TERMOLI. «Gesù Cristo è il tesoro nascosto nel campo del tuo cuore, ma per tua indolenza non l’hai ancora trovato; se l’avessi trovato avresti venduto tutto e comprato questo campo. Ma ora tu hai lasciato perdere il campo e ti occupi di quanto sta ai margini del campo, dove non si trovano che spine e triboli».
Le parole di Massimo il Confessore accompagnano un percorso di riflessione per riscoprire, insieme, il senso del Battesimo e per “riconnettersi” con un tesoro prezioso – Gesù Cristo – presente nella vita di ogni battezzato e di tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla fede. Un tesoro spesso ignorato e nascosto da tante cose ed esperienze materiali magari belle e utili ma “finite” (che passano e si consumano) e che non consentono di sperimentare e far fruttificare la pienezza e la bellezza del vivere da cristiani, ovvero rimettere Gesù al centro della nostra esistenza come vero e proprio ambiente in cui si vive.
È questa, in sostanza, la strada indicata dal Vescovo della Diocesi di Termoli-Larino, Gianfranco De Luca, nella lettera diffusa alla comunità in occasione della Quaresima 2019 di cui si riportano alcuni passaggi e il cui testo integrale è disponibile sul sito e sulla pagina Facebook diocesani.
“La mancata scoperta di un tesoro così prezioso – osserva mons. De Luca – crea, nelle relazioni interpersonali e nel vivere sociale, scompensi e conflitti, rifiuti e competizioni, intolleranze e aggressioni, sospetti e paure che turbano l’esistenza personale e il vivere civile. C’è di più: questa mancata scoperta, falsa anche il rapporto con l’ambiente nel quale viviamo e produce effetti che risultano poco controllabili e lo saranno sempre meno se quel tesoro non viene trovato e messo in circolo”.
Da questa premessa il Vescovo ricorda che “il punto focale e centrale dell’esistenza cristiana, la sua rilevanza nella vita sociale e il suo compito nella storia, sono racchiusi proprio nella comprensione del Battesimo e nella possibilità di vivere e far vivere in noi il Battesimo”.
Una consapevolezza ma anche una piena libertà di scelta nell’accogliere o meno questo “tesoro” presente nel cuore di ogni uomo e anche un invito, facendo riferimento al Vangelo di Luca (5,13-16) ad essere “sale della terra” e “luce del mondo” impegnandosi personalmente e nella comunità a far lievitare con amore e fede viva il dono e il compito ricevuti con il battesimo stesso.
Mons. De Luca evidenzia a tal proposito: “Perché la Parola possa compiersi occorre il nostro “sì” personale. Così è da sempre e non può che essere così. Senza il mio “sì”, Dio non può far niente in me, per me e attraverso me. Con il mio “sì”, Dio può far tutto in me, per me e attraverso me. A Lui, infatti, niente è impossibile. Maria è il paradigma di questo che dico; così come, in negativo, lo sono Adamo ed Eva.
Nel Battesimo – continua il Vescovo – è accaduto qualcosa di molto semplice e nello stesso tempo straordinario: Gesù Cristo è diventato lo spazio di vita del battezzato: il mio, il tuo spazio di vita. È accaduto un “passaggio di proprietà”: da “consegnati al potere della morte”, a “viventi in Cristo”. Non più io ma Cristo in me, direbbe Benedetto XVI”.
Cosa bisogna fare, allora, per riconnettersi con questo tesoro e accogliere in pienezza il Battesimo ricevuto? Mons. De Luca indica la terza delle “tre nascite” insegnate dalla Chiesa orientale e cioè, dopo essere nati e dopo aver ricevuto il battesimo, la terza è la nascita secondo la volontà e accade quando il cristiano aderisce al dono del Battesimo ricevuto dell’infanzia e lo rende attivo nella sua esistenza.
