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martedì 18 Marzo 2025
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Fake news, attenti ai bufalari che usano nomi simili alle testate vere

TERMOLI. Tema molto discusso in questa campagna elettorale è quello delle fake news, ovvero notizie manipolate in modo strumentale o palesemente false spacciate per vere, che, a causa anche dell’uso incauto che alcuni internauti meno accorti fanno del web condividendole e rendendole virali, sono diventate un preoccupante strumento di disinformazione. Questo fenomeno, oltre ad essere fastidioso, è pericoloso perché può influenzare l’opinione pubblica del Paese sui più svariati argomenti, dalla politica fino alla scienza e alla salute.

LE BUFALE PIÙ RECENTI. in questi giorni, ad esempio, sta circolando sul web la notizia di un rincaro sulle prossime bollette di 30-35 euro per sopperire alle insolvenze dei morosi: come fonte viene citato Altroconsumo, che però ha smentito la notizia. Tra le altre bufale che molti utenti stanno recentemente condividendo, ricordiamo la notizia della propaganda politica arrivata insieme alla scheda elettorale agli italiani residenti all’estero, per finire con Laura Boldrini e Maria Elena Boschi che presenziano al funerale di Totò Riina.

PERCHÉ LE BUFALE VENGONO CREATE E DIFFUSE. Per smontare efficacemente il meccanismo delle fake news, occorre che siano chiari gli interessi che si celano dietro la loro creazione e diffusione. Forse non tutti sanno che quello delle bufale online è un vero e proprio business, che, se utilizzato in modo spregiudicato e sistematico, può diventare piuttosto lucroso e praticamente a costo zero, tramite lo strumento del clickbait: ogni volta che l’utente, attirato da un titolo particolarmente accattivante, clicca sul link, insieme alla notizia (falsa) visualizza delle pubblicità, e per ogni visualizzazione il sito guadagnerà una certa cifra. Ovviamente, i profitti sono proporzionali alla viralità delle notizie. Per questo motivo, per aumentare il più possibile il numero di click, i professionisti delle bufale utilizzano per i loro siti domini molto simili a nomi di testate giornalistiche autorevoli (alcuni esempi di siti “bufalari”: Ilfattoquotidaino e Liberogiornale) per ammantare la notizia di un’aura di autenticità ingannando così gli utenti, usando come esca titoli sensazionalistici.

PERCHÉ LE CONDIVIDIAMO. I professionisti delle bufale sanno bene che se una notizia conferma o asseconda il nostro modo di pensare e le nostre idee, siamo più invogliati a condividerla. Per questo motivo, le fake news sono costruite ad hoc su temi particolarmente caldi, che fanno leva sull’emotività e sul malcontento generale di questo periodo, come ad esempio gli immigrati o la politica.

COME DIFENDERCI. Google e Facebook hanno promesso un giro di vite sulle bufale online, grazie ad algoritmi che dovrebbero filtrare e segnalare notizie di dubbia veridicità. Tuttavia, il modo più semplice per difenderci dalle fake news è quello di apprendere un uso consapevole del web, approcciandoci con diffidenza e senso critico a ciò che leggiamo su internet: se una notizia ci sembra particolarmente clamorosa, basta una semplice ricerca incrociata su Google o qualsiasi altro motore di ricerca per verificare se è riportata anche da altre fonti accreditate: se così non è, la notizia è sicuramente falsa. oltre a non condividere informazioni di cui non siamo assolutamente sicuri, possiamo fare di più per la tutela nostra e di altri utenti del web: infatti sul sito www.commissariatodips.it è possibile segnalare una fake news direttamente alla Polizia Postale.