TERMOLI. L’arresto del sindaco di Riace ha fatto scalpore e non si contano le prese di posizione nel Paese, tra queste “La Città invisibile” a Termoli.
«Non si arrestano i sogni, le utopie concrete: puoi fermare le persone, lasciarle annegare nel mare, offenderle, denigrarle, attaccarle, provocarle, incarcerarle. Ma le idee delle donne e degli uomini liberi viaggiano oltre le barriere di chi detiene il potere e si diffondono nelle menti e nei cuori, nelle mani e nei piedi degli altri uomini e delle altre donne libere.
È quanto sta succedendo in queste ore, ed in questi mesi. La notizia dell’arresto del sindaco Mimmo Lucano, il nostro sindaco, il sindaco dell’utopia della normalità ci ha consegnato un risveglio come un incubo. Il sindaco di Riace che ha ridato vita ad un borgo spopolato facendone un modello di accoglienza e convivenza. Come noi, tantissime donne e uomini solidali in Italia, hanno stentato sulle prime ore del mattino a credere che a tanto si potesse giungere: Lucano è agli arresti domiciliari per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, perché si è rifiutato di dividere il mondo in stranieri e italiani. Perché ci ha insegnato, come prima di lui don Milani, che il mondo al contrario è diviso in oppressori e oppressi.
Non ci interessano molto le accuse mosse contro di lui. Conosciamo Riace e sappiamo che questo arresto è frutto del clima di odio e paura che dilaga nel nostro paese. La procura di Locri esegue l’arresto, ma i mandanti siedono altrove, su comode poltrone dalle quali continuano a fomentare la guerra tra noi oppressi che ci spartiamo le briciole della loro arroganza e prepotenza. Siedono su poltrone da cui cospargono di odio un’Italia impaurita e disillusa, egoista e frammentata. Ma questa volta non staremo a guardare: già sorgono spontanei presidi in solidarietà al nostro sindaco in ogni parte d’Italia, e sabato 6 ottobre una manifestazione di solidarietà a Lucano e alla sua compagna colpiti dalle misure restrittive attraverserà le strade del piccolo comune della Locride.
È in quelle strade che Lucano e la sua comunità hanno costruito nel corso degli anni un modello di accoglienza e di inclusione sociale possibile e necessario, visionario e concreto: è a Riace che tanti migranti hanno trovato casa, è questo comune che è stato salvato dall’abbandono; è nel cuore della Locride che ha preso sostanza un modello di antimafia sociale.
Il vero business sui migranti non è quello che ha fatto Mimmo Lucano e i tanti che come lui in Italia si sono spesi anima e corpo per creare una società più giusta dove possano convivere tutti. Il vero business è quello delle mafie che sfruttano i braccianti, delle finte cooperative che hanno intascato milioni con la gestione emergenziale dei centri, dei trafficanti che si fanno pagare oro dei viaggi che in aereo costerebbero poche centinaia di euro.
Conosciamo bene quello che diciamo, perché incontriamo ogni giorno nel nostro lavoro migranti irregolari. Essere clandestino vuol dire vivere sotto ricatto. Vuol dire essere preda facile di mafie e trafficanti, caporali, papponi e spacciatori. Se sei clandestino non hai la residenza, non hai un medico, non trovi casa, e non trovi lavoro. E finisci spesso nelle mani di chi è pronto a speculare sulla tua vulnerabilità: criminali e sfruttatori sono lì pronti a profittare.
Sembra che questo governo voglia esattamente questo. Creare una massa enorme di irregolari, alimentando così forme di disagio, esclusione e criminalità. E quindi ancora paure e conflitti. Lo diciamo apertamente: se la solidarietà è un reato allora siamo tutti colpevoli. Siamo colpevoli anche noi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Siamo complici di Mimmo Lucano e della sua azione politica. Anche noi, come Città Invisibile abbiamo ospitato, aiutato, e protetto irregolari. A volte abbiamo offerto loro un tetto, qualche volta li abbiamo aiutati a fare un biglietto del treno per superare la prossima frontiera, abbiamo condiviso con loro il cibo e una chiacchierata, li abbiamo indirizzati ai servizi sociali del territorio, abbiamo tentato di liberarli dal carcere e dal rischio di espulsione, e ai più fortunati siamo riusciti a far avere dei documenti. La solidarietà prescinde dalla carta d’identità.
Noi continuiamo a fare quello che stiamo facendo. Anzi ci impegneremo di più a difendere tutti i poveri e gli emarginati aiutandoli a riconquistare la propria dignità. Lo faremo senza mai chiedere i documenti. E anche – se necessario – violando le leggi ingiuste.
Solidarietà a Mimmo Lucano e a Tesfahun Lemlem colpiti dalle misure della procura.
Sempre al fianco delle donne e degli uomini coraggiosi in viaggio, con un ricordo alle centinaia di loro che, anche drammaticamente in queste ore, non ce l’hanno fatta a toccare le sponde di questa barbara Europa».
