TERMOLI. I consiglieri de M5S di Termoli hanno lanciato la proposta di inserire nella regolamentazione comunale il cosiddetto baratto amministrativo introdotto dal legislatore nazionale. Di cosa si tratta? L’idea non è nuova. Risale al Governo Monti; poi è stata inserita nel decreto “Sblocca Italia” (2014). La novità ha già preso piede in alcuni Comuni molisani (pochi!) perché far lievitare ancora la pressione fiscale riuscirebbe cosa impopolare e pure perché – un po’ dovunque – si va ingrossando la fascia più debole della popolazione e forti componenti di essa non riescono ad arrivare alla fine del mese. Di qui le decisioni di talune Assemblee civiche di varare regolamenti “ad hoc“. Il tempo fa mutare le parole, ed ecco che gli spazzini d’una volta sono diventati “operatori ecologici” ed i bidelli “personale non docente”. Il “baratto amministrativo” rappresenta un analogo segno dei tempi. La locuzione vuole intendere che, ove un Comune intenda adottare tale strumento, dovrebbe rappresentarlo contabilmente in bilancio (dlgs n. 118/2011) quando impone di dare evidenza anche alle transazioni non monetarie. Ed oggi le imposte comunali possano essere pagate anche in natura, vale a dire con il lavoro dei cittadini debitori
Nella seconda metà del secolo scorso questa pretesa era nota con la denominazione transalpina di “corvée“. Allora, come oggi, si trattava di un’attività lavorativa prestata volontariamente dal cittadino a compensazione di un’obbligazione tributaria. Nella pratica, Tizio si sarebbe impegnato a tenere pulito il verde pubblico in cambio dell’imposta sui rifiuti che avrebbe dovuto sborsare; oppure si sarebbe dedicato alla ritinteggiatura delle scuole comunali ed avrebbe “coperto” il pagamento delle “sanzioni” ricevute. Oggi ciascun Amministratore avrebbe potuto spremere la propria fantasia ed inventare un gran numero di varianti, solo che avesse voluto farlo. Poteva occuparsene per il tràmite dei Regolamenti comunali e disporre in materia fissando modalità e limiti degli interventi proponibili ai cittadini od alle associazioni. Insomma sarebbero ritornate di moda quelle “corvèé” che, fino ad ieri erano state solo l’oggetto di una curiosità erudita riproposta in virtù di modalità originatesi nel Medio evo. A tale proposito, piace ricordare che, almeno sino alla fine degli Anni ’50, quest’abitudine era viva anche in alcuni piccoli centri della 20.a regione. Per esempio, a Macchia Valfortore, il Sindaco dell’epoca Domenico Spadaccino aveva realizzato la rete fognante del Paese utilizzando una metodica simile. Oggi i Regolamenti prevedono limiti che escludono l’ipotesi generalizzata del baratto. In effetti, per ammetterlo a favore di qualcuno, occorre fare riferimento innanzitutto al reddito del proponente, sia pure all’interno di una forbice variabile. Perciò c’è già stato chi ha previsto introiti d’accesso sotto gli 8.500-9.000 euro. Più permissivamente Milano è salita ai 21.000. Previsti anche dei tetti all’ammontare del tributo convertibile con ore di lavoro personale: 1.500 euro nell’ancòra una volta generoso capoluogo lombardo. Qui un’ora di lavoro vale 10 euro contro i 7 di Oristano, i 7,5 di Barzano. Altri Comuni escludono gli anziani dal cedere lavoro. Il loro rendimento lavorativo scemerebbe mentre lieviterebbero i costi da investire, necessariamente, nell’assicurazione contro gli infortuni.
Le attività più ammissibili sono quelle legate alla manutenzione ed all’abbellimento di piazze, di aree verdi o di edifici di interesse pubblico. Nella sostanza le esigenze poste alla base della “nuova corvée” hanno pur sempre un che di concreto ed appaiono collegate per lo più alla presa d’atto dell’impoverimento di una porzione del ceto medio. Attualmente siamo ancora nella fase sperimentale del nuovo strumento, peraltro difficile da applicare da parte di Esecutivi comunali che fruiscono di strutture burocratiche “pigre”. D’altronde, quei pochi Enti che si sono già mossi, l’han fatto in maniera estremamente prudente nell’intesa che – soltanto ove i riscontri dovessero rivelarsi positivi per i Palazzi e per i contribuenti o le associazioni – ne sortirebbero ulteriormente allargate le norme regolamentari.
Claudio de Luca