 1966, di ”tipica composizione etnica langarola” come simpaticamente dichiarò in una bella intervista rilasciata a Luca Telese, ha subito dimostrato di essere abituato a confrontarsi con il pubblico. Nessuna sorpresa, si dirà, vista la portata del personaggio, ma in realtà chiarezza, disinvoltura ed efficacia della parlata sono parse un po’ superiori alla media. Sul palco con lui Valentina Fauzia, dirigente del servizio ufficio stampa del Comune di Termoli, ed in platea un folto pubblico. Presenti diversi esponenti della nostra amministrazione comunale, sindaco Angelo Sbrocca in testa, così come numerosi docenti di vari istituti, naturalmente interessati “per competenza”, e tanti cittadini comuni.

L’intervento di Cazzullo a Termoli è stato impostato su due parti. Nella prima, rispondendo ad alcune domande, ha spaziato su vari temi, talvolta “allargandosi” molto proprio perché ama tantissimo parlare, dicendo però cose sempre significative. Nella seconda, in doverosa fase di “promozione, Valentina Fauzia ha letto alcuni passi del libro lasciando poi allo scrittore di spiegare i contenuti di quello che è in realtà un confronto / conflitto con i figli su un tema ad altissima criticità come il “cellulare”, o meglio lo smartphone. Insieme a Francesco e Rossana ha dato vita ad un’opera “a sei mani” nella quale i figlioli mettono “alla frusta” il genitore ribattendo colpo su colpo alla demonizzazione che egli fa dei diabolici dispositivi e della Grande Rete.

Dopo aver elencato tutta una serie di servizi importanti, interviste di grande pregio, premi conquistati e gli oltre dieci libri già scritti, l’intervistatrice ha posto la prima domanda ad un autore che da molti anni racconta la realtà italiana: ” Cosa pensa della nostra società attuale?”

Prima curiosità gustosa: lo scrittore ha svelato di conoscere il nostro patrono San Basso perché ”L’Autore di molte fotografie che sono nei miei libri è un termolese, Basso Cannarsa”. Cazzullo poi fatto notare come il nostro Paese sia un grande contenitore di paesaggi e panorami di ogni genere, di tante culture, dialetti e comunità variegate: ”Un Paese nel quale ad ogni crinale di collina cambiano panorama, accento e modo di costruire le case. Inoltre, non ne esiste un altro al mondo nel quale ovunque fanno un vino eccezionale”. Qui ha anche sferrato un colpo niente male alla Francia, nella quale a suo dire “ci sono regioni nelle quali il vino non sanno proprio farlo e addirittura il clima non lo consente”.

Il tema dell’esaltazione dell’Italia e delle sue peculiarità è stato uno sfondo sempre presente nell’esposizione. Sono stati inoltre toccati molti momenti storici di grande importanza e che hanno determinato cambiamenti epocali nella vicenda nazionale: ”Noi italiani siamo legati alla nostra patria molto più di quel che pensiamo di essere, nonostante pensiamo sempre ad uno Stato distante”. Ci pensiamo non senza ragioni, aggiungiamo senza timore di sbagliare, ma non c’è dubbio che il legame con i campanili e con i territori sia un po’ ovunque fortissimo nel Bel Paese. Su questo tema si è concesso un passaggio politico riguardo l’importanza dei simboli: “Una volta il Tricolore era un simbolo di parte, quasi di estrema destra, oggi invece è il simbolo in cui la maggioranza degli italiani si riconosce”. Ha tentato in modo lodevole di sponsorizzare l’Italia unita in un momento nel quale non poche istanze minano la coesione del Paese, cosa che è parsa piacere molto alla platea soprattutto quando ha sottolineato che bisogna fare la guerra alla sfiducia, perché ”Quella dei nostri figli non è certo la prima generazione che vive male o con problemi importanti. Come se i nostri padri e i nostri nonni avessero avuto vita facile. Pensiamo soltanto alle guerre ed alla ricostruzione di un Paese distrutto”. Più che ottimista, quindi, fiducioso nel futuro: ”I nostri giovani non hanno la vita facile, non si trova lavoro, devono andare all’estero per confrontarsi col mondo globale perché l’Italia è in effetti oggi un paese ingiusto.” Ci sono quindi grandi problemi per lavoro, istruzione, distanza tra ricchezza e cultura e tanto altro, ma afferma: ” Una cosa che non accetterò mai è pensare che essere italiano sia una sfortuna. Non dico che mi piace l’Italia di oggi ma è l’unica che abbiamo e dobbiamo lavorare per renderla migliore un poco alla volta”.

Il Piave, le guerre, il fascismo, l’Unità d’Italia, le donne, alle quali ha dedicato il libro “Le donne erediteranno la terra”, poi Ungaretti e molto ancora: impossibile riportare tutto ma nell’insieme il discorso è stato sempre interessante, mai noioso e parecchio gradevole. Veloce ma perfettamente comprensibile, Cazzullo ha toccato molti temi riuscendo ad infilarli in una mezz’ora scarsa.

In quanto al famoso “cellulare” lo scrittore, nel biasimare gli eccessi dei giovani e anche meno giovani nell’uso dei dispositivi, senza dubbio alienante e portatore di aridità sociale e culturale , ha collegato il discorso all’utilizzo della Rete Internet nella quale la cultura viene “fatta a pezzetti e gettata in aria come coriandoli”. Ha saputo ben distinguere: se è vero che per molti versi l’utilizzo delle tecnologie di comunicazione di massa può velocizzare e favorire studio, lavoro, formazione e conoscenza lo è altrettanto che ha il potere di portare gli utenti a dissipare tempo e, appunto, cultura con tutta una serie di deviazioni e distorsioni. Non va dimenticato che in realtà Internet, i socials e molti altri ambiti telematici sono strumenti creati a scopo di lucro, veicoli pubblicitari e promozionali per la diffusione (vendita) di servizi anche di natura non certo nobile.

Nella seconda parte dell’evento Valentina Fauzia ha dato lettura di alcuni brani del libro e Cazzullo ha descritto, forse meglio ancora interpretato, quel confronto conflittuale con i figli sul tema del telefonino. Il duello pare aspro e senza esclusione di colpi ma vive sull’amore reciproco e naturale dei contendenti. Il lavoro sembra molto interessante.

All’ascoltatore attento non può essere sfuggita una cosa molto importante, nello specifico un concetto che non è stato espresso e che diventa domanda: è vero o no che l’uso smodato ed eccessivo dei cellulari e della Rete è anche e soprattutto la parte visibile del decadimento e del degrado di circuito educativo e senso civico che le nuove generazioni si trovano a vivere e subire in pieno? Impegni lavorativi, ritmi forsennati, stress e problemi sociali di notevole peso incidono senza dubbio, ma molti di noi forse ci mettono il classico carico da novanta e allora vien da pensare che non si debba intervenire sui cellulari o, peggio, su restrizioni cervellotiche quanto strumentali e faziose delle libertà in Internet ma su qualcosa che sta a monte e che ha bisogno anche e proprio di quell’amore, naturale e reciproco, che lega le sei mani che hanno scritto questo libro. Possibilmente senza dispositivi tra le dita. Molto probabilmente l’autore ha voluto lasciare questa riflessione in una sorta di “messaggio subliminale”, per una volta positivo, dando ai lettori ed ai presenti la possibilità di arrivarci autonomamente.

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