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giovedì 13 Marzo 2025
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Salvati da bibite e merendine?

TERMOLI. Il Governo s’è messo al lavoro sul Bilancio, e se ne sentono di ogni colore; al punto che si è ritornato a parlare di tasse su bibite e merendine per reperire risorse in Finanziaria. L’Ocse ha già ‘tagliato’ il Pil italiano (+0,4% rispetto al +0,6% del 2018), confermando una crescita piatta. Perciò, nel Def di aprile, l’Esecutivo ha indicato un +0,2% nel 2019 ed uno 0,7% nel 2020. Meno Pil vuol dire più deficit, mentre occorre tenere l’asticella entro il 2,1% al fine di scongiurare la scure dei 23 miliardi di rialzi-Iva che potrebbero scattare da gennaio 2020 in caso di mancato rispetto degli impegni di bilancio Ue. Per raggiungere questo risultato, servirebbero circa 10 miliardi di euro, oltre ai risparmi (4 miliardi) resi possibili dal calo dello ‘spread’ nonché dalle ‘economie’ sul Reddito di cittadinanza e su Quota 100 (5 miliardi). Poi c’è sempre l’incognita-debito pubblico (132,6% nel 2019, 132,2% nel 2018). Ed ecco che ha preso piede l’ipotesi di aumentare il prelievo sulle bevande analcoliche ritenuto penalizzante per il settore. ‘Assobibe’ prevede che una tassa del genere produrrebbe una contrazione delle vendite pari al 30%, minori consumi finali e 10.000 occupati a rischio nelle imprese, con conseguente minor gettito Iva (-11%) e minor gettito da tasse da lavoro/reddito (-15%). Infine riappare l’incredibile tassa sulle merendine.

Di certo ricorderete che, quand’era Presidente del Consiglio dei Ministri, il bocconiano Monti già avrebbe voluto introdurre non solo una tassa sul rutto quand’anche una sul peto, applicandola alla vendita delle bibite gassate. Ma il provvedimento era “saltato” perché quelle “bottiglie”, agitate un po’ troppo sui “mass media”, erano state vivacemente criticate. All’epoca il balzello avrebbe dovuto ammontare a tre cent-lattina, naturalmente giustificato dal pretesto di tutelare la salute. Insomma, ancora una volta, si mostrava di preferire la tassazione ad ogni altro provvedimento. Ma inventare nuove forme impositive, dopo di averle rivestite di nobili motivi, è troppo facile. E, purtroppo, ogni nuovo tributo si aggiunge ad un carico fiscale che oggi ha raggiunto vette innominabili, già censurato in passato persino dalla Corte dei conti. Non sarebbe stato meglio abbattere le spese “obbligatorie” dedicate alla Casta di ogni ordine e grado (da quella statale a quella regionale e comunale, ‘et similia)?

Con Monti giungemmo ad inverare quell’entità suprema e perfetta definita “Stato etico”, inteso come l’incarnazione suprema della moralità sociale e del bene comune; quello per cui non è l’individuo a fondare lo Stato bensì quest’ultimo a rifondare l’individuo. E che in questo Paese travagliato ci sia bisogno di una siffatta rifondazione fu creduto soprattutto dai Ministri “tecnici” che – nella loro autoreferenziale competenza e saggezza – mostrarono (?) di volere intervenire per perseguire, con i loro editti, l’obiettivo di fondo di punire il peccato, preferibilmente a suon di tasse e di balzelli, perché – come si sa – in Italia il portafogli è molto più sensibile della coscienza. Ed ecco che, per perseguire questa sorta di redenzione forzata, si sarebbe voluto assumere un provvedimento per educare il popolo a sani e corretti comportamenti. Perciò, il Ministro della Sanità (che viene sempre ‘sentito’ quando ci sia una particolare tassa da inserire nell’ordinamento fiscale) si disse preoccupato … per il diffondersi dell’obesità e si pensò di rendere più oneroso il costo delle bibite zuccherate. Oggi qualcuno ha pensato che fosse cosa buona e giusta di ‘occuparsi’ anche delle merendine. Insomma gli allarmi della piccola Greta (per l’ambiente in genere) avrebbero allarmato i nostri ‘elevati’ reggitori nazionali; e, poiché l’aumento dei gas-serra sarebbe dovuto in notevole parte alle emissioni gassose rettali, umane ed animali, stanno meditando che si debba rendere meno disinvolto (sempre con un piccolo prelievo fiscale) il consumo delle bibite frizzanti. Come andrà a finire? Si vedrà!

Claudio de Luca