LARINO. Taluni esperti ritengono che, a suo tempo, il sistema sanitario di Campania e Molise sia stato commissariato in maniera ‘morbida’ mentre per la Puglia e la Calabria sia stata posta in essere una situazione davvero urticante. Per la ventesima regione il malfatto è venuto drammaticamente in luce dopo la morte, per emorragia cerebrale, di Michele Cesaride, giovane (47 anni) con moglie e due figli minori. Ed il malfatto può avere un solo nome: la Politica. Per la Puglia e per la Calabria il Ministero della salute, fondando i propri convincimenti su numeri riservati forniti dall’ ‘Intelligence’, conosce fatti da capogiro che parlano di cupole mafiose orchestrate da accordi tra gente che conta. Ciò posto è noto che il disavanzo strutturale del sistema emerge – per il 70% – proprio dal Sud; e, quindi, anche dal Molise. Ma mentre altrove ci si giustifica vantando ottimi livelli di assistenza, il Molise non può fondare il proprio credito su di una situazione analoga, seppure non meriti di indossare la maglia nera (per qualità!) com’è per la Calabria. Però è altrettanto vero che una gran parte dei pazienti della ventesima fuggono da Campobasso, da Termoli e da Isernia per paura di morire nei nosocomi molisani. Nelle altre regioni citate il solo avere a che fare con la Sanità pubblica richiede l’intervento raccomandatorio d’un politico che solleva il telefono finanche per accreditare ricoveri (d’urgenza e gravi) nei Pronto soccorso.
Soprattutto la Sanità pugliese naviga nell’occhio del ciclone per il suo passivo stratosferico. Il caso-Tarantini (il magnate che finanziava i politici del Pd locale) ha fatto emergere che – abbattendo la spesa – l’economia dell’area perderebbe quasi mezzo punto del Pil. E il dato, increscioso, finisce con lo spiegare come mai nessuno si azzardi a frenarla. Dal loro canto, nei salotti calabresi si parla di gente incistata nelle dirigenze sanitarie da decenni; e chi conosce le segrete cose capisce bene perché ci si guardi bene dal sollevare gli incaricati presso le Ausl e le strutture ospedaliere. Tanto è vero questo che, curiosamente, la Calabria è l’unica regione d’Europa dove sono esplosi ordigni nei nosocomi.
E’ in tale quadro che va collocata la manifestazione di protesta di Larino dove 1.500 persone – nel ricordo di Michele Cesaride – hanno invocato il diritto a curarsi e ad avere accesso ai livelli primari di assistenza. Con loro hanno sfilato componenti istituzionali, una parlamentare (Giusy Occhionero), i consiglieri regionali dell’M5s ed i vari Comitati nati per la salvaguardia della Sanità molisana (c’erano Lucio Pastore, Aida Trentalance, Italo Testa, Nicola Felice).
Il sindaco frentano Puchetti ha depositato un secondo esposto in Procura, sottolineando “le criticità esistenti nel Basso Molise, dopo lo smantellamento del ‘Vietri’”. Quali saranno ora le risposte della politica? La prima, resa nota, è stata quella del cons. Facciolla che – sul suo diario-Face book – ha puntualizzato che Frattura non poteva far altro che applicare il decreto Balduzzi. “In uno stato di diritto la legge si applica”. La sua presa di posizione è stata raccolta da un lettore che ha replicato:”Ci spieghi allora perché sono previsti gli amministratori locali, anche lautamente retribuiti. Secondo il suo ragionamento sarebbe sufficiente servirsi di funzionari per amministrare gli enti locali. Ma evidentemente così non è”. L’intervento vorrebbe significare che l’ex-assessore sembra ignorare il ruolo che avrebbe dovuto imporre ai politici locali, di maggioranza e minoranza, di rivendicare con forza la specificità del territorio molisano e della realtà sociale locale che rende impossibile l’applicazione del decreto Balduzzi, se non a danno della salute dei cittadini. “E’ questa la grande responsabilità della Politica molisana rispetto alla Sanità; ed ora anche Toma, sta allineandosi nonostante le tante promesse prodotte in campagna elettorale”. Era dagli Anni ’60 (dai tempi delle manifestazioni per il metano, per intenderci) che non si vedeva tanta gente scendere in piazza (persino dai Comuni del circondario), convenendo su di un’unica urgenza: la Sanità non può essere governata soltanto da aridi numeri.
Claudio de Luca