“Con Paolo – osserva mons. De Luca – possiamo dire che si passa da una esistenza segnata dal compiacimento di sé e guidata dalle proprie pulsioni, che inevitabilmente si consumano in inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze… a una esistenza segnata da amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
La Chiesa sa che questa ‘terza nascita’ spesso è differita di anni rispetto ai sacramenti ricevuti nell’infanzia. La luce e il gusto del Battesimo e la conseguente vita nuova che da esso emana, rimane, in molti casi, invisibile nella vita delle persone. Sa anche che essa, una volta avvenuta, esige un cammino e una crescita progressiva. Proprio per questo la sua vita è scandita dalla Pasqua settimanale (l’Eucaristia domenicale) e l’anno liturgico, che ne segna il cammino, ha come centro il Triduo Pasquale che culmina nella Veglia Pasquale, all’interno della quale si celebrano i Battesimi dei catecumeni e in cui tutti rinnoviamo le nostre promesse battesimali”.
Questa “riconnessione” con il tesoro di Gesù Cristo è sempre possibile e apre a un cammino mai concluso: “Potrai dare una risposta esauriente a questa domanda se avverti saporita e gustosa la tua vita di tutti i giorni. Saporita e gustosa perché dentro quello che accade, e oltre quello che vivi, c’è e cresce la consapevolezza di appartenere a Dio, di essere amato da Lui, accompagnato e sostenuto dalla Sua premura paterna. Se attorno a te e attraverso te si attivano processi di accoglienza, di rispetto, di comprensione, di armonia e di pace; se non cerchi comunque di essere amato, compreso, lodato, ringraziato; se riconosci ed accogli in ciascuno un fratello e nelle situazioni cogli il positivo che comunque c’è e nelle relazioni sai valorizzare ciò che unisce e non ti lasci condizionare da ciò che divide; se comunichi speranza piuttosto che rassegnazione e disgusto; se quando sbagli non cerchi scuse, giustificazioni e nemmeno ti scoraggi, ma sai ricominciare una volta di più di quanto sbagli, consapevole che il Suo Amore per te è per sempre e senza condizioni: questo accade e può accadere perché Gesù, il suo Amore, vive in te”.
In questa dimensione “Gesù Cristo, il Figlio che vive nel seno del Padre, è l’ambiente vitale nel quale si svolge la nostra esistenza. Punto di partenza è la nostra comunione con Gesù vissuta e alimentata attraverso la preghiera nutrita dall’ascolto obbediente della Parola di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo che ci è donato nel Battesimo e vive in noi. Proprio questa comunione con Gesù porta a riconoscere, accogliere e amare ogni altro come fratello”.
Il vescovo presenta così una “sintesi sublime della vita cristiana: l’esistenza dei credenti, frutto dell’iniziativa gratuita e potente di Dio, accolta e corrisposta nel Battesimo, è una permanente comunione di amore con Cristo nello Spirito; è un continuo progredire e maturare in questa esperienza, in unione di amore con tutti gli altri nella comunità, che ha una dimensione universale, anzi cosmica”.
Tutto questo fa capire come sia davvero “bello essere e vivere da cristiani”. Mons De Luca esorta così la comunità a riflettere e a condividere questo cammino di riflessione cogliendo nel periodo di preparazione alla Pasqua di Risurrezione un tempo privilegiato per sperimentare la presenza di Dio nella nostra vita: “Sarebbe una grande perdita non farlo, dal momento che, grazie al Battesimo, siamo diventati e possiamo essere cristiani. Sarebbe una perdita innanzitutto per noi personalmente, perché non diventiamo ciò che siamo: a questo proposito un Padre della Chiesa ha scritto che risulteremmo come un feto abortito. Sarebbe, poi, una perdita per l’umanità intera che, per la nostra indolenza e superficialità, risulterebbe privata di luce e di sapore, del lievito necessario che la faccia fermentare verso il compimento del suo disegno di vita e di amore”.
Di seguito il messaggio integrale del vescovo Gianfranco De Luca: «Forse non c’è contrada, isola sperduta, castello diruto, fondale di mare che non sia accompagnato da un racconto che dica di un tesoro nascosto, di ricerche coraggiose e fallite, interventi più o meno misteriosi e ostacoli inattesi e invalicabili per raggiungerlo.
Il tesoro di cui voglio parlare è reale, preziosissimo, unico. Soprattutto è vicino – mi verrebbe da dire “dentro” – a ciascuno, più di quanto si possa immaginare. Ma è altrettanto ignorato, ricoperto da una infinità di cose belle, utili, preziose; tutte, però, segnate dal tempo che le consuma e le corrode e ne mette in evidenza la finitezza, condannandole al disfacimento. Questo processo di decomposizione avviene non per un fatale destino, ma per una mancanza di collegamento con quel tesoro di cui parlo. Proprio la mancata scoperta di quel tesoro crea, nelle relazioni interpersonali e nel vivere sociale, scompensi e conflitti, rifiuti e competizioni, intolleranze e aggressioni, sospetti e paure che turbano l’esistenza personale e il vivere civile. C’è di più: questa mancata scoperta, falsa anche il rapporto con l’ambiente nel quale viviamo e produce effetti che risultano poco controllabili e lo saranno sempre meno se quel tesoro non viene trovato e messo in circolo.
Di cosa (di Chi) si tratta?
È accaduto a ciascuno, sicuramente alla maggior parte dei residenti nel nostro territorio, quasi sicuramente anche a te che stai leggendo. Eravamo nati da poco, e ancora piccoli e incapaci di consapevolezza. Questo però non riduce né rende insignificante l’accaduto.
Un giorno preciso, molto probabilmente una domenica, ad un’ora certa, papà e mamma insieme ad amici e parenti, si sono recati in chiesa perché tu venissi battezzato. Nell’album di famiglia o nella videoteca di casa ci sono le tracce di quell’evento, ma soprattutto esso risulta trascritto nel registro dei battezzati della Parrocchia.
Incontrando un gruppo di giovani in uno dei nostri Istituti scolastici ho voluto porre una domanda: “A cosa serve il Battesimo che avete ricevuto? – ho chiesto – Quale conseguenza ha per la vostra vita, per le vostre scelte, per il vostro pensare e agire?”. Nel silenzio alquanto imbarazzato dei più, una ragazza timidamente ha detto: “Per potermi sposare, un giorno”. Non so cosa diresti tu a proposito.
In realtà il punto focale e centrale dell’esistenza cristiana, la sua rilevanza nella vita sociale e il suo compito nella storia, sono racchiusi nella comprensione del Battesimo e nella possibilità di vivere e far vivere in noi il Battesimo.
Si tratta di un fatto di rilevanza cosmica. Scrive, infatti, Paolo ai Romani: «La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità… e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rom 8,20-21).
Proprio per questo Gesù nel Vangelo dice dei cristiani di tutti i tempi: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Lc 5,13-16).
Queste parole vanno prese per quello che sono: Parola di Dio. E Dio quanto dice, fa. Se quello che la Parola annuncia non diventa fatto, significa che la Parola è impedita, bloccata.
Chiederai: ma chi può impedire Dio, chi può bloccarlo? La risposta è semplice: io, tu, ognuno di noi.
Perché la Parola possa compiersi occorre il nostro “sì” personale. Così è da sempre e non può che essere così. Senza il mio “sì”, Dio non può far niente in me, per me e attraverso me. Con il mio “sì”, Dio può far tutto in me, per me e attraverso me. A Lui, infatti, niente è impossibile. Maria è il paradigma di questo che dico; così come, in negativo, lo sono Adamo ed Eva.
Nel Battesimo è accaduto qualcosa di molto semplice e nello stesso tempo straordinario: Gesù Cristo è diventato lo spazio di vita del battezzato: il mio, il tuo spazio di vita. È accaduto un “passaggio di proprietà”: da “consegnati al potere della morte”, a “viventi in Cristo”. Non più io ma Cristo in me, direbbe Benedetto XVI.
Paolo nelle sue lettere parla dei cristiani come di: con-morti, con-sepolti, con-risorti con Cristo. C’è la possibilità reale di vivere e crescere con Gesù, condividere la sua Pasqua.
Scrive un autore bizantino medievale: «Il Battesimo dona l’essere, cioè il sussistere conforme al Cristo: esso è il primo mistero: prende gli uomini morti e corrotti e li introduce nella vita» (Nicola Cabasilas).
II Battesimo «è il più bello e magnifico dei doni di Dio. […] Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono, poiché è dato a coloro che non portano nulla; grazia, perché viene elargito anche ai colpevoli; Battesimo, perché il peccato viene seppellito nell’acqua; unzione, perché è sacro e regale (tali sono coloro che vengono unti); illuminazione, perché è luce sfolgorante; veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro, perché ci lava; sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio». (Giovanni Crisostomo).
Alla luce di quanto detto fin qui, risultano allora profondamente vere le parole di Massimo il Confessore: «Gesù Cristo è il tesoro nascosto nel campo del tuo cuore, ma per tua indolenza non l’hai ancora trovato; se l’avessi trovato avresti venduto tutto e comprato questo campo. Ma ora tu hai lasciato perdere il campo e ti occupi di quanto sta ai margini del campo, dove non si trovano che spine e triboli».
Riconnettersi con il Tesoro
Nella Chiesa orientale si insegna che l’uomo deve passare attraverso tre nascite: la prima è quella naturale, per cui si nasce dal grembo di una donna; la seconda è la nascita battesimale che avviene in seno alla Chiesa e ci fa passare, per pura grazia, dall’essere un uomo ad essere figlio di Dio; la terza è la nascita secondo la volontà e accade quando il cristiano aderisce al dono del Battesimo ricevuto dell’infanzia e lo rende attivo nella sua esistenza.
Questa terza nascita ci fa passare dalla vita dell’“uomo esteriore”, segnato e condizionato da ciò che passa e si consuma, a quella dell’“uomo interiore” che vive secondo lo Spirito e si rinnova di giorno in giorno, compiendo così ciò che realmente è: figlio di Dio, partecipe della Sua vita. Con Paolo possiamo dire che si passa da una esistenza segnata dal compiacimento di sé e guidata dalle proprie pulsioni, che inevitabilmente si consumano in inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze… ad una esistenza segnata da amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
La Chiesa sa che questa terza nascita spesso è differita di anni rispetto ai sacramenti ricevuti nell’infanzia. La luce e il gusto del Battesimo e la conseguente vita nuova che da esso emana, rimane, in molti casi, invisibile nella vita delle persone. Sa anche che essa, una volta avvenuta, esige un cammino e una crescita progressiva. Proprio per questo la sua vita è scandita dalla Pasqua settimanale (l’Eucaristia domenicale) e l’anno liturgico, che ne segna il cammino, ha come centro il Triduo Pasquale che culmina nella Veglia Pasquale, all’interno della quale si celebrano i Battesimi dei catecumeni e in cui tutti rinnoviamo le nostre promesse battesimali.
Un evento sempre possibile che apre ad un cammino mai concluso.
È avvenuta per te la terza nascita? Potrai dare una risposta esauriente a questa domanda se avverti saporita e gustosa la tua vita di tutti i giorni. Saporita e gustosa perché dentro quello che accade, e oltre quello che vivi, c’è e cresce la consapevolezza di appartenere a Dio, di essere amato da Lui, accompagnato e sostenuto dalla Sua premura paterna. Se attorno a te e attraverso te si attivano processi di accoglienza, di rispetto, di comprensione, di armonia e di pace; se non cerchi comunque di essere amato, compreso, lodato, ringraziato; se riconosci ed accogli in ciascuno un fratello e nelle situazioni cogli il positivo che comunque c’è e nelle relazioni sai valorizzare ciò che unisce e non ti lasci condizionare da ciò che divide; se comunichi speranza piuttosto che rassegnazione e disgusto.; se quando sbagli non cerchi scuse, giustificazioni e nemmeno ti scoraggi, ma sai ricominciare una volta di più di quanto sbagli, consapevole che il Suo Amore per te è per sempre e senza condizioni: questo accade e può accadere perché Gesù, il suo Amore, vive in te.
Gesù Cristo è (può essere) il tuo ambiente vitale
Scrivendo agli Efesini, Paolo rivolge un’appassionata preghiera al Padre, creatore di tutti gli esseri, perché trasformi la coscienza dei cristiani, così da giungere alla piena maturità della fede e dell’amore. Potranno allora scoprire il cuore profondo del mistero divino, che è l’infinito amore di Dio offerto a noi in Gesù Cristo: un amore che ci avvolge conducendoci alla pienezza, un amore totale che abbraccia tutto l’essere, rappresentato dalle quattro dimensioni con le quali la tradizione popolare concepiva la realtà: ampiezza, lunghezza, altezza e profondità.
Leggiamola insieme: «Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen» (Ef 3,14-21).
Vengono qui in evidenza tre tappe di un unico processo grazie al quale Cristo, il Figlio che vive nel seno del Padre, è l’ambiente vitale nel quale si svolge la nostra esistenza.
Punto di partenza è la nostra comunione con Gesù vissuta e alimentata attraverso la preghiera nutrita dall’ascolto obbediente della Parola di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo che ci è donato nel Battesimo e vive in noi. Proprio questa comunione con Gesù porta a riconoscere, accogliere e amare ogni altro come fratello: un amore che si compie nella reciprocità e, attraverso la comunione eucaristica, ci fa “esperti” (partecipi) dello stesso amore di Cristo, perciò capaci di amare come ama Lui, con il suo stesso amore che vive in noi. In questo modo si entra nella piena comunione con il Padre e si vive da veri figli suoi, proprio come Gesù ed in Gesù.
Troviamo qui una sintesi sublime della vita cristiana: l’esistenza dei credenti, frutto dell’iniziativa gratuita e potente di Dio, accolta e corrisposta nel Battesimo, è una permanente comunione di amore con Cristo nello Spirito; è un continuo progredire e maturare in questa esperienza, in unione di amore con tutti gli altri nella comunità, che ha una dimensione universale, anzi cosmica.
È bello essere e vivere da cristiani! Sarebbe una grande perdita non farlo, dal momento che, grazie al Battesimo, lo siamo diventati e lo possiamo essere. Sarebbe una perdita innanzitutto per noi personalmente, perché non diventiamo ciò che siamo: a questo proposito un Padre della Chiesa ha scritto che risulteremmo come un feto abortito. Sarebbe, poi, una perdita per l’umanità intera che, per la nostra indolenza e superficialità, risulterebbe privata di luce e di sapore, del lievito necessario che la faccia fermentare verso il compimento del suo disegno di vita e di amore.
Chiediamo insieme, e l’un per l’altro, il dono di saper riscoprire e di far fruttificare il grande tesoro che è stato messo in noi col Battesimo.
+ Gianfranco De Luca
Eterno Padre,
quando fui battezzato ero un bambino inconsapevole.
Ora però so la grandezza del dono che mi hai fatto:
tu dal cuore squarciato del tuo Figlio
hai fatto scaturire per noi il dono nuziale del Battesimo,
prima Pasqua dei credenti, porta della nostra salvezza,
inizio della vita in Cristo, fonte dell’umanità nuova.
Dall’acqua e dallo Spirito, nel grembo della Chiesa vergine e madre,
tu generi il popolo sacerdotale e regale,
radunato da tutte le genti nell’unità e nella santità del tuo amore.
Così, o Padre, tu mi hai innestato in Cristo tuo Figlio,
immergendomi nella sua morte e risurrezione, e sono rinato tuo figlio.
Così ho la possibilità concreta di vivere la vita nuova, quella nello Spirito.
Mi hai inserito nella tua Chiesa, comunità di salvezza,
come un membro attivo e responsabile.
Mi hai dato un futuro e una speranza nella fede e nell’amore.
Grazie, Signore!
Fa che io possa vivere e far vivere il Dono che mi hai fatto, animato dallo Spirito Santo possa vivere del tuo amore e sappia dare il tuo amore ad ogni persona, proprio come ha fatto Gesù.
Amen.»