LARINO. A leggere i precisi dati riferiti da ‘Cittadinanza attiva’ nel suo XVI “Rapporto sulla sicurezza delle scuole”, sarebbero stati una cinquantina gli episodi di crolli e di semplici distacchi di intonaco (registrati in Molise dal settembre 2017 al 2018) che hanno provocato il ferimento di dieci tra bambini e bambine, di due docenti e di un’addetta alle pulizie. Tre scuole su quattro sono prive di agibilità statica ed una su venti sarebbe in grado di resistere ad un terremoto. Il divario fra le varie realtà regionali è notevole, ma è soprattutto di Campobasso che si è occupato “Il Corriere della Sera”. Per quanto concerne la manutenzione ordinaria, la Lombardia spende 119mila euro, ma la Puglia arriva a stento ai 3mila. La verifica della vulnerabilità sismica sarebbe stata effettuata solo nel 2% delle scuole calabresi e nel 59% di quelle umbre, Il certificato di prevenzione-incendi è stato conseguito dal 69% degli istituti del Trentino-Alto Adige, ma solo dal 6% di quelli laziali. Di solito negli edifici si realizza il 27% di interventi di manutenzione ordinaria, ma solo il 19% di manutenzione straordinaria. Incredibile a dirsi, ma gli enti locali territoriali sono stati – una volta tanto – più solerti, essendo intervenuti tempestivamente nell’86% dei casi, sulla base delle richieste avanzate dai Dirigenti scolastici per la manutenzione ordinaria e nel 49% per quella straordinaria. Naturalmente, com’è agevole immaginare, il problema principale è rappresentato dalle risorse finanziarie disponibili.
È in tale contesto che – secondo il quotidiano di via Solferino – si colloca la situazione del capoluogo molisano dove ben venti edifici sono stati chiusi dal sindaco perché non in regola. Tutto questo accade nonostante che tutte le Città molisane vivano, dopo San Giuliano di Puglia, nel timore dei terremoti. Gli attivi Comitati di genitori, e le Associazioni, hanno coinvolto nella vicenda anche la Procura della Repubblica; e così la ‘politica’ ha deciso di chiudere le scuole a rischio, dando il via – soldi permettendo, e quindi almeno a parole – alla risoluzione complessiva del problema. Intanto è partita una radiografia completa del patrimonio, affidata ai tecnici comunali ed ai Vigili del fuoco (ciascuno per le proprie competenze) nonché all’Università del Molise per la certificazione dello stato di salute di ciascun edificio. E così, su trentacinque costruzioni, venti sono state chiuse mentre per altre sette si attende il responso di agibilità. Da un punto di vista pratico, dopo una breve fase di doppi turni, il Sindaco ha chiesto (ed ha ottenuto) la collaborazione dell’Unimol per sistemare nelle aule di pertinenza quattrocento studenti. Altre centinaia sono state collocate tra la Casa dello studente ed in un edificio privato affittato (215mila euro l’anno) oltreché in una palazzina ubicata nella zona industriale-artigianale. Ovviamente chiudere una scuola è impopolare per chi fa politica. Ma è meglio patire un ‘crucifige’ che vivere nell’angoscia della previsione di un tragico accadimento.
Purtroppo tutto questo provoca un abbandono del centro della Città-capoluogo, penalizzando le attività commerciali; ma quando saranno inaugurate le nuove scuole, tutto dovrebbe ritornare ad essere ciò che era prima. Ed ecco perché l’Esecutivo comunale ha deciso di dirottare a favore del problema undici milioni di euro destinati alla mobilità e sei ricavati dalla vendita di alcuni immobili comunali, a cui vanno aggiunti gli oltre tre milioni del bando «scuole innovative» finanziati dall’Inail. Fanno in tutto venti milioni, mentre – secondo le previsioni di massima – ne occorrerebbero ancora dieci. C’è da sperare che, dopo la cancellazione dei fondi per la riqualificazione delle periferie, possa intervenire un ristoro-extra per il capoluogo molisano.
Claudio de Luca