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venerdì 14 Marzo 2025
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Lo stato della sicurezza urbana in Molise

LARINO. Periodicamente l’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia (Anci) conduce ricerche sui valori e sulle priorità di ciascun amministrato. Cittadini e Sindaci si ritrovano pienamente allineati in ordine alle esigenze più sentite in ciascuna comunità. Per esempio, campobassani ed isernini hanno ritenuto prioritaria l’esigenza di sicurezza nelle strade e nelle case, sia di giorno che di notte, nell’evidenza che legalità e certezza nei diritti vanno di pari passo con lo sviluppo economico e con la corretta gestione del territorio.

Per parlare ‘de minimis’ è proprio a causa dei piccoli negativi avvenimenti registrabili nei centri minori che il cittadino viene a smarrire il suo abituale ‘ubi consistam’. Si pensi ai patemi d’animo collegati ai furti in appartamento.

Oggi, in materia di ordine pubblico, non è più come ieri; ed il primo ad essere chiamato in causa dai derubati è il Sindaco del paese che deve rassicurare ciascuno degli amministrati in ordine ad una maggior sicurezza. Ma come potrebbe provvedere a tanto se sul capo gli incombe uno Stato che: riforma il Titolo V della Costituzione; pone mano – con la ‘devolution’ – alla materia polizia locale; fa tutto questo pur avendo, negli ultimi 20 anni, spogliato gli organici dei ‘Berretti bianchi’ di ogni funzione intrinseca, consentendo solo dal 2018 ai primi cittadini di reintegrare le varie dotazioni organiche, persino attraverso il ‘turn over’?

In passato il Governo, resosi conto delle difficoltà in cui aveva posto i Sindaci, aveva istituito una cosiddetta ‘polizia di prossimità’, il cui unico servizio era quello della presenza sulle strade, almeno quando i rispettivi organici l’avessero permesso. Ne è conseguito che le attività di controllo locale, da sempre appannaggio delle Municipali, vedevano impegnate saltuariamente, le Forze dell’ordine statali, distolte da servizi ben più importanti, solo per sorvegliare l’andamento delle cantonate cittadine. Per ovviare a questo, occorre dare corpo all’attuale possibilità di assumere Vigili urbani visto che, nel rinnovato disegno di riforma devolutiva, a risaltare è proprio il momento della funzione tutoria della polizia locale. Un ruolo che questa struttura dovrebbe incarnare, facendo rispettare i valori propri dello Stato di diritto (consistenti nella pace sociale, nella migliore convivenza civile, nell’ordine materiale e pubblico), previa esplicitazione di una professionalità rigorosamente aderente ai bisogni della comunità, perché posta a tutela dell’ordine amministrativo.

Ciò mentre la Polizie di Stato sono chiamate a garantire l’ordine pubblico. ‘Par condicio’, dunque, tra i due organi di vigilanza, ed identica dignità sociale, ma con spessori ordinamentali differenziati. Insomma, uguali ma diversi, gli uni specializzati nel settore tecnico e militare, gli altri in quello tecnico ed amministrativo, con una professionalità peculiare ed una cultura di valori diametralmente opposta. Perseguire certi obiettivi in Molise è oramai essenziale.

Gli organici dei Vigili urbani non arrivano a 200 unità, con una metà raggruppata solo tra Campobasso, Isernia e Termoli. Si tratta di cifre che non consentono di apprestare manco un’organizzazione minimale, permettendo agli addetti solo di campare alla giornata, arrabattandosi a fronte di incombenze istituzionali sempre più estese, devolute da uno Stato che si libera di tutto il delegabile, quasi pensando che nei Comuni siano di stanza eserciti di dipendenti in uniforme, pronti ad offrirsi in supplenza. Per ciò stesso, quali risposte potrebbero dare i sindaci ai propri amministrati quando non riescono ad erogare neppure un servizio tanto sentito dalla popolazione, quale il controllo del territorio o la gestione delle emergenze e delle calamità?

I dati Anci dicono che la sicurezza resta, pure in Molise, al centro del giudizio politico ed amministrativo; e, nella percezione dei cittadini, tale concetto è ben articolato. La società locale viene percepita come poco sicura non certamente per i tassi di criminalità quanto piuttosto per il venire meno del vecchio collaudato sistema di protezione, dell’antica tutela e degli abituali sostegni sociali. In proposito, sembrerebbe che si stia lavorando per conseguire un peggioramento delle cose mentre si dovrebbe provvedere a rinnovare i fasti di una regione che fu già un’isola felice.

Claudio de Luca