LARINO. Sussiste sempre una corrispondenza armonica nelle Città dove sia possibile mettere in collegamento gli spazi emersi (e, quindi, visibili) a quelli che ‘vivono’ sotto i nostri piedi. A Larino questa situazione non c’è perché un mondo sotterraneo non esiste. Ciò nonostante la Comunità frentana serba una caratteristica che la rende diversa dalle altre. Qui esiste una straordinaria persistenza di demografia storica che perdura tutt’oggi, lasciando emergere forti riferimenti tra i luoghi; anzi, tra ‘cap’a monte e cap’a balle’. Due termini, oramai desueti, per indicare il rione San Leonardo ed il centro storico, sicuramente ancora ben vivi negli Anni ’60 e ’70 del secolo scorso, utili a rinverdire – tacitamente – che quelli di giù erano (o si sentivano?) più ‘larinesi’ dei confratelli di sopra.
Ecco, questo Paese gode ancora di uno straordinario privilegio, ma sono in tanti a domandarsi se, per caso, non abbia a trattarsi di una ‘dannazione’. In che senso, vi chiederete? Per dirla in breve, l’agglomerato sembrerebbe formato da due enclave diverse; e, almeno in una tra le due, c’è stato un certo ricambio antropologico che comunque non è riuscito a scardinare il nocciolo duro dei due spazi umani. Nell’accoppiata chi riesce a dare più pensiero a chi amministra è il Centro storico poiché ci si ostina a renderlo scrigno di sagre e di feste di strada, governando il tutto a colpi di incredibili ordinanze sindacali, fedelmente ricopiate – anno dietro anno – dai vari reggitori del Palazzo che si susseguono sempre senza essere supportati da idee nuove. In tal modo si infliggono disagi all’andamento della porzione più antica, infastidendo soprattutto il traffico veicolare al punto di renderlo ancora più caotico di quanto non sia alla luce di una struttura viaria da medio evo. A questo punto quale potrebbe essere l’idea? Creare degli spazi sotterranei proprio laddove non esistono (ma siano possibili), alleviando la ‘fame’ di posti-auto che affligge i due nuclei urbani.
Naturalmente chi scrive parla da ‘amatore’, ma non da tecnico, non essendo un urbanista. Ciò nonostante comprende bene che questa scienza potrebbe distruggere le piccole città storiche. Ma già grandi architetti avevano capito che i parcheggi avrebbero dovuto sostituire le antiche cinte murarie. Però occorre rendersi conto che, ove queste ultime non siano state possibili (come a Larino), i parcheggi ora dovrebbero sostituirle, proteggendo da quelle acerrime nemiche che si sono rivelate le automobili. Ma, produrne in elevazione (torri), riuscirebbe terribile per la quieta struttura urbanistica locale. Perciò come riuscirebbe possibile un drenaggio al flusso delle auto, mantenendo il centro cittadino così com’è sempre stato? Credo che sia semplice (ma non semplicistico) pensare a stazioni sotterranee (ed invisibili), ideali per una cittadina antica che vanta un aspetto antico con delle caratteristiche straordinarie.
Per Larino non si potrebbe mai tradire certa corretta percezione temporale delle cose. Non siamo mica americani; perciò non sarebbe possibile pensare che tutto possa essere rifatto dopo di essere stato demolito. Noi portiamo nella giusta considerazione la cosiddetta ‘irripetibilità’ delle cose perché il tempo non è insignificante sulla vita degli uomini ed introduce un’idea di universalità che le realtà di recente formazione non possono avere. Ed è proprio l’espressione più vistosa dello scorrere del tempo quella che rimane impastata nella vita di un centro storico, consentendo di percepire il valore universale delle cose. Non essendo in grado – da inesperti – di individuare i luoghi adatti al parcheggio di tante autovetture (a Larino ve ne sono perfino tre per ogni famiglia), possiamo soltanto indicare, sommessamente, qualche probabile sito. Ci viene in mente uno spazio da creare al di sotto di piazza V. Emanuele oppure ad un altro approntabile nella porzione ‘sotterranea’ del luogo di sosta già attivo in via Circonvallazione, alle spalle della sede del cinema-teatro ‘Risorgimento’.
Naturalmente il modesto intervento del vostro cronista va considerato alla stregua di un semplice suggerimento minimo al fine di prevenire il fenomeno lamentato. Naturalmente, ove potesse essere preso in considerazione, vorrebbe dire che l’idea è stata supportata da una volontà politica al riguardo e da una tecnica raziocinante.
Claudio de Luca