TERMOLI. L’annullamento della Carrese da parte dell’autorità prefettizia mi è parsa figlia di quella necessità di pararsi il deretano, che ormai alligna in tutti i settori della vita. Alligna tra i medici, i quali nel timore di essere denunciati prescrivono esami clinici e radiografie a 360*, finendo per praticare non più la medicina terapeutica, ma la medicina difensiva, nel senso che al primo posto non vi è più la salute del paziente, bensì il tentativo di evitare ogni ipotesi di responsabilità della quale si potrebbe essere chiamati a rispondere.
La sindrome che porta ad indossare mutande di latta ha evidentemente colpito gli uffici territoriali del governo che usando inopportuni inglesismi hanno finito per pretendere, in termini di sicurezza, quello che le realtà territoriali interessate, non potevano certamente dare. Pretendere che tutto il percorso lungo il quale si snodano le Carresi venisse messo in sicurezza con l’apposizione di doppia rete metallica, da un lato, atto ad impedire l’invasione della “pista”, dall’altro atto a garantire il deflusso degli spettatori ha significato imporre garanzie che non potevano essere assolte. Il richiamo ai fatti di Torino, contenuto nelll’ordinanza prefettizia, non mi è sembrato proprio pertinente, così come non mi è sembrato pertinente il riferimento alla sfortunata vicenda di Chieuti.
Nel primo caso si è trattato di fatalità, nel secondo caso di imprudenza irragionevole. Le norme di sicurezza siano le benvenute, ma devono essere norme praticabili, attuali, atte a fronteggiare eventi prevedibili, non certamente norme volte a fronteggiare l’imprevedibile. Se così fosse tutti dovrebbero stare anche in spiaggia con il casco solo perché Eschilo morì per essere stato colpito in testa da una tartaruga sfuggita agli artigli di un’aquila che l’aveva sollevata da terra.
Nel caso delle Carresi, a mia memoria, solo una volta si è verificato un evento letale. Capitò oltre 50 anni fa, proprio a San Martino, nel dopocorsa, quando un bue con uno scarto, si tirò appresso il carro il cui timone andò a colpire in petto uno degli astanti.
Evento imprevedibile e non fronteggiabile.
Ultima riflessione: Gli animalisti hanno cantato vittoria, per il blocco della corsa. Quest’ultimo è intervenuto per motivi diversi dal pericolo di attentato al benessere degli animali impegnati nella Carrese. Il benessere degli animali, nell’era del disciplinare, non è stato più messo in discussione, per cui il canto di vittoria degli animalisti non ha senso.
Antonio De Michele