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sabato 31 Maggio 2025
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Carceri affollate in Molise, i numeri del sistema penitenziario

LARINO. “Le tre carceri molisane (Campobasso, Isernia e Larino) ospitano reclusi ben oltre la capienza regolamentare”.

Secondo i dati elaborati dall’Associazione ‘Antìgone’, negli istituti penitenziari italiani sono presenti fino a 60mila detenuti: 15mila in più rispetto ai posti disponibili. Per l’Europa l’aliquota è troppo alta e costituisce un tasso medio superiore del 25% rispetto all’area UE. Ciò vuol dire che nello Stivale si incarcerano presunti innocenti in misura più che doppia rispetto agli altri Paesi del vecchio continente e che la custodia cautelare dura di più, come pure i processi. Naturalmente scoppiano pure le carceri molisane che, bene spesso, finiscono con il superare dell’80% la capienza tollerabile e del 116% quella regolamentare. “Dint’ ‘e ccancèlle, simme tutte frate …”, recita una canzone napoletana del secolo scorso. Il concetto è stato enunciato da De André tante volte. Il carcere vero è quello psicologico, ed è la prigione mentale in cui rimangono rinchiusi i pensieri di chi sta patendo dietro le sbarre.

Allorquando venne rapito, Fabrizio poté conoscere di persona la condizione di detenuto; ma seppe pure frugare, instancabilmente, in quella prigione fatta di convenzioni e di debolezze che impediscono ad un soggetto di essere libero. E così cantò, straordinariamente: la storia di Geordie, impiccato con una corda d’oro per avere trafugato sei cervi dal parco del Re; scrisse del tormento di Miche’ che ammazza per amore e che poi preferisce togliersi la vita piuttosto che rivelare al suo amore la ragione del crimine commesso; racconta ancora, con la voce del brigadiere che ha in custodia don Raffae’, la vita degli agenti della Penitenziaria; descrive da par suo i concetti di complicità e di omertà laddove il sole è a scacchi; rese concreto i tratti umani del pescatore che incontra l’assassino sulla spiaggia e che – non volendo aggiungere male al male – comprende e perdona, spezza il pane e versa il vino; ne “Il testamento di Tito” arriva al VII comandamento, ma quando guarda la fine del Nazareno, De André sposta lo sguardo sul ladro che muore ‘a latere’ nell’identica maniera dell’Innocente. Ed è così che il “poeta” genovese trova l’unica soluzione possibile proprio nell’ultimo verso: ricorrere alla ‘pietas’, con un sentimento che non deve cedere al rancore, ma che pure ti permette di scoprire l’amore. Insomma, il Cantore delle prigioni è riuscito a squarciare un velo, mostrando l’universo parallelo carcerario con le sue dure regole, ben diverse dalle altre che reggono la vita normale. Ma dalla canzone, veniamo alla realtà.

La denuncia viene dal Sappe, il Sindacato di Polizia penitenziaria), secondo i cui dati sono lievitate a dodici le regioni “fuori legge” ospitanti un numero di detenuti superiore al limite “tollerabile”.

Le tre carceri molisane (Campobasso, Isernia e Larino) ospitano reclusi ben oltre la capienza regolamentare. A prima vista parrebbe trattarsi di piccoli numeri, ma non è così, tenuto conto della “qualità” degli ospiti (pentiti, dissociati, capi-bastone …). La Casa circondariale e di reclusione frentana perviene spessissimo al collasso. Nata per ospitare 184 detenuti, arriva bene spesso a contarne persino 244, di cui 40 stranieri. Dal canto loro i tutori di una popolazione tanto particolare, sono appena 45.000 quando la dotazione organica dovrebbe essere portata almeno a 49.000 unità. In effetti, tenuto conto degli operatori che risultano essere stati occupati in servizi diversi dalla custodia vera e propria, si scende a poco più di 31.000 agenti, che si riducono ai 19.000 circa utilizzabili quotidianamente (calcolando i turni, i congedi e le malattie). Insomma, tra vuoti di dotazione e carenza di nuove carceri, occorrerebbero almeno altre 13.000 unità, senza contare che pure nel settore tecnico ed in quello amministrativo il ‘dèfault’ rasenterebbe i 2.500 operatori. In tutta questa situazione, il Ministero non ha potuto tenere in conto alcuno le esigenze molisane (che poi sono soprattutto quelle di Larino) perché “non vi erano fondi adeguati ai bisogni”.

Ma è pur vero che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) è costretto a destinare molte delle risorse disponibili alla ristrutturazione di carceri antiche come quella di via Cavour a Campobasso. In effetti, nella Penisola, un edificio su cinque risale a periodi che vanno dal 1.200 al 1.500, sottoposti a vincoli architettonici che fanno lievitare esponenzialmente gli stanziamenti reperibili. In totale i nuovi posti-letto sarebbero oltre 17.000 di cui: 10.806 con copertura finanziaria e 6.323 senza. L’intera operazione dovrebbe costare alle casse dello Stato un miliardo e mezzo di euro, ma ne mancano all’appello 980. Non basta, perché questi significativi aumenti di capienza ricettiva comporteranno oneri aggiuntivi per la gestione dei Servizi sanitari degli istituti posti in capo alle Aziende sanitarie regionali. Ma non è ancora sufficiente perché occorrerà assumere ulteriore personale (direttori, poliziotti penitenziari, educatori, assistenti sociali, medici, psicologi).

Claudio de Luca