TERMOLI. Occorre riflettere un po’ sul senso della politica, e bisogna convenire che – nei periodi di elezioni – insorge in tanti un periodo di “misticismo loico”. O almeno chiamiamolo così. A me, per esempio, verrebbe da porre mano ad una riscrittura delle tavole di Mosè di modo che vengano fuori precetti diversi da quelli diffusi sul monte Sinai. Questa “riforma” del decalogo mi viene dettata da uno dei soliti soprassalti di ciò che definisco “pessimismo euforico”.
A cose fatte, prendo spunto (come tutti!) dai risultati delle elezioni per rappresentare quanto si renda necessario procedere in direzione dell’abolizione della verità che costituisce soltanto un intralcio ai rapporti interpersonali, sia in famiglia che fuori; e non concede – a chi se ne fa banditore – alcuna palpabile utilità. Il punto di vista sul numero di voti acquisiti da un candidato? Meglio non farlo, perché la “verità” non esiste. Quindi, meglio non far sapere quale sia la mia, senza pretendere manco di sentire come si atteggi quella degli altri, né in pubblico né in privato né sui giornali né sul posto di lavoro né in tempo di convivi.
Insomma è necessario sapere raccontare soltanto ciò che sia più comodo diffondere. Ho torto? No, se penso alla radicalizzazione delle posizioni assunte da certi elettori nostrani e dai politicanti fattisi interpreti di flussi e riflussi elettorali sulla Stampa, previo lancio di affermazioni apodittiche che portano a sintetizzare i loro pensieri sino alla perdita di ogni significato. Ne deriva che il lettore-elettore non ha valutato più ciò che si stava dicendo, ma piuttosto come quel contenuto sia stato presentato. Colpa anche dei giornalisti che accolgono un comunicato, senza incalzare chi l’ha scritto, o senza correggerlo, ove dica cose che non stanno in piedi; magari creando nemici, identificabili o illusori, al solo scopo di rafforzare lo spirito di gruppo sulle proprie posizioni. Poi mi viene da pensare che non occorra impegnarsi per alcuna idea, per nobile che sia; tanto non ne varrà mai la pena. Se a tradirla non sarai tu, lo faranno gli altri. Perciò, meglio lasciarsi coinvolgere se siano in gioco i tuoi interessi ed il tuo piacere, e non serbare mai una posizione di principio. Non coltivare mai una passione ideale, civile, morale. Perderesti solo tempo, vita e risorse. Se l’onore non esiste, vai dritto al so(l)do, senza mantenere fede alla parola d’onore.
In politica, quando una certa situazione non appare più conveniente (tipo l’alleanza con una lista, con un amico, con un assessore, con un impegno, pure solennemente assunto), occorre tirarsi subito indietro. Bisogna pensare solo a sé stessi, scordando la parola data, per meditare sul futuro, ricostruendolo dal presente. Ritorna indietro, senza esitazioni, e scarica eventuali pesi morti. A parti invertite, sarebbero gli altri a farlo con te. Usa il prossimo tuo più di te stesso perché gli altri devono solo servire. Il rispetto di amicizie e di affetti è robetta d’altri tempi, perché le persone vanno trattate solo per ciò che ti danno e sinché siano in grado di offrirti qualcosa. Le comunità locali non esistono più, sostituite come sarebbero state da veri e propri consorzi di interesse. Qualche fesso c’è ancora; ma, se l’incontri, o è un portatore sano di valori o è uno che esprime idee scomode. Perciò ti converrà fingere di non vederlo, perché porterà rogna. Se lo scansi come un reietto, il potere locale ti sorriderà e tu allontanerai i guai che potrebbero affliggerti.
Queste vedute mi sembrano veramente fuori di ogni grazia di Dio, ma continuo a chiedermi quali comportamenti occorra tenere sul posto di lavoro, soprattutto nei Comuni. Qualunque impegno ti sia stato commesso, qualunque incarico ti sia stato affidato, non pensare mai agli utenti. Se vuoi agire bene, inquadrali quali clienti e rispondi di ciò che fai solo al potente di turno ed a chi può darti (o toglierti) il lavoro che ti è stato affidato. Ogni gesto cortese è dovuto solo ai capi. Perciò, non fare alcunché di ciò che reputi possa rivelarsi utile o giusto al prossimo, alla istituzione che servi ed alla comunità. Non adoperarti per il miglioramento della qualità del servizi ed abbandona i tuoi codici, etici e deontologici che siano. Fa soltanto quello che può servirti per fini di carriera e per far crescere il tuo stipendio. Tanto alla fine chi sta sopra di te, rimuoverà subito dalla sua mente tutto quello che hai saputo fare. Bisogna prendere atto che il mondo politico locale funziona proprio così! E, per comprenderlo, basta girarsi attorno.
Claudio de Luca