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giovedì 13 Marzo 2025
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Blitz contro la mafia foggiana, ricercati due immigrati residenti in basso Molise

TERMOLI. Sono otto, nel complesso, le persone residenti in Molise destinatarie delle misure cautelari nell’ambito dell’operazione Ares, compiuta ieri mattina.

Sì, perché oltre alle due donne e ai 4 uomini finiti rispettivamente in quattro ai domiciliari e due in carcere (uno già era detenuto), si aggiungono due 43enni, di nazionalità tunisina e albanese, residenti a Campomarino e Santa Croce di Magliano, tutt’ora irreperibili.

Una nona persona, di San Martino in Pensilis, è solo indagata, poiché il Gip della procura distrettuale antimafia ha rigettato l’istanza di misura cautelare a suo carico.

Nel complesso, sono state arrestate 50 persone.

50 persone. Un colpo durissimo alla criminalità organizzata con base a San Severo in tutta Italia con l’accusa di associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga, danneggiamento, reati in materia di armi, lesioni personali e tentato omicidio, aggravati dalle finalità mafiose. Altri tre destinatari dei provvedimenti sono attualmente ricercati. Arrestate anche altre due persone accusate del tentato omicidio commesso a San Severo il 4 marzo scorso.

I provvedimenti cautelari, emessi dal Tribunale di Bari, sono stati eseguiti da oltre 200 agenti delle questure di Foggia, Napoli, Milano, Salerno, Rimini, Campobasso, Pescara, Chieti, Teramo, Ascoli Piceno e Fermo, con il supporto di 30 equipaggi dei Reparti prevenzione crimine. Tra i destinatari dell’ordinanza anche alcuni esponenti di primo piano delle famiglie mafiose La Piccirella e Nardino, particolarmente attive nel territorio di San Severo. L’attività investigativa, condotta dalle Squadre mobili di Foggia e Bari insieme agli agenti del Servizio centrale operativo, è stata denominata “Ares”, e ha fatto luce sul ruolo dei due clan nel traffico di droga nella provincia di Foggia, e sulle continue tensioni tra i diversi gruppi malavitosi per la spartizione degli ingenti profitti. Gli investigatori hanno documentato il sistematico ricorso alla violenza da parte dei gruppi criminali per affermare la propria leadership nella zona. Per raggiungere lo scopo sono stati molti gli episodi di intimidazione a colpi di arma da fuoco e quelli che hanno portato all’eliminazione fisica dei rivali.

L’indagine è stata avviata nel 2015 dopo alcuni gravi episodi di sangue verificatisi a San Severo; nei successivi approfondimenti gli investigatori hanno accertato e documentato anche l’attività relativa al traffico di stupefacenti.