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sabato 24 Maggio 2025
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Il Molise non ancora definisce quali sono i Comuni turistici

TERMOLI. Ricordate l’annosa vicenda dell’imposta di soggiorno che il Comune di Termoli tentò di introdurre e che venne cassata dal Tar Molise?

Ebbene, questa vicenda è finita dritta nello studio realizzato dalla banca d’Italia e denominato “L’IMPOSTA DI SOGGIORNO NEI COMUNI ITALIANI”, a firma di Laura Conti, Elena Gennari, Fabio Quintiliani, Roberto Rassu ed Elena Sceresini, pubblicato a ottobre.

Il lavoro esamina l’applicazione dell’imposta di soggiorno nei Comuni italiani, evidenziando il legame tra la sua diffusione e i flussi turistici e analizzando il relativo gettito. L’anno preso come riferimento è il 2016. I Comuni che fino a quella data avevano introdotto il tributo rappresentavano solo un nono del totale e un sesto di quelli che avevano la facoltà di istituirlo. Il 70 per cento delle presenze in Italia erano state comunque assoggettate a imposta.

Il gettito è stato in media intorno al 4 per cento del complesso delle entrate tributarie da imposte degli Enti interessati (circa 20 euro per abitante). Roma, Milano, Firenze e Venezia erano le prime città per valore degli incassi: pur ospitando solo un settimo delle presenze totali, hanno incassato oltre la metà del gettito. Una semplice stima econometrica mostra come la probabilità di istituire il tributo sia fortemente correlata con tutte le principali variabili collegate all’attrattività turistica e con la presenza dell’imposta nei comuni confinanti, indicando una possibile interazione strategica tra enti.

L’imposta o tassa di soggiorno dalle nostre parti cominciammo a sentirla quando fu introdotta ormai molto tempo fa dalle Isole Tremiti, che cercarono con questo strumento di finanza locale di coprire in tutto o in parte i costi per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.

A Termoli, come detto andò male, ma non solo per carenze riferite e ricondotte all’ente di via Sannitica.

Lo studio della Banca d’Italia pone in esame come in Molise non esista un elenco ufficiale delle località turistiche e città d’arte. La Legge regionale 33/1999 (disciplina del settore del commercio) aveva individuato dei Comuni che potevano derogare agli obblighi di chiusura domenicale e festiva con riferimento all’art. 12 del d. lgs. 114/1998, pur non istituendo formalmente un elenco di comuni ad economia prevalentemente turistica e di città d’arte.

I Comuni molisani che nel tempo hanno istituito l’imposta lo hanno fatto richiamando la presenza di caratteri di attrattività turistica o l’inclusione in un elenco di Comuni a vocazione turistica trasmesso dalla Regione al Ministero del Turismo in merito alla liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali in tali comuni (DL 98/2011).

Per questo, nel 2014 il Tar del Molise, nell’annullare la delibera istitutiva dell’imposta di soggiorno del Comune di Termoli, ha sentenziato la necessità dell’istituzione di un apposito elenco da parte della Regione e la non validità degli elenchi istituiti per la liberalizzazione dell’orario degli esercizi commerciali ai fini dell’istituzione dell’imposta di soggiorno.