LARINO. Qualche settimana addietro, la rubrica dedicata alla circolazione stradale ha toccato il problema, tenendosi sulle generali. Ora sarà opportuno trattarne il tema più da presso, tento conto che anche le Forze dell’ordine ci si sono buttate subito sopra. La legge n. 132 (il decreto sicurezza) è in vigore dal 4 dicembre scorso, ed i militi dell’Arma hanno assediato S. Martino in Pensilis, pizzicando numerosi conducenti alla guida di automezzi con targa estera che non possono essere più guidati in Italia da chi abbia la residenza nello Stivale da più di 60 giorni. Il divieto vale pure per le persone giuridiche che abbiano costituito in Italia Sedi o Filiali. Per chi sia sorpreso non in regola è prevista una sanzione pecuniaria da 712 a 2.848 euro che, se pagata entro 5 giorni dalla consegna del verbale, ammette uno sconto del 30%), prevedendo, inoltre, il sequestro delle targhe ed il fermo amministrativo. La circolazione del veicolo deve essere obbligatoriamente regolarizzata con una nuova immatricolazione praticata in Italia entro 6 mesi dall’accertamento dell’infrazione; oppure, entro 180 giorni, il mezzo dev’essere portato fuori dai confini (con un targa provvisoria). Dal divieto di circolazione sono esclusi gli iscritti all’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero e le vetture con targa ‘Corpo diplomatico’, ‘Corpo consolare’, ‘Escursionisti esteri’ ed ‘Afi official’ (Ff.aa. Nato).
In qualche modo, con l’entrata in vigore di questa norma, dovrebbero cessare gli abusi da parte di chi, almeno fino ad oggi, non temeva i divieti, impipandosi delle ‘multe’. Tra l’altro, chi guidava veicoli con targhe stranieri pagava anche meno imposte. E si trattava di oltre 2 milioni di persone. Finora rischiavano solo un provvedimento amministrativo disposto dal Giudice di pace; ma ora, dalla fine di novembre, non hanno scampo perché il decreto sicurezza affronta in modo radicale una questione che, abbattendo costi di bollo e di assicurazione, evita di rendere difficile persino la notificazione dei verbali di accertamento. Solo per gli autoveicoli targati San Marino e Città del Vaticano forse sarà prevista una deroga. Perciò l’Associazione Italia-Romania avrebbe preferito un regime transitorio, mentre l’omologa Ari aveva proposto l’inserimento di una tassa (da 1 €/die per le auto straniere). Il fatto è che in Italia circolano grosso modo 1,5 milioni di Rumeni. C’è, però, una falla nella norma che permetterebbe di andare oltre le pieghe della legge. Dal divieto sono esclusi quei privati cittadini che hanno acquisito la disponibilità dell’auto in ‘leasing’. Sono ugualmente abilitati a circolare i veicoli intestati ad imprese estere non aventi sede in Italia ma che vengano cedute a soggetti residenti nella Penisola con cui le imprese stesse devono intrattenere un rapporto di collaborazione che dev’essere documentato, altrimenti si incorre in una sanzione da 250 a 1.000 euro più il fermo amministrativo quando la collaborazione non sia stata certificata entro 30 giorni. Purtroppo sono reperibili sulla rete Società dell’Est europeo che offrono soluzione al problema, intestandosi la vettura e stipulando col reale proprietario un contratto di comodato d’uso con un documento che attesta una collaborazione fittizia da esibire in caso di controllo.
A questo punto accertare presumibili inganni richiederebbe indagini troppo complesse per essere praticate
A proposito di ‘multe’, tra Svizzera ed Italia operano due pesi e due misure. Un tempo non era così e, per la sua solerzia, la Confederazione imponeva a tutti i suoi modi severi. Da Como raccontano che c’è polemica sui due fronti: l’85% degli Elvetici sanzionati nella Città italiana non ‘paga’; e l’Amministrazione vanta crediti stimati sui 500mila euro. A Milano l’ammanco è stimato dal Comune in 1.3 milioni. E questo a fronte di un comportamento assai severo a parti invertite. Con ciò si vuole significare che per gli automobilisti italiani sanzionati oltre confine si applicano denunce a carattere penale, rogatorie internazionali e convocazione formale da parte della Polizia giudiziaria oltre al pagamento dell’onorario di un avvocato. Il problema potrebbe essere risolto soltanto grazie ad una proposta di legge che preveda un giro di vite. Ma dalla Svizzera si risponde con scarso ‘fair play’ minacciando di boicottare ogni discesa in quel di Como ed in Lombardia.
Claudio de Luca