TERMOLI. Informare, studiare le tematiche che ci sono e sensibilizzare più persone possibili. Questo è il messaggio lanciato dal comitato Trivelle Zero Molise, rappresentato dalla prof.ssa Marcella Stumpo, il comitato I Discoli del Sinarca rappresentato da una delegazioni di ragazzi con in testa Riccardo Vaccaro e il No Hub del Gas, avvenuto ieri sera, nella sala della Parrocchia del Sacro Cuore a Termoli. Come afferma Marcella Stumpo: “Questa è una lotta per il clima ed è sempre meglio alzare la voce che non farsi sentire. Ma questo non significa che i nostri siano dei no. Sono si alla democrazia, alle scelte condivise e alla salvezza del pianeta. Gli allarmi che sentiamo di continuo sono tanti: dalle lotte delle mamme di Venafro, che lottano affinché i loro figli non si ammalino in un territorio avvelenato, per passare al tunnel di Termoli. Il quale rappresenta la negazione della democrazia, del diritto dei cittadini a parlare e la distruzione dell’identità paesaggistica. Lo stoccaggio del Sinarca, che se andrà a buon fine, ci farà sedere su un’ enorme bombola di gas con alto rischio di incidenti come le industrie chimiche che tutti conosciamo. La devastazione dei terreni agricoli che ospiteranno il gasdotto, con il relativo disastro che subirà il bosco Corundoli. Per arrivare poi a tutte le altre situazioni: come quella di Montenero, con la centrale a biomasse, la privatizzazione dell’acqua, con la relativa lotta per il bene comune e il depuratore che continua a versare liquami in mare.”
La situazione è molto complicata e la svolta di Gennaio del Ministro Costa, con il decreto dei 18 mesi,(dove il Ministro non rilascerà nessuna concessione) non lascia tranquilli i comitati. Questo decreto ha bloccato ogni richiesta di concessione e i permessi già accordati, ma il problema— continua la Stumpo— è che i 18 mesi passano in fretta. E se non dovesse essere presentato un piano per l’individuazione di aree idonee, alla trivellazione e alla coltivazione degli idrocarburi, si ritornerà al decreto “semplificazione” di Renzi. Il quale ha dato il via libera allo sfruttamento selvaggio degli idrocarburi. Le emergenze sono queste e non sono da meno le patologie tumorali che ultimamente sembrano moltiplicarsi. Lo dico— conclude la professoressa— perché la salute ovviamente è legata ad un rapporto causa-effetto con qualunque attività ambientale. Quindi è importante la partecipazione dei cittadini, soprattutto nelle decisioni delle amministrazioni comunali, fino ad arrivare ai piani più alti.
Il comitato I Discoli del Sinarca continua sull’onda della professoressa e si sofferma sulla questione del gasdotto Larino-Chieti e sul centro di stoccaggio Sinarca. Evidenziando alcuni parametri interessanti. Come la lunghezza di un tunnel di 111 km, ma soprattutto l’attraversamento di comuni molisani e abruzzesi: nello specifico 7 nel primo caso e 19 nel secondo. Una serie di comuni tutti legati da una stessa caratteristica: l’alto livello sismico e idrogeologico. Ma il comitato denuncia un aspetto ancora più importante: la totale mancanza di coinvolgimento dei cittadini. Questi ultimi—afferma il presidente del comitato Riccardo Vaccaro— in particolare quelli molisani, sono stati tenuti volutamente all’oscuro. Ed episodi del genere— continua Vaccaro— sono una prassi consolidata nella nostra regione, anche perché non si può giustificarela decisione di autorizzare un’opera del genere.
Il presidente sottolinea comeil gasdotto,( che non porterà nessun beneficio ai cittadini e sarà ad uso e consumo di chi lo realizzerà) sia un tassello un progetto più grande. Il quale prevede centri di stoccaggio, come quello del Sinarca, nonostante un utilizzo minore di gas negli ultimi anni e di come i cambiamenti climatici ci impongano di non utilizzare più le fonti fossili.
Le preoccupazioni del comitato, sono incentrate sui pericoli sismici( come la nuova faglia che hanno rilevato tra Guglionesi e Montecilfone) ma anche le problematiche idrogeologiche dei comuni molisani(il 100% dei comuni è a rischio).
Da questi problemi ne derivano altri. L’utilizzo di terreni agricoli per il gasdotto, porterebbe alla totale scomparsa delle piante che producono anche alcune delle eccellenze molisane: olio e vino
(la Tintilia) su tutte. Ma oltre a questo il comitato aggiunge: “ Nelle zone di lavoro, potrebbero essere rilasciate nel terreno sostanze come, il nichel e arsenico. Agenti chimici che si disperderebbero nelle falde acquifere e nelle coltivazioni vicino ai cantieri. Ma a rimetterci sono anche il settore economico e turistico. Noi siamo una regione fatta principalmente di grandi campagne, vallate e prodotti a km 0. I quali vengono venduti anche ai ristoranti nelle zone vicine e per i quali i turisti vengono a passare le vacanze qui da noi. Con il gasdotto andremmo a perdere su tutti i fronti.
Sul tema dell’inquinamento si è esposto anche il presidente del comitato “no tunnel”. Il quale ha voluto soffermarsi su come quest’opera vada contro ogni tentativo di abbassamento dell’inquinamento del traffico e in particolare del mezzo privato. “ In un progetto di mobilità, si dovrebbe andare verso l’incentivo del trasporto pubblico locale e la diminuzione dell’utilizzo del mezzo privato. Quindi non andare verso la costruzione di un parcheggio multi piano, nel centro cittadino. Ma dovrebbero essere costruiti dei parcheggi di scambio, all’esterno della città, dove far confluire il traffico cittadino. Per far capire al cittadino che, l’utilizzo del mezzo privato nel centro cittadino, è solo per gli spostamenti necessari. Questa opera invece, attrae il traffico cittadino, con un parcheggio multi piano e un tunnel nel centro storico. Si capisce che si tratta di un’opera per far ottenere al privato, un introito.”
Non può essere considerata la mobilità privata— continua il presidente— senza contemplare un’alternativa allo spostamento del cittadino. Questo lo si può fare attraverso una pianificazione, come quella del traffico. A livello generale, la soluzione che propone non è l’uso del mezzo elettrico: la rete del paese non regge, non ci sono le strutture adatte per attuare testa soluzione. Ma puntare sul trasporto pubblico locale e alla diversificazione dei combustibili più “puliti”, come l’idrogeno.
Ma nonostante tutte le problematiche, l’unica cosa da fare è quello che ha detto Renato De Nicola del “Forum dell’acqua”: “Le persone oggi, hanno più fiducia e lo abbiamo visto nella manifestazione del 23 marzo a Roma. Abbiamo dimostrato che possiamo fare qualcosa tutti insieme e possiamo diventare sempre di più. Il potere ci ha fatto, continuando ancora oggi, a farci sentire incapaci. Ma noi non lo siamo. Per fare qualcosa, dobbiamo essere organizzati e concentrare in questo aspetto tutte le nostre capacità. Dobbiamo parlare con la gente e raggiungerla nei posti dove non siamo ancora andati.”