TERMOLI. In un giorno di festa c’è chi, invece, ha davvero poco da celebrare, specie il Primo maggio. La festa dei lavoratori sta assumendo sempre più i contorni di una ricorrenza di denuncia, piuttosto che di affermazione dei diritti sociali acquisiti nel tempo con lotte e battaglie.
Precariato e disoccupazione, disperazione e carenza di prospettive sono gambe di un tavolo dove non si riesce ad apparecchiare nulla, dove non si mette assieme pranzo e cena, o meglio, dove si ricorre alla sussidiarietà, alla solidarietà, al bene comune, per sopravvivere.
Bene lo sanno le decine di persone, a seconda della stagione il numero sale o cresce, che riescono a mangiare alla mensa della Caritas di giorno e vengono assistiti con pasti caldi e bevande alla stazione ferroviaria di sera, poiché il refettorio diocesano è chiuso a cena.
Sono 4 le organizzazioni che si occupano a rotazione di loro, giovani e anziani, donne e a volte anche bambini. Italiani e stranieri, residenti e senza fissa dimora, perché il destino li accomuna nella povertà e allora scatta la molla della generosità più bella, quella di chi si mette al servizio dei più deboli.
Un gesto che seppur organizzato rimane spontaneo e aperto e si farcisce non solo di cibi e acqua, aranciata, ma soprattutto di sorrisi, talvolta abbracci e ascolto, perché oltre che mangiare e bere, i clochard chiedono di parlare, di essere vivi, non emarginati.
L’inclusione sociale è la frontiera del terzo millennio e grazie ai City Angels, che ieri sera abbiamo incontrato allo scalo ferroviario termolese, e alle altre associazioni, come le suore della carità della Madonna delle Grazie, la stessa Caritas e la Città invisibile, rimane un impegno costante.
I volti delle persone sfamate e avvolte dal calore umano sono tristi, ma hanno tratti inconfondibili, di chi crede ancora nei valori che ci hanno condotto per millenni a evolverci, anche se in questo contesto tutto appare più difficile e problematico.
Il progresso in sé non ha determinato miglioramenti nella condizione delle persone, piuttosto ha ampliato a dismisura una forbice di diseguaglianza e trovare tanta gente che da un giorno all’altro finisce in strada, anche con percorsi di agio alle spalle, è un affronto alle possibilità di dare davvero a tutti quel minimo insindacabile attraverso cui riacquistare in primo luogo dignità e amor proprio.