TERMOLI. Anche quest’anno la “Banca del Tempo Generazioni in …..tempo” ha incontrato i favori del folto pubblico presente alla sala Montefalcone della CGIL per la proiezione del film “Il Fiore del Deserto” della regista e sceneggiatrice Sherry Hormann, appuntamento che l’associazionerealizza, ormai, già da diversi anni, in occasione della Giornata della Donna. «La violenza di genere è una grave piaga sociale, dice la presidente Teresa De Rosa, sempre più dilagante perché non contrastata da alcun tipo di credo o di valore come il rispetto della persona, di cui la nostra società è completamente carente. Ed è in considerazione della sua gravità che la nostra associazione ha affrontato questa problematica anche con altre iniziative come un seminario sulla prevenzione alla violenza e la stampa di un opuscolo, con i medesimi contenuti, che stiamo ancora distribuendo capillarmente sul territorio e che, a breve, porteremo anche nelle scuole». “Il Fiore del Deserto”, è ispirato alla vita della top model Waris Dirie e al dramma dell’infibulazione che lei aveva subito all’età di tre anni ed è stato tratto dal romanzo autobiografico intitolato appunto “Desert Flowwer”.
Per il consenso alla sua realizzazione la scrittrice ha posto due condizioni: mostrare una scena in cui una bambina veniva mutilata e infibulata e mettere un po’ di umorismo. Un inno alla gioia di vivere e non un documentario sulla sofferenza. Il film racconta la storia di una bambina di origine somala che, quando all’età di tredici anni viene promessa in sposa, come quarta moglie, a un uomo di 70 anni, decide di scappare e attraversare da sola il deserto alla volta di Mogadiscio. Senza cibo né acqua riesce ad arrivare dalla nonna materna che, per nasconderla, la manda a lavorare come cameriera da una zia, moglie dell’ambasciatore somalo a Londra. Ma l’inizio della guerra civile in Somalia spinge la ragazza a scappare dall’ambasciata per paura di essere rimpatriata e si ritrova sola, per le strade di Londra, senza sapere una parola di inglese. Per fortuna l’amicizia con una giovane donna l’aiuterà a prendere coscienza del dramma che ha vissuto e a capire che deve prendere in mano la sua vita e cambiarla.
Comincia a posare per un famoso fotografo di moda inglese, conosciuto casualmente, e ben presto la sua vita cambia ma resta inalterato il dramma che ha vissuto e il ricordo orribile del “giorno che le ha cambiato la vita”. Attraverso flash back lo spettatore scopre, con profonda commozione, la storia di questa dolcissima ragazza vivendo con lei la traversata del deserto e l’orrore della mutilazione, rappresentato in modo toccante in una scena del film, come voluto dalla scrittrice. Waris Dirie è stata capace di sensibilizzare il mondo su una della più brutali mutilazioni praticate sulle bambine africane, l’infibulazione. L’infibulazione è un tema importante e soprattutto attuale che coinvolge tutto il continente africano dove in molti stati è ancora praticato e lentamente, grazie ai flussi migratori, si sta diffondendo anche nei paesi più occidentalizzati dall’Europa all’America.
Un atto legalizzato dalla tradizione che da anni la top model combatte con tutte le sue forze tramite interviste, la pubblicazione di libri e la “Fondazione Fiore del Deserto” da lei creata, che continua a salvare ogni anno migliaia di bambine destinate ad una inutile sofferenza Ma ciò nonostante, secondo i dati dell’Onu, circa seimila bambine ancora oggi e ogni giorno, subiscono l’infibulazione e poche sopravvivono. Buona parte muoiono o dissanguate o a causa di infezioni. «Possiamo dire, conclude Teresa De Rosa, che il film raggiunge il suo obiettivo, che è quello di accendere i riflettori su un tema così cruciale come quello dell’infibulazione alternando momenti drammatici e allegri ed è proprio l’alternarsi di questi due elementi che rende la pellicola piacevole, capace di parlare al cuore dello spettatore e di spingerlo a riflettere con la giusta commozione».