TERMOLI. Non c’è stata solo la segnalazione-denuncia pubblica del portavoce del Movimento 5 Stelle Nick Di Michele a far emergere la probabile rottura, per la terza volta, della condotta di scarico sottomarina al depuratore del porto, quella che porta i reflui oltre un miglio marino al largo. Anche alcuni operatori portuali hanno effettuato un sopralluogo e hanno prodotto video che manifestano questo che è ben più di un rischio.
Non appena le condizioni meteo-marine lo permetteranno, sarà fatta una ispezione accurata per verificare il danno, ma una cosa è certa, il porto di Termoli è sempre più alla mercé dei cambiamenti di moto ondoso e climatici.
Non si giustificherebbe altrimenti un danno così grave ripetuto nel tempo, ma non è l’unico fattore emergenziale al porto. Pensiamo alla strada denominata viale della Guardia costiera, che è ancora interdetta dopo 13 mesi (giusto oggi il 13esimo) e l’allarme lanciato dagli stessi operatori del porto per le difese calate a mare ormai, parliamo di scogliere che non proteggono più da Nord l’infrastruttura marittima.
Sotto la scogliera il mare scava i fondali e la condotta rimane sospesa e quindi resta in balia del movimento di risacca che si crea a ridosso della stessa scogliera.
Al di là dell’acqua marrone e del depuratore, c’è un problema ben più vasto e riguarda proprio il porto. Che fine hanno fatto le promesse e gli impegni assunti pubblicamente quasi un mese fa dal Governatore Toma a Termoli, dal pulpito del Cosib?