martedì 11 Febbraio 2025
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Calore umano, sorrisi e pasti caldi: clochard non più soli di sera alla stazione

TERMOLI. In un giorno di festa c’è chi, invece, ha davvero poco da celebrare, specie il Primo maggio. La festa dei lavoratori sta assumendo sempre più i contorni di una ricorrenza di denuncia, piuttosto che di affermazione dei diritti sociali acquisiti nel tempo con lotte e battaglie.

Precariato e disoccupazione, disperazione e carenza di prospettive sono gambe di un tavolo dove non si riesce ad apparecchiare nulla, dove non si mette assieme pranzo e cena, o meglio, dove si ricorre alla sussidiarietà, alla solidarietà, al bene comune, per sopravvivere.

Bene lo sanno le decine di persone, a seconda della stagione il numero sale o cresce, che riescono a mangiare alla mensa della Caritas di giorno e vengono assistiti con pasti caldi e bevande alla stazione ferroviaria di sera, poiché il refettorio diocesano è chiuso a cena.

Sono 4 le organizzazioni che si occupano a rotazione di loro, giovani e anziani, donne e a volte anche bambini. Italiani e stranieri, residenti e senza fissa dimora, perché il destino li accomuna nella povertà e allora scatta la molla della generosità più bella, quella di chi si mette al servizio dei più deboli.

Un gesto che seppur organizzato rimane spontaneo e aperto e si farcisce non solo di cibi e acqua, aranciata, ma soprattutto di sorrisi, talvolta abbracci e ascolto, perché oltre che mangiare e bere, i clochard chiedono di parlare, di essere vivi, non emarginati.

L’inclusione sociale è la frontiera del terzo millennio e grazie ai City Angels, che ieri sera abbiamo incontrato allo scalo ferroviario termolese, e alle altre associazioni, come le suore della carità della Madonna delle Grazie, la stessa Caritas e la Città invisibile, rimane un impegno costante.

I volti delle persone sfamate e avvolte dal calore umano sono tristi, ma hanno tratti inconfondibili, di chi crede ancora nei valori che ci hanno condotto per millenni a evolverci, anche se in questo contesto tutto appare più difficile e problematico.

Il progresso in sé non ha determinato miglioramenti nella condizione delle persone, piuttosto ha ampliato a dismisura una forbice di diseguaglianza e trovare tanta gente che da un giorno all’altro finisce in strada, anche con percorsi di agio alle spalle, è un affronto alle possibilità di dare davvero a tutti quel minimo insindacabile attraverso cui riacquistare in primo luogo dignità e amor proprio.