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giovedì 31 Luglio 2025
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Nel 2019 la stangata toccherà anche ai molisani?

CAMPOBASSO. Si prevede l’arrivo di una ‘mazzata’ non solo per cittadini quand’anche per le imprese. Ciò accadrà perché – dal 2019, gli Italiani rischiano di pagare “almeno 1 miliardo in più, a seguito della rimozione del blocco delle aliquote dei tributi locali introdotta nella manovra di bilancio gialloverde“.

Ne riferisce la Cgia di Mestre secondo cui “tra Irap, Imu, Tasi ed addizionali Irpef, famiglie e imprese verseranno alle Regioni ed agli enti locali oltre 60 miliardi di euro all’anno. E l’incidenza di questo importo, sul totale delle entrate tributarie, è pari al 12% ed è destinato ad aumentare“. Dopo aver rimosso il blocco delle aliquote dei tributi locali (Legge di stabilità 2016), è molto probabile che ‘Governatori’ e Consigli comunali torneranno ad innalzarle. Secondo alcune stime, degli oltre 8.000 enti locali territoriali italiani oltre l’80% ha i margini per aumentare sia l’Imu sulle seconde e terze case sia l’addizionale Irpef. Non è da escludere inoltre che, a seguito dell’aumento della deducibilità dell’Imu sui capannoni, alcuni primi cittadini siano tentati di promuovere all’insù l’aliquota di propria competenza, almeno fino alla soglia che non consente agli imprenditori di versare più di quanto hanno realmente pagato nel 2018.

Tra il 2010 e il 2017 le manovre di finanza pubblica a carico delle Autonomie locali hanno comportato una contrazione delle risorse disponibili pari a 22 miliardi di euro. I più colpiti sono stati proprio i Comuni. Se la contrazione ha raggiunto l’anno scorso gli 8,3 miliardi di euro, alle Regioni a Statuto ordinario le minori entrate si sono stabilizzate sui 7,2 miliardi. Le Province, invece, hanno subito una diminuzione pari a 3,5 miliardi, mentre le Regioni a Statuto speciale formalmente non hanno sopportato alcuna contrazione, anche se lo Stato centrale ha imposto loro di accantonare ben 2,9 miliardi di euro.

Comunque, nonostante il blocco degli aumenti dei tributi locali ed il taglio ai trasferimenti, i Sindaci hanno trovato il modo di compensare, almeno in parte, queste mancate entrate agendo sulle tariffe locali. Tra il 2015 e i primi 4 mesi di quest’anno le principali tariffe amministrative applicate (certificati di nascita, matrimonio/morte) sono aumentate dell’88,3%. Quelle applicate dalle società controllate da questi enti territoriali per la fornitura dell’acqua hanno subito un incremento del 13,9%, quelle della scuola dell’infanzia del 5,1%, le mense scolastiche del 4,5%, il trasporto urbano del 2% e i rifiuti dell’1,7%.

L’inflazione, invece, sempre in questo periodo è salita solo dell’1,7%. Naturalmente non è stato così dappertutto; anzi la gran parte dei Palazzi molisani mantiene le tariffe ancora ferme, essendo i Sindaci convinti che un ente non sia un condominio e che, per tirare avanti, non abbia necessità di incrementare i propri introiti, continuando a crogiolarsi sul fatto che gli unici soldi ‘buoni’ siano quelli che – sotto forma di regalie – gli fa avere l’amico assessore regionale.

Spariranno gli sgravi fiscali per le imprese che assumono a tempo indeterminato nelle Regioni considerate “svantaggiate”. Quelle dove il livello di disoccupazione è più elevato: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia. Spariranno le deduzioni pari a circa 15mila euro l’anno, che potevano arrivare fino a 21mila euro per le lavoratrici e per i giovani under 35. Che sarà di loro? In Molise “le aziende chiudono – scrive una testata locale -. Il Pil decresce (0,1%), la disoccupazione aumenta, il reddito medio ‘pro-capite’ diminuisce, la povertà dilaga e ingoia oltre 100mila persone, le strade principali e interne ridotte a tratturi e mulattiere, collegamenti ferroviari sempre più indecenti ma la metropolitana leggera sperpera danaro pubblico e nessuno la blocca, la Sanità è ridotta ad una infermeria militare, ex lavoratori di Gam, Zuccherificio e Itr sono senza futuro. Ma sono aumentati i costi della casta.

Il numero dei Consiglieri regionali da 21 sono diventati 25 coi supplenti, gli assessori da 4 a 5, arrotondando 4,2 (un quinto di 21 imposto dal decreto Monti) a 5. Aumentano incarichi e consulenze regalati a trombati e galoppini. Nonostante i disastri tutti tacciono, soprattutto i molisani colpiti da tante calamità”.

Claudio de Luca