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giovedì 24 Aprile 2025
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Sito archeologico di Casalpiano: quante cose belle ha il Molise che sono in degrado

MONTORIO NEI FRENTANI. Grazie al generale in pensione Gianni Fortunato, Claudio De Luca ha approfondito la questione relativa a un sito di Morrone del Sannio.

«All’atto dell’insediamento i cinque sindaci che amministrano l’Unione dei Comuni “Castello di Gerione” si impegnarono a valorizzare i servizi associati ed i percorsi di turismo storico e religioso atteso che l’area vanta edifici, chiese, abbazie, santuari, tratturi e manufatti di notevole pregio artistico/architettonico. In effetti tra questi Monumenti (che agevolmente possono concretare un itinerario notevole per i tesori presenti) troviamo la Collegiata di S. Maria Assunta di Montorio nei Frentani (che conserva, lodata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, una notevole ‘Annunciazione’ oltre che le opere del pittore Gamba), l’area archeologica di Santa Maria in Casalpiano, il sito archeologico di Gerione (che confermerebbe la presenza di Annibale nel territorio nel 217-216 a. C.).

Naturalmente non diciamo questo per chiamare i 5 alla sbarra in ordine alle condizioni in cui i luoghi si trovano, ma solo per esortarli ad essere ancora più pressanti nei confronti della Sovrintendenza affinché faccia qualcosa per la salvaguardia ed il lancio dei citati bene che – peraltro – non finiscono qui. Nei pressi c’è Larino, immortalata da Cicerone nella ‘Pro Cluentio’, ed il suo anfiteatro da 15mila posti. Poi San Giuliano di Puglia e la sua ‘villa rustica’, con una ‘cella vinaria’ o ‘olearia’. Ancora più in là, sulla cima di una collina, c’è Gerione, presso Casacalenda, il cui ‘castellum’ medievale mostra le tracce di mura ben più antiche e testimonia la presenza di Annibale che qui attese, con il suo esercito, la primavera che lo avrebbe portato a Canne. Ed infine Morrone del Sannio, e la ‘villa rustica’ di Rectina, scampata dall’eruzione di Pompei. Il paesaggio molisano è poco valorizzato ed i turisti vi arrivano solo per caso, naturalmente senza portare alcunché da un punto di vista economico, a parte la loro presenza. Ecco perciò cosa vorremmo dagli amministratori dell’Unione “Castello di Gerione”: pungolare la Sovrintendenza a decidersi a fare qualcosa di più per questa vasta area che, forse, nasconde tante altre scoperte. La villa di Casalpiano rivela un pavimento in cocciopisto, con mosaici che ci hanno tramandato – in lingua sannitica – il nome di uno dei proprietari. Nel Molise si possono ripercorrere le ‘autostrade’ della transumanza che ricalcano la viabilità romana e le grandi migrazioni della pastorizia verso l’Abruzzo e la Puglia che ampie vestigia hanno impresso nel paesaggio ed è possibile incontrare una chiesetta solitaria sul cui retro trovi un campo archeologico recintato, apparentemente abbandonato, ma con mosaici a losanghe e tombe aperte di varie dimensioni. Dietro la chiesetta, i resti della villa abitata dalla nobildonna Rectina, scampata alla eruzione del Vesuvio. Nella chiesa la stele che un suo fedele liberto fece scrivere (“Caio Salvio Eutico, ai Lari domestici, per il ritorno della nostra Rectina, sciolse questo voto”). L’iscrizione, fu vista e catalogata dal Mommsen; e, nel 1939, letta da Van Buren che accostò la Rectina dell’altare votivo della villa romana alla Rectina del racconto di Plinio il Giovane che ne riferì a Tacito: “Egli (Plinio il Vecchio) era a Miseno ove personalmente dirigeva la flotta. Il nono giorno prima delle calende di settembre (24 agosto), verso l’ora settima, mia madre gli mostra una nube inconsueta per forma e grandezza. Una nube stava sorgendo e non era chiaro all’osservatore da quale monte s’innalzasse (si seppe, poi, essere il Vesuvio) (…). Da uomo eruditissimo qual era, egli ritenne che il fenomeno dovesse essere osservato meglio e più da presso. Era sul punto d’uscir di casa: riceve un messaggio di Rectina, moglie di Tasco, atterrita dal pericolo che vedeva e supplicava d’esser sottratta a tale pericolo. Egli, allora, mutò consiglio e, quello che intendeva compiere per amor di scienza, fece per dovere. Dette ordine di porre in mare le quadriremi e s’imbarcò egli stesso”. Rectina fu presa su una delle navi di Plinio e portata in salvo. Poi da Miseno, dov’era in vacanza, si recò nella sua villa presso il Biferno. Questa la storia di certi luoghi molisani che opportunità vorrebbe che fruissero di maggiori ’chance’ dal punto di vista della conoscenza. Al contrario, giorno dietro giorno, certe reliquie vengono violentate dall’incuria delle istituzioni preposte come dimostrano le foto che accompagnano il nostro resoconto